venerdì 30 novembre 2012

Il mare di Torre Guaceto a rischio: la denuncia del Wwf


La Regione autorizza lo scarico del depuratore nell’Area Marina Protetta e Oasi WWF. Pronto il ricorso dell’Associazione se dovesse essere attivato il provvedimento

La proposta WWF: usare i 3 milioni di euro assegnati dal CIPE per allungare il percorso della condotta di scarico, mai entrata in funzione, e deviarla lontano dall’Oasi WWF
  
Spiaggia di Torre Guaceto - Foto google.com
Il mare di Torre Guaceto, Area Marina Protetta e storica Oasi WWF in Puglia, potrebbe essere compromesso dagli scarichi del depuratore di Carovigno nel vicino Canal Reale. A deciderlo la Regione Puglia che ha autorizzato l’Acquedotto Pugliese ad effettuare lo scarico (Determinazione Dirigenziale della Regione Puglia, Servizio Tutela delle Acque,  n.163 del 23 novembre), dopo aver ‘scippato’ alla Provincia di Brindisi, con una legge regionale ad hoc (L.R. 18/2012),  la competenza su tale decisione su cui la Provincia non era d’accordo. Una decisione che, oltre a rovinare un ecosistema prezioso e un paesaggio paradisiaco, comprometterebbe uno dei più emblematici esempi di pesca sostenibile, in grado di coniugare il rispetto degli habitat naturali e dell’economia locale grazie al coinvolgimento dei pescatori e delle comunità locali. Per questo il WWF non esiterà a presentare ricorso nei confronti di questo provvedimento e a denunciare il tutto alla Procura della Repubblica per inquinamento del mare, tra l’altro all’interno di aree marine protette, nel caso dovesse partire lo scarico, la cui attivazione è prevista entro il prossimo 20 dicembre.

“La Regione Puglia, con questo atto, mostra l’incapacità di programmare gli interventi di gestione delle acque e di pianificare le opere pubbliche. La Deliberazione CIPE 60/2012 assegna 3 milioni di € di risorse per la realizzazione e la rifunzionalizzazione della condotta già presente e mai entrata in funzione. Perché non si rende più funzionale questa condotta? 
Da mesi il WWF propone di allungarne il percorso, in maniera di far sfociare al largo (fuori dall’Area Marina Protetta e dal SIC Posidonieto) le acque reflue.”


“La proposta complementare è quella di evitare di ‘gettare’ le acque dolci in mare, ma riutilizzarle in agricoltura, specie nel periodo estivo in cui i campi hanno necessità irrigua per gli ortaggi coltivati e penuria di piogge. In questo modo eviteremmo di far accumulare ulteriore liquami in Canale Reale, come già constatato dal Consorzio di Gestione di Torre Guaceto nelle scorse settimane, a seguito di lavori di miglioramento dei chiari d’acqua a scopo naturalistico”.


“È bene precisare, inoltre, che la competenza del parere in questione era in capo alla Provincia di Brindisiche, grazie a disparati interventi del presidente Ferrarese, si era mostrata contraria allo scarico a Torre Guaceto. Con la legge regionale (L.R. 18/2012) la Regione si attribuisce  il compito di autorizzare detti scarichi fognari”.

“Il WWF, associandosi ai pareri negativi già espressi da Ministero dell’Ambiente (di concerto col Consorzio di Gestione), Provincia di Brindisi, ARPA Puglia, Capitaneria di Porto di Brindisi, annuncia che presenterà ricorso a tale decisione atto e auspica che i soggetti preposti alla tutela del territorio facciano lo stesso.

Le affermazioni di attivazione dello scarico entro il 20 dicembre 2012 da parte dell’Assessore Amati che sbandierano un’azione meritevole a favore del territorio, per il WWF suonano come un campanello d’allarme. Se si attiverà lo scarico, il WWF denuncerà il tutto alla Procura della Repubblica per inquinamento del mare, tra l’altro all’interno di aree marine protette”.

Roma, 30 novembre 2012
Ufficio Stampa WWF Italia, Tel.06 84497 265/213; 02 83133233

Stasera la rassegna Parole nel Mondo dedicata a Cesare Colafemmina


È  dedicata a Cesare Colafemmina e spazio anche alla lettura di un inedito della scrittrice ebrea sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti, Elisa Springer, l'edizione 2012 della rassegna di poesia “Parole nel Mondo”.

L’appuntamento è per domani, 30 novembre, dalle 19,00 nella caffetteria Il Principe nel cuore di piazza Moro, il largo più suggestivo della città.

L’evento, che raccoglie poeti vicini e lontani, è organizzato dalla scrittrice Aurelia Iurilli e dalla giornalista cassanese de la Gazzetta del Mezzogiorno, Francesca Marsico e promosso dalla casa editrice Messaggi Edizioni.

Tante le novità: dalla scelta del mese di novembre, differente dal solito periodo designato per tradizione in estate, alla presentazione di un volume che sarà presentato in occasione di “Parole nel mondo”.

La spiegazione della scelta di novembre non è casuale, Francesca Marsico nella lettera-invito ai poeti scrive: «Novembre, sovente è considerato in modo superficiale un mese morto sia sotto l’aspetto religioso sia nella convinzione che in questo periodo si tende ad essere letargici di idee e iniziative culturali. Noi, sfatiamo questo cliché con il nostro spirito fuori dagli schemi».

Per la seconda novità, la pubblicazione di tutte le opere presentate durante la serata, l’organizzatrice scrive: «Una scelta coraggiosa dettata dalla consapevolezza che, negli anni, “Parole nel Mondo” non è solo un momento in cui si assaporano i versi poetici e si dà spazio alle emozioni, ma è anche un appuntamento che ha creato cloni sparsi per la Puglia».

giovedì 29 novembre 2012

“Se questa è cattiva amministrazione, io sono contento di farla”: l’assessore al Bilancio Franco Antelmi ironizza sulle accuse rivoltegli dalle minoranze - Intanto l'assestamento di bilancio passa


L'assessore al Bilancio Franco Antelmi - Foto Archivio Vito Stano
Un rendiconto accurato dell’assessore al Bilancio Franco Antelmi ha dato l’avvio alla discussione sull’assestamento di bilancio, su cui è intervenuto il capogruppo di minoranza Arganese dicendo che “non c’è stata programmazione”, si è affrontata solo l’urgenza. La sindaco ha replicato, anticipando l’assessore Antelmi, criticando la visione proposta, adducendo che la programmazione è difficile a causa dei tagli statali e poi ha aggiunto “bisogna dialogare tra le parti, non amministriamo più l’orticello”, tendendo in modo conciliante, come le è proprio, una mano alle minoranze.

Il capogruppo di Nid Teodoro Santorsola ha chiesto più volte la situazione relativa all’evasione ed elusione fiscale: la dirigente di settore, dottoressa Liguilli, ha confermato le parole dell’assessore al ramo, dichiarando che sono partiti gli avvisi di accertamento (un numero elevatissimo, alcune centinaia) già a settembre; non si conosce ne la quantità esatta ne l’importo approssimativo.

Ma i fuochi d’artificio, come sempre, sono partiti dai banchi dell’opposizione e il fuochista Santorsola ha bombardato i padiglioni auricolari degli astanti analizzando nel dettaglio le voci di bilancio interessate dell’assestamento: ufficio tecnico privato di risorse economiche, seppur il dirigente di settore pare si lamenti di essere già oberato; maggiori costi per la pubblica illuminazione; il costo del conferimento in discarica dei rifiuti è aumentato del 98%, passando da 46mila euro a 91mila euro. La gestione dei rifiuti ha effettivamente subito un calo, seppur non significativo rispetto al passato, in questi anni nella raccolta differenziata, arrivata al 4,6% (ultimo dato di agosto 2012).

Santorsola accetta la mano tesa della prima cittadina e tende a sua volta la mano dichiarando di votare a favore il provvedimento sull'estinzione di un mutuo 92mila euro, "l'avremmo fatto anche noi" chiosa il già vice sindaco.

29.11.2012
Vito Stano

Minoranze all'attacco su trasparenza degli atti, rifiuti, verde pubblico e tasse


Sindaco di Cassano delle Murge Maria Pia Di Medio e presidente del Consiglio 
comunale Ignazio Zullo - Foto Archivio Vito Stano
Numerose interpellanze e interrogazioni hanno impegnato il consiglio comunale, tante le richieste delle opposizioni: la situazione in via Chimienti resta irrisolta, a causa della volontà dell’Acquedotto pugliese di non provvedere ai lavori di ripristino delle basole di pietra; aspre le critiche del consigliere Teodoro Santorsola di NuovaIdeaDomani. Su questo la sindaco Maria Pia Di Medio ha dichiarato la volontà dell’ente di procedere ai lavori necessari per avvalersi successivamente sull’Aqp. La completezza dei documenti per i consiglieri è stata nuovamente tirata in ballo da una nota scritta dall’ingegnere comunale Domenico Petruzzelli (riferita al provvedimento relativo alla Protezione idraulica dell’abitato votato dalla maggioranza con astensione dell’assessore Angelo Giustino e l’abbandono dell’aula da parte delle minoranze) e letta dal presidente del Consiglio comunale Ignazio Zullo; su questa vicenda Zullo ha proposto un consiglio monotematico.

Rifiuti e tempistica: l’assessore alla Tutela dell’Ambiente Carmelo Briano, interrogato sulla questione, ha dichiarato che entro la prima settimana di dicembre sarà firmato il contratto con l’Ati Tradeco-Murgia Servizi Ecologici, ma il servizio nella sua globalità partirà per step e per zone del paese. La consigliera Domenica Busto ha denunciato la situazione del verde pubblico cittadino che risulta a suo avviso palesemente abbandonato a causa della mancanza totale di programmazione. Il capogruppo di ViviCassano-Pd Quirico Arganese ha invece interrogato l’assessore al Bilancio Franco Antelmi sulle aliquote Imu, per applicare le quali occorre fare tempestivamente un monitoraggio delle abitazioni, al fine di non far trovare l’ente impreparato quando arriveranno le cartelle di riscossione. Ancora Arganese ha chiesto numi sulla nuova tariffa dei rifiuti solidi urbani (Tares) conferiti: il consigliere del Pd ha sollecitato la maggioranza a non perdere tempo sulla redazione di un regolamento comunale, perché la legge nazionale è già chiara.

29.11.2012
Vito Stano

“Benedetto vive i morti siete voi!”: il corteo antifascista nel 35esimo anniversario dell’assassinio di Benedetto Petrone


Un momento della manifestazione antifascista - Foto Santina Santorsola
Il 28 novembre è sempre stata una data sentita dal popolo barese, soprattutto dagli antifascisti e dagli abitanti di Bari Vecchia. È l’anniversario della brutale morte che trentacinque anni fa colpì il compagno Benedetto Petrone, giovane attivista antifascista, morto dissanguato in piazza Prefettura, a causa di una pugnalata inferta da un militante del Movimento Sociale Italiano. Benedetto era nato e vissuto a Bari Vecchia, ben voluto da tutti, negli anni Settanta aveva intrapreso una lotta contro la costruzione dell’attuale Cep che avrebbe portato allo spopolamento del borgo vecchio trasportando, come oggetti, il ceto popolare dal centro alla periferia della città, come ricordava ieri un compagno dell’Anpi.

Anche quest’anno è stato organizzato un corteo per ricordare il compagno Benny ma, rispetto agli anni passati, è stato un corteo molto più sentito e partecipato. Erano presenti non solo le forze antifasciste baresi ma sono arrivati compagni e compagne da tutta la Puglia. Il tema della manifestazione è stato sicuramente quello della memoria ma il corteo si apriva con uno striscione che incitava alla liberazione del compagno Lorenzo, costretto agli arresti domiciliari dal 3 novembre scorso, con l’accusa di rissa aggravata. Infatti, il primo fine settimana di novembre, la violenza fascista ha colpito alcuni compagni che sono stati individuati all’interno di un locale in piazza Mercantile da quella che può essere definita una vera e propria squadraccia fascista. I sette fascisti, appartenenti all’area degli Apulia Skinhead, sono entrati nel locale verso le tre del mattino, armati di cinte e mazze, hanno iniziato a picchiare i compagni che si son dovuti difendere, una ragazza di 23 anni è stata raggiunta da una cinghiata in pieno viso, quindici punti di sutura. Questo avvenimento ha fatto sì che il giorno del 28 novembre fosse sentito da tutti come un giorno di unione tra tutte le forze antifasciste pugliesi per rispondere ad una violenza brutale e ingiustificata, la stessa che il 28 novembre 1977 colpì Benedetto.

Il corteo si è raccolto in piazza Umberto I, ha inondato le strade di Bari ed è entrato nelle piccole vie del borgo antico catturando le attenzioni degli abitanti che hanno osservato stupiti il lungo serpente che sfilava. La rabbia per una violenza ingiustificata, 35 anni fa come ora, ha spinto i manifestanti a continuare il corteo anche sotto una fitta pioggia. La manifestazione è terminata verso le 20,30, a seguito di numerosi interventi, tra cui la lettura di un commovente scritto di Lorenzo.

Oggi come ieri la violenza fascista non deve passare. Benedetto come Carlo, Stefano, Dux e tutti gli altri morti vittime di una violenza fascista vivono nelle nostre lotte. No pasaran!

29.11.2012
Santina Santorsola

"Si registra a livello globale un aumento della produzione e della commercializzazione dell'eternit": Bruno Pesce porta l'esperienza di Casale Monferrato a Bari

Bruno Pesce (Afeva, Casale Monferrato) è intervenuto al convegno "Inquinamento da amianto... una battaglia da vincere" a Bari e ha raccontato la sua esperienza di lotta, assieme a Nicola Pondrano. Pesce ha precisato la dura lotta che iniziò in fabbrica per poi contagiare anche coloro che in fabbrica non lavoravano. Oggi però, che in Italia e in molti paesi europei l'eternit è vietato, si registra a livello globale un aumento della produzione e della commercializzazione, specialmente in paesi molti popolosi, come India, Cina, Russia e Brasile. Contestualmente in Canada si sta aprendo una nuova miniera di amianto. Bruno Pesce ha ribadito l'essenzialità della lotta sindacale nella lunga battaglia per bandire l'eternit e ottenere il riconoscimento di coloro che avevano subito l'esposizione. E su questo punto si è chiesto, come può essere possibile una battaglia di questo genere in paesi in cui non sono riconosciute le libertà individuali e collettive così come in Europa?


Nicola Pondrano, presidente del Fondo Vittime Amianto, intervenuto al convegno a Bari ha ribadito le necessità di estendere anche a coloro che hanno contratto il mesotelioma o malattie asbesto correlate i benefit riconosciuti ad oggi soltanto a coloro i quali hanno potuto dimostrare la stretta correlazione tra esposizione all'amianto e nascita della malattia, così come la legge prevede in Francia; dove peraltro a contribuire economicamente per una parte sono obbligati anche i privati e non solo le casse pubbliche.


di Vito Stano

mercoledì 28 novembre 2012

Sotto la suola dello Stivale - A Bologna la seconda edizione dell'evento dedicato alla Puglia enologica e letteraria


Riparte l’evento Sotto la suola dello stivale – Tutto il noir che della Puglia non avete mai visto. La rassegna prevede la presentazione di romanzi noir ambientati in Puglia e la lettura degli stessi da parte degli autori; le serate saranno intervallate da degustazioni di vino primitivo e negroamaro, tipici vitigni pugliesi.

Il progetto è ideato dall’associazione culturale Dry art di Bologna, in collaborazione con il blog letterario noir italiano e la libreria Trame di Bologna; ci saranno gli autori dei tre romanzi presenti alle tre serate per leggere e condividere emozioni tutte pugliesi accompagnate da vini rossi di qualità.

L’autore del romanzo che sarà presentato durante la prima serata (4 dicembre) sarà Cosimo Argentina, tarantino trapiantato in Brianza, con il suo romanzo Maschio adulto solitario, che racconta la storia di un ragazzo in una Taranto che lo stringe alla gola fino ad un drammatico epilogo. La serata dell’11 dicembre vedrà Giuseppe Merico con il Il guardiano dei morti: il salentino racconta di una Puglia malata e morbosa, fatta di omicidi che faticano a essere risolti, di bambini fuori dal normale, sessualità deviate e cimiteri profanati.

L'ultima delle tre serate, 18 dicembre, proporrà una particolare lettura di Osvaldo Capraro, Né padri né figli, tra noir e formazione: clan, agguati, omicidi e un ragazzo, un sedicenne che sognava di diventare un campione di calcio si ritroverà invece nel bel mezzo della propria iniziazione criminale.

Una manifestazione organizzata con cura e passione per promuovere la cultura letteraria ed enologica pugliese. Gli appuntamenti della rassegna si svolgeranno dalle 19,30 presso il Vinificio Brundisium in via Fratelli Rosselli 10/A a Bologna.     

28.11.2012
Giulio Stano

Tromba d'aria a Taranto. Cade una gru in mare: un operaio disperso

Oggi all'ora di pranzo, mentre il ministro dell'Ambiente Corrado Clini relazionava alla Camera dei Deputati sulla situazione dell'inquinamento a Taranto (in diretta su RaiNews24), il maltempo si è abbattuto sulla città jonica. Una tromba d'aria ha spazzato via una gru e un operaio risulta disperso. Si contano intanto una ventina di feriti.
Su youtube.com è già possibile trovare diversi, tra cui questo girato presumibilmente dal balcone di una abitazione.

http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=172036

"Quante altre tecnologie utilizziamo in modo massivo senza conoscerne a fondo la natura, come fu con l'eternit?": il sindaco Emiliano interviene al convegno sul Mesotelioma pleurico

Il sindaco di Bari Michele Emiliano è intervenuto al convegno "Mesotelioma pleurico... una battaglia da vincere" e ha posto un interrogativo molto importante: "Quante altre tecnologie utilizziamo in modo massivo senza conoscerne a fondo la natura, così come venne utilizzato l'eternit, che sembrò la panacea di tutti i mali?".

Il mesotelioma "non è una malattia che ci ha mandato il destino, quindi abbiamo una responsabilità in più e anche qui le analogie con l'Ilva sono enormi". Così il sindaco di Bari Michele Emiliano al convegno sul mesotelioma, che ha continuato dicendo "abbiamo dato vita a una serie di lavorazioni industriali, che sapevamo essere pesantissime, alcune di queste avevano carattere statale, e adesso ci  stiamo accorgendo che abbiamo combinato dei guai senza misura rovinando la vita di centinaia o migliaia di persone".
"Bari - ha affermato Emiliano - è in una situazione drammatica, con riferimento al mesotelioma, una delle più drammatiche d'Italia". E di nuovo su Taranto, "certo non abbiamo i dati di Taranto, perché li ci sono altri tipi di tumori connessi alle diossine". 
Il sindaco di Bari s'interroga poi sulla eventuale dannosità dei telefoni cellulari e delle antenne che ne ripetono il segnale, chiedendosi se i limiti dello smog elettromagnetico siano effettivamente giusti per la salute o, facendo presumibilmente riferimento a Taranto, "non è che  è come il livello massimo delle diossine?". Cioè non è che tra qualche anno scopriamo che l'uso dei telefoni cellulari è dannoso per la salute? 

Chissà, al momento sappiamo di un caso riconosciuto dalla Magistratura di un uomo, al quale, s'ipotizza che a causa di un utilizzo continuato per molte ore al giorno e per circa dieci anni, sia venuto un neurinoma, cioè un tumore benigno al cervello. 
Difatti negli ultimi anni i tumori al cervello sono aumentati di ben tre volte e l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto la possibile cangerogenicità dell'uso del cellulare. A questo proposito circola in rete una petizione per far in modo che i gestori telefonici informino gli utenti sui possibili rischi per salute; in effetti si legge "basterebbe poco per ridurre i possibili rischi sulla salute derivanti dai cellulari. È sufficiente applicare il principio di precauzione e informare i cittadini.
Innocente Marcolini, questo il nome del promotore della petizione, è affetto da un neurinoma (un tumore benigno) sviluppatosi sul trigemino sinistro del volto. Recentemente si è parlato del suo caso per essere il primo al mondo per il quale la Magistratura ha definitivamente riconosciuto che la causa del tumore risiede molto probabilmente nell’uso del cellulare e del cordless, due apparecchi che ha Marcolini ha utilizzato per parecchie ore al giorno in 12 anni di lavoro. 

Ritornando all'intervento del sindaco Emiliano, c'è da segnalare il commento relativo alle dichiarazioni espresse durante la mattinata (del 27 novembre) dal ministro dell'Ambiente Corrado Clini, "(...) io lo capisco anche,  quando un uomo non sa che pesci prendere e completamente in balia della situazione, perché di questo si tratta, può capitare di dire delle cose completamente inesatte dal punto di vista giuridico, politico e del rapporto tra la proprietà della fabbrica (Ilva, ndr) e il quartiere (Tamburi, ndr), ammesso poi che questo ragionamento abbia un senso, perché non credo che i tumori a Taranto siano circoscritti al rione Tamburi, come non credo che il mesotelioma pleurico a Bari fosse facile da circoscriver per quartieri". 

di Vito Stano

martedì 27 novembre 2012

"L'amianto è solo uno dei fattori di inquinamento ambientale, oggi il tema dominante è quello di Taranto e dell'esposizione alle sostanze": l'assessore regionale alla Sanità Ettore Attollini interviene al convegno sul mesotelioma. L'oncologo Francesco Schittulli parla di prevenzione e critica la gestione della sanità pugliese

La sessione mattutina del convegno sul tema del mesotelioma pleurico e malattie asbesto correlate è stata arricchita dagli interventi dell'assessore regionale alla Sanità Ettore Attollini e dal presidente della Provincia di Bari, in veste di oncologo, Francesco Schittulli.

L'assessore Attollini ha detto che la regione Puglia "è in una fase di controllo e di monitoraggio maggiore (...), oggi siamo in grado di seguire i pazienti. Ma il tema più generale è quello della tutela della salute individuale e collettiva rispetto a all'inquinamento ambientale; l'amianto è solo uno dei fattori di inquinamento ambientale (...), oggi il tema dominante è quello di Taranto  e dell'esposizione alle sostanze (inquinanti, ndr). Come governo regionale, abbiamo cercato di impostare un approccio completamente diverso, non partendo solo dal controllo delle esposizioni e quindi del controllo dell'immissione nell'ambiente delle sostanze nocive, ma partendo dalla valutazione dei danni sanitari nelle popolazioni e partire da quel dato si procede ad una riduzione  continua e progressiva delle esposizioni".
Francesco Schittulli, oncologo e presidente della provincia di Bari, al tavolo dei relatori ha criticato la gestione della sanità pugliese, nella quale è impiegato l'87% del bilancio regionale a fronte di risultati non certo eccellenti, facendo un parallelo con la regione Friuli-Venezia Giulia, dove vengono impiegate risorse pari al 53% del bilancio regionale a fronte di un sistema sanitario eccellente. Il presidente Schittulli ha poi detto che sarebbe necessario effettuare un intervento preventivo su larga scala, nel concreto una Tac annualmente a tutti i soggetti che sono stati esposti all'amianto e a tutti coloro che vivono in territori inquinati.

di Vito Stano

Anniversario dell'assassinio politico di Benedetto Petrone - Luciano Canfora parla a Bari di fascismo dopo il fascismo


Comunicato stampa
Rifondazione Comunista insieme a tutti gli antifascisti in piazza il 28 novembre


Il 28 Novembre di 35 anni fa il giovane comunista Benedetto Petrone veniva ucciso a colpi di coltello e cacciavite da un gruppo di fascisti a Bari. L'orrore della violenza e dell'intolleranza fascista ne hanno sopraffatto il corpo, ma l'impegno e la militanza di Benedetto appartengono al patrimonio storico dell'antifascismo barese. Il giovane, il militante, il sognatore, il comunista Benedetto è vivo nell'azione quotidiana degli attuali militanti e, la Federazione di Bari di Rifondazione Comunista rende omaggio alla memoria di Benedetto partecipando attivamente  alle iniziative sul territorio che lo ricorderanno.

Alle 11,00 saremo con il Comitato '28 Novembre' e A.N.P.I dinanzi alla targa stradale 'Via Benedetto Petrone' di Bari e subito dopo nei pressi della lapide commemorativa in piazza Libertà. Rifondazione Comunista sarà presente alla conferenza dibattito 'Fascismo dopo il fascismo' con il professor Luciano Canfora alle ore 18,00 presso il Centro polifunzionale studentesco dell'Università degli Studi di Bari e a seguire prenderà parte alla manifestazione che si terrà dalle ore 19,00 contro vecchie e nuove forme di violenza e intolleranza fascista.

È un giorno di commemorazione, di riflessione, di confronto a cui Rifondazione vuole contribuire attraverso la convinzione che il razzismo, l'omofobia, l'intolleranza verso le variegate forme di diversità si combattano con una severa critica a qualunque forma di revisionismo storico che tenda ad attribuire ai fascismi del passato qualunque forma di valore, ma anche, se non soprattutto, opponendo nel nostro tempo all'orrore dell'odio la cultura del rispetto, dell'apertura, della solidarietà.

La memoria storica deve nutrirsi di pratica quotidiana, ora più che mai. L'antifascismo oggi non può essere esercitato unicamente mediante il pur necessario esercizio di analisi storica, ma deve diventare processo culturale aperto e partecipato, aprirsi ai giovani per tutelare le nuove generazioni dai fascismi di ritorno, che si esprimono nelle forme d'intolleranza sempre più crescenti in Europa.

Il coinvolgimento, le forme partecipate di discussione e azione nei partiti, nell'associazionismo, nelle strutture organizzate, rimangono decisivi per una reale azione antifascista. Ai manganelli opponiamo la voglia di restituire ai nuovi Benedetto Petrone spazi e strumenti per partecipare, intervenire, modificare la realtà che li opprime e rende le nuove generazioni prive di futuro. Alla violenza fascista che ha spento l'esistenza di un sognatore, noi vogliamo opporre la capacità di restituire ai giovani la fiducia e le armi per migliorare questo mondo.

Sabino De Razza
segretario provinciale
Rifondazione Comunista

lunedì 26 novembre 2012

Il mesotelioma pleurico è una malattia dalla quale non può guarire, ma è una malattia che si può curare - Convegno domani a Bari


Comunicato Stampa
 Il peso di queste due affermazioni, sino a qualche anno fa, era sicuramente favorevole alla prima poiché la prognosi, infausta, era molto breve e non superava i nove mesi. Oggi le cose sono un po’ cambiate e la patologia si affronta con uno spirito diverso. Le terapie e la qualità degli interventi chirurgici, se pur demolitivi, potrebbero di offrire anni di sopravvivenza con una discreta qualità della vita.

Oggi, quindi, possiamo affermare che il mesotelioma si può curare? E’ la domanda principale a cui dovranno rispondere i partecipanti alla sessione mattutina del convegno, per cui sono previsti anche crediti formativi per gli studenti universitari, che, nell’ambito dell’evento Eternit(à), si svolgerà martedì 27 Novembre presso l’ex palazzo delle poste in Piazza Cesare Battisti a Bari a partire dalle ore 10,00.

In particolare il dott. Bovolato degli Spedali civili di Brescia e il dott. Sardelli chirurgo toracico dell’ospedale San Paolo di Bari, due professionisti, di fama internazionale, che dialogheranno per dare risposte concreta ai tanti malati di mesotelioma pleurico sempre più numerosi nella nostra città. E accanto a loro due esperti oncologi come il prof. Schittulli ed il dott. Palmiotti o il prof.  Mutti del Gruppo Italiano Mesotelioma. Ed ancora i “tecnici” del settore sanitario ed ambientale, dall’assessore alla sanità della Regione Puglia, dott. Attolini, al direttore della Asl di Bari, dott. Colasanto, ed al direttore Generale di Arpa Puglia, prof. Assennato, sino alla prof.ssa Musti responsabile del registro regionale dei mesoteliomi. Quindi un gruppo di professionisti che sicuramente saprà offrire un quadro completo delle migliori forme di lotta che il mondo scientifico può mettere in campo per sconfiggere il mesotelioma o almeno alleviarne la violenza.

Allo stesso modo nella sessione pomeridiana, a partire dalle ore 16,00 si approfondiranno gli aspetti più strettamente legati all’inquinamento ambientale d’amianto e di come si affronta e cosa si sta facendo per estirparlo definitivamente dalla nostra quotidianità.

Fondamentale sarà l’apporto delle esperienze maturate in altre città, prima fra tutte Casale Monferrato, in cui l’associazione dei familiari delle vittime dell’Eternit ha fatto la storia con la battaglia dei suoi cittadini riuscendo a sconfiggere, facendoli condannare, i responsabili dell’Eternit in un processo straordinario che ha attirato l’interesse del mondo intero. Bruno Pesce e Nicola Pondrano ci racconteranno la loro esperienza e la confronteremo con i protagonisti baresi della stessa lotta e con i rappresentanti di altre realtà pugliesi.

Una giornata di lavoro intenso, ma che, al termine, ci auguriamo possa farci guardare al futuro con maggiore consapevolezza e con una fiducia ritrovata che l’amianto ed i suoi mali si possono sconfiggere.

Comitato Cittadino Fibronit
SIGEA Sezione Puglia
Associazione Familiari Vittime Amianto Bari
La Fabbrica degli Artisti

Un concorso in rete per il nuovo calendario del parco


Foto Parcoaltamurgia.gov.it
Tredici specie della fauna selvatica del Parco Nazionale dell'Alta Murgia; tredici simboli della straordinaria biodiversità dell'area protetta: dal falco grillaio alla volpe, dal lupo alla cicala. Saranno loro i protagonisti del calendario duemilatredici del Parco ripresi in altrettanti scatti realizzati dal fotografo Giorgio Muscetta e selezionati da una giuria costituita dagli esperti del Parco e dal fotografo Vincenzo 'Monzino' Marroccoli.

Per promuovere il calendario, richiestissimo dai collezionisti fin dalla sua prima edizione, è stata lanciata una singolare iniziativa sulla rete: fino a lunedi 26 novembre è stato possibile visionare le tredici immagini scelte sul profilo Facebook del Parco www.facebook.com/altamurgiaofficial ed eleggere la foto che sarà utilizzata come copertina. Il sondaggio ha suscitato un record di contatti per il profilo dell’Ente, coinvolgendo complessivamente oltre 6.500 utenti e determinando un incremento della portata del profilo del 956% rispetto alle settimane precedenti.

La fotografia che ha totalizzato il maggior numero di “mi piace” è quella che immortala una talpa (Talpa europaea) e sarà l’immagine-simbolo per il 2013. Secondo classificato il ramarro (Lacerta viridis), terzo classificato il falco pellegrino (Falco peregrinus).

Il concorso non prevedeva premi in palio ma ha offerto a tutti gli utenti della rete l'occasione di ammirare – in anteprima rispetto alla stampa del calendario - alcune delle specie più straordinarie presenti nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia e di eleggere la propria preferita.

(fonte Parcoaltamurgia.gov.it)

Masserie e prodotti tipici la cornice per una giornata speciale: anche Cassano delle Murge dice No alla violenza sulle donne



"È fondamentale meditare su questo problema", con questa frase la sindaco di Cassano delle Murge Maria Pia Di Medio ha aperto la serata di ieri sera presso la sala conferenze del palazzo Miani-Perotti sede della civica biblioteca e della neonata pinacoteca. Cinque ragazze delle classi quarte del liceo Leonardo-Platone di Cassano delle Murge, accompagnate dalla professoressa Cavalli, hanno realizzato una performance narrativo-teatrale sul tema della violenza sulle donne. Violenza, silenzio, sporcizia, paura, istinto, provocazione alcune delle parole che sono echeggiate sotto la volta di pietre che è stata anche a cornice ideale per la presentazione di un romanzo, "La masseria delle cinquanta lune" di Piero Fabris. I ricordi d'infanzia in chiave vendoliana dell'assessore alla Cultura di Cassano delle Murge Pierpaola Sapienza hanno introdotto gli interventi dell'agronomo Vitangelo Magnifico e dell'autore. Ha presenziato al tavolo dei relatori, coordinati egregiamente dalla giornalista di Antenna Sud Annamaria Minunno, anche l'eurodeputato Sergio Silvestris, in forza Pdl originario di Bisceglie, componente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo. 

La Sindaco, fatto il saluto istituzionale, ha lasciato i presenti alle appassionate parole dell'assessore Sapienza e ha inaugurato il farmers market, ovvero il mercato dei produttori agricoli locali, nelle vicinanze di una piazza Aldo Moro che non conosce serate di silenzio, grazie alle tante sagre che animano la cittadina votata tradizionalmente all'agricoltura e idealmente al turismo. 

Piazza Aldo Moro gennaio 2011 - Foto Archivio Vito Stano
L'idea del mercato dei produttori agricoli è una idea interessante, che ha riscosso visibilmente successo, considerando quante persone hanno fatto acquisti. Del resto era evidente anche la convenienza economica, oltre che la genuinità dei prodotti della terra: i prezzi erano più bassi di quelli praticati dai banchi frutta e verdura nei supermercati, invece erano assimilabili a quelli praticati dai venditori ambulanti del mercato. Dunque la premessa sembra buona, ora staremo a vedere quanto e come l'appuntamento sarà apprezzato dalla cittadinanza e soprattutto come reagiranno i commercianti, che sicuramente accuseranno il colpo, a fronte di un vantaggio, garantito dai numeri e dall'esperienza indiretta di altri farmers market, per i clienti e soprattutto e finalmente per coloro che verdura e frutta li producono con il lavoro nei campi. 

Volge dunque al termine il mese di novembre in una Cassano delle  Murge che pare non volersi arrendere all'autunno, ormai in pesante ritardo, e al meritato letargo invernale. Con Girolio d'italia, la manifestazione che sponsorizza le qualità locali di pane e di olio d'oliva che ha movimentato ieri sera la piazza principale e alcune parti del centro storico, si chiude (forse) il ciclo di sagre, che hanno caratterizzato l'estate e ancor più l'autunno richiamando persone dai paesi limitrofi e dal caldo e caotico capoluogo regionale.

26.11.2012
Vito Stano  

domenica 25 novembre 2012

Decisa la tregua tra Israele e l'Autorità Palestinese - Cadono teste in casa nostra: Piergiorgio Odifreddi censurato da Repubblica.it lascia


La tregua tra Israele e Gaza, frutto della mediazione separata svolta dal presidente egiziano Mohammed Morsi, coadiuvato dal segretario di stato americano Hillary Clinton, ha bloccato i missili ma non le parole. In casa nostra, in Italia, il conflitto israelo-palestinese ha fatto qualche vittima, non fisicamente s'intende: Piergiorgio Odifreddi, matematico di fama internazionale e  scrittore aveva scritto su Repubblica.it parole dure sul conflitto in Medio Oriente accusando lo Stato ebraico di "logica nazista", ma il suo intervento è scomparso dopo 24 ore.

La rimozione del suo intervento dal sito di Repubblica.it ha sorpreso lo stesso Piergiorgio Odifreddi; riportiamo di seguito parte del suo intervento nel suo post di commiato. 

V.S.

Piergiorgio Odifreddi - Foto google.com
Cancellare un post non è, di per sè, un grande problema: soprattutto nell'era dell'informatica, quando tutto ciò che si mette in rete viene clonato e continua comunque a esistere e circolare. Non è neppure un grande problema il fatto che una parte della comunità ebraica italiana non condivida le opinioni su Israele espresse non soltanto da José Saramago e Noam Chomsky, al cui insegnamento immodestamente mi ispiro, ma anche e soprattutto dai molti cittadini israeliani democratici che non approvano la politica del loro governo, ai quali vanno la mia ammirazione e la mia solidarietà. 


Il problema, piccolo e puramente individuale, è che se continuassi a tenere il blog, d'ora in poi dovrei ogni volta domandarmi se ciò che penso, e dunque scrivo, può non essere gradito a coloro che lo leggono: qualunque lingua, viva o morta, essi usino per protestare. Dovrei, cioè, diventare "passivamente responsabile", per evitare di non procurare guai. Ma poiché per natura io mi sento "attivamente irresponsabile", nel senso in cui Richard Feynman dichiarava di sentirsi in Il piacere di trovare le cose, preferisco fermarmi qui. 

Tenere questo blog è stata una bella esperienza, di pensiero e di vita, e ringrazio non solo coloro che l'hanno ospitato e difeso, ma anche e soprattutto coloro che vi hanno partecipato. La vita, con o senza senso, continua. Ma ci sono momenti in cui, candidamente, bisogna ritirarsi a coltivare il proprio giardino.


Di seguito il post di Odifreddi censurato: 


Dieci volte peggio dei nazisti 

Uno dei crimini più efferati dell'occupazione nazista in Italia fu la strage delle Fosse Ardeatine. Il 24 maggio 1944 i tedeschi "giustiziarono", secondo il loro rudimentale concetto di giustizia, 335 italiani in rappresaglia per l'attentato di via Rasella compiuto dalla resistenza partigiana il 23 maggio, nel quale avevano perso la vita 32 militari delle truppe di occupazione. A istituire la versione moderna della "legge del taglione", che sostituiva la proporzione uno a uno del motto "occhio per occhio, dente per dente" con una proporzione di dieci a uno, fu Hitler in persona. 

Il feldmaresciallo Albert Kesselring trasmise l'ordine a Herbert Kappler, l'ufficiale delle SS che si era già messo in luce l'anno prima, nell'ottobre del 1943, con il rastrellamento del ghetto di Roma. E quest'ultimo lo eseguì con un eccesso di zelo, aggiungendo di sua sponte 15 vittime al numero di 320 stabilito dal Fuehrer. 

Dopo la guerra Kesselring fu condannato a morte per l'eccidio, ma la pena fu commutata in ergastolo e scontata fino al 1952, quando il detenuto fu scarcerato per "motivi di salute" (tra virgolette, perché sopravvisse altri otto anni). Anche Kappler e il suo aiutante Erich Priebke furono condannati all'ergastolo. Il primo riuscì a evadere nel 1977, e morì pochi mesi dopo in Germania. Il secondo, catturato ed estradato solo nel 1995 in Argentina, è tuttora detenuto in semilibertà a Roma, nonostante sia ormai quasi centenario. 

In questi giorni si sta compiendo in Israele l'ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli "atti terroristici" della resistenza palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyahu sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe. 

Il che d'altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per punire l'Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver chiesto alle Nazioni Unite di esservi ammessa come membro osservatore! Cosa succederà durante l'invasione, è facilmente prevedibile. Durante l'operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, infatti, compiuta con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400 palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi di Hamas. Un rapporto di circa 241 cento a uno, dunque: dieci volte superiore a quello della strage delle Fosse Ardeatine. Naturalmente, l'eccidio di quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e dall'esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi. 

Ma a far condannare all'ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke ne è bastato uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale internazionale per processare e condannare anche Netanyahu e i suoi generali? 

Piergiorgio Odifreddi 

sabato 24 novembre 2012

"È stato un lavoro duro, che ha comportato una grande soddisfazione dal punto di vista umano": parla Andrea Prandstraller, regista di Polvere, documentario sul processo all'amianto

Il 27 novembre prossimo è una giornata importante: presso l'ex Palazzo delle Poste di Bari, si svolgerà un convegno diviso due sessioni, mattutina e pomeridiana: i temi, al centro del dibattito, saranno quelli del "Mesotelelioma pleurico... una battaglia da vincere" e "Inquinamento da amianto... una battaglia da vincere". 

Il convegno di carattere medico scientifico offrirà la possibilità di ascoltare le esperienze, tra gli altri, di Bruno Pesce e Nicola Pondrano. Rispettivamente coordinatore dell'Associazione Famigliari Vittime Amianto di Casale Monferrato (Alessandria) e Nicola Pondrano presidente del Fondo Vittime Amianto.

Trailer del documentario.

Di seguito pubblichiamo l'intervista a Andrea Prandstraller, uno dei due registi del documentario "Polvere - Il grande processo dell'Amianto", già pubblicata su www.vglobale.it.

Sguardi tristi e arrabbiati ma pieni di voglia di giustizia costituiscono il panorama umano contenuto in "Polvere - Il grande processo dell'amianto", documentario di Andrea Prandstraller e Nicolò Bruna. L'epicentro del lavoro è Casale Monferrato e il processo celebrato presso il Tribunale di Torino giunto alla sentenza di primo grado il 13 febbraio 2012. In occasione di Eternit(à), evento organizzato a Bari dal Comitato Fibronit Cittadino e dall’Associazione Famigliari Vittime Amianto, abbiamo incontrato uno dei due registi.

A cura di Vito Stano

Questo documentario ha raccontato un processo che è stato un spartiacque, cosa ha comportato per lei realizzare questo lavoro?
È stato un lavoro molto lungo ci abbiamo messo (assieme all’altro regista Nicolò Bruna, ndr) circa quattro anni e mezzo da quando abbiamo preso i primi contatti con il comitato vittime di Casale Monferrato; un anno di riprese e cinque mesi di montaggio. Insomma è stato un lavoro duro che ha comportato una grande soddisfazione dal punto di vista umano, perché quando si entra in contatto con persone che hanno una straordinaria dignità nel vivere il proprio dolore e l’ingiustizia che hanno subito per un documentarista diciamo che è la ricompensa più grande che si possa avere.

Come è stato accolto questo documentario nel mondo cinematografico?
Questo documentario, che è stato prodotto da tre televisioni europee che sono la televisione belga di lingua francese la Rtbf, la Tsi che è la televisione svizzera di lingua italiana e Artè che è la televisione culturale franco-tedesca, non ha trovato nessuno sbocco televisivo in Italia, nel senso che nessuna rete pubblica o privata l’ha voluto acquistare e mandare in onda. “Polvere” ha partecipato ha moltissimi festival di documentari all’estero vincendone parecchi, da Rio de Janeiro a Bagdad; abbiamo fatto proiezioni negli Stati Uniti d’America, in Irlanda, in Francia e in purtroppo in Italia non siamo riusciti a farlo arrivare al grande pubblico.

Questo denota la chiusura di un certo sistema italiano?
Sì, secondo me denota una scandalosa chiusura, non perché sia il mio film, e oltre alla chiusura di tipo culturale, cioè la convinzione che alla gente non interessi niente di queste cose, c’è anche una cecità di economico secondo me, nel senso che quando il 3 febbraio 2012 c’è stata la sentenza Eternit (sentenza di primo grado emessa dal tribunale di Torino, ndr) tutti i grandi giornali italiani hanno titolato in prima pagina “Sentenza eternit" o "Sentenza storica”; quindi presumo che se la Rai l’avesse acquistato e l’avesse mandato in onda anche alle undici di sera mezzo milione di telespettatori lo tirava su lo stesso.

Se paradossalmente la Rai lo avesse per denaro…
Paradossalmente se l’avesse fatto semplicemente per denaro secondo me sarebbe stato un buon investimento, che tra l’altro costava poco. Ma non fanno neanche quello, sono totalmente avulsi dalla realtà, sono autocensurati. Non conoscono la realtà del Paese se non quella filtrata attraverso i loro occhi distorti, per cui bisogna proporre solo programmi di intrattenimento più o meno idioti . È una cosa sconfortante.      


24.11.2012
Vito Stano

Comitato pugliese: "rischio privatizzazione dell'Aqp"


I cittadini continuano a pagare il profitto sulle tariffe e l’Acquedotto Pugliese è ancora una società per azioni. Ma non basta! Si sta preparando il terreno alla provatizzazione totale http://www.youtube.com/watch?v=JNGL-uTstpc.

E mo basta! 

Fai ricorso contro Aqp spa e partecipa all’asta pubblica sabato 1 dicembre, ore 10.00 davanti all’Acquedotto Pugliese, in Via Cognetti, 36 a Bari e gira il VIDEO (1 minuto e mezzo) ai tuoi contatti http://www.youtube.com/watch?v=JNGL-uTstpc

(fonte Comitato Referendario Pugliese "2 SI per l'Acqua Bene Comune")

venerdì 23 novembre 2012

"Non può una città essere monopolizzata dalla produzione dell’acciaio, anche perché credo che ogni città, ogni territorio deve produrre in base alle proprie caratteristiche naturali. Taranto di naturale ha il mare": parla Vincenzo De Palmis, attivista di Taranto Respira


Il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola è stato nominato dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini commissario alla bonifica dell'area di Taranto. Questa notizia non è stata presa bene da molti attivisti, che già sui social network hanno commentato aspramente la decisione, esprimendo rammarico e sdegno “per colui (Vendola,ndr) il quale ha detto tutto e il contrario di tutto e che inaugurò all'ombra del camino E 312 l'impianto Urea mano nella mano con la Prestigiacomo” (gruppo Aria pulita per Taranto). Questa decisione è stata accompagnata, a livello temporale, dalla decisione della Procura di Taranto, che ha espresso parere negativo sull’istanza di dissequestro avanzata dall’Ilva per gli impianti dell’area a caldo, sottoposti ai sigilli da luglio. Su questo punto il giudice delle indagini preliminari Patrizia Todisco dovrà esprimersi definitivamente forse in settimana. Intanto il viaggio tra i protagonisti della città jonica continua con l’intervista a Vincenzo De Palmis, tecnico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Taranto; De Palmis si occupa in particolare di monitoraggio in ambito marino-costiero.

A cura di Vito Stano

Vincenzo De Palmis - Foto Archivio Vito Stano
Fai parte di un’associazione ambientalista? Faccio parte di un’associazione ambientalista che si chiama “Taranto Respira”, ma da sempre mi occupo di ambiente per passione, avendo tra l’altro svolto in passato attività di speleologo ed essendo stato membro del Soccorso alpino; quindi sono molto legato agli ambienti naturali.  Una settimana fa all’incirca è stato deciso lo sblocco di una delle navi ferme nel porto a causa del fermo giudiziario ed è stata autorizzata a scaricare il minerale che portava e quindi praticamente a rinnovare il ciclo produttivo, continuando a venir meno alla decisione dei giudici della Procura di Taranto, i quali avevano sequestrato l’area a caldo. Il mondo ambientalista tarantino come sta reagendo alle novità che giorno dopo giorno arricchiscono e confondono il quadro secondo te? Ci sono vari stati di umore, se così possiamo dire. Da una parte c’è una sorta di entusiasmo iniziale che ripone nella magistratura la speranza che si possa giungere finalmente alla chiusura e nello stesso tempo un certo sconforto quando si apprendono quelle decisioni, come l’ultima, che seppur trattandosi di una semplice deroga permette lo sbarco delle materie prime, credo si tratti di materiali ferrosi atti alla fabbricazione dell’acciaio, e quindi la riattivazione del ciclo produttivo soprattutto dell’area a caldo. Quindi c’è questo dualismo: una sorta di fiducia incondizionata nell’operato della magistratura e sconforto per la deroga alla produzione decisa dalla stessa, perché la nostra aspirazione, il nostro desiderio è quello di vedere questa fabbrica chiudere i battenti e che Taranto possa andare oltre la monocultura dell’acciaio e la monocultura della diossina. Qual è il disegno che avete in mente? Il discorso è molto semplice, alcuni dicono che si tratta di un disegno utopistico: a mio avviso è così utopistico, cioè così avanti, da poter essere realizzato. Innanzitutto facciamo una piccola distinzione, la chiusura che tutti auspicano è quella dell’area a caldo, è chiaro che senza l’area a caldo l’area cosiddetta a freddo (laminatori, tubifici, eccetera) difficilmente potrà avere un futuro, perché il tutto dipende dalla grossa produzione dell’area a caldo. Per quel che riguarda la produzione a freddo, ci sono altri stabilimenti tra cui Genova, che possono tranquillamente lavorare a freddo. Tanto è vero che l’area a caldo di Taranto esporta a Genova i prodotti già fusi, già finiti insomma: a Genova si produce a freddo quello che a Taranto si produce a caldo. Il quinto altoforno serve proprio per le esigenze dello stabilimenti genovese.

L’altoforno cinque è quello che si vuole spegnere? Esattamente. Quindi qual è il vostro progetto? Il progetto è molto semplice, esiste ormai un diffuso inquinamento che investe le falde, il mare, investe l’atmosfera. Questi elementi naturali dovranno essere bonificati, a bonificare potranno essere gli stessi operai che attualmente lavorano nello stabilimento, ovviamente dovranno essere formati. Questa attività non produttiva la si rende produttiva attraverso l’applicazione di una semplice regola, che è una legge: chi ha inquinato deve pagare. In questo caso i soggetti sono due: uno è lo Stato, allorquando deteneva l’Italsider, e l’altro soggetto è il gruppo Riva. Chi ha inquinato paga e con i risarcimenti saranno messe in moto queste gigantesche operazioni di bonifica e a lavorare saranno gli stessi operai che attualmente lavorano all’Ilva. Questo è il nostro progetto. Quanto potrebbe durare la bonifica? Le stime parlano di un minimo di vent’anni. Quindi si darebbe lavoro per vent’anni, se non di più, alle maestranze che lavorano all’Ilva. Non parliamo di opere di ambientalizzazione degli impianti, cioè rendere gli impianti ecocompatibili, ma di mettere in atto una imponente opera di bonifica dell’intera città. Ho ben capito? Esattamente, parliamo di tutto il territorio. Ricordiamoci che al rione Tamburi vige un divieto di accesso in aree non pavimentate, pertanto i bambini non possono giocare in quei terreni perché sono contaminati da sostanze altamente tossico-nocive. A questo proposito c’è una ordinanza del Sindaco di Taranto che vieta l’accesso alle aree non pavimentate, cioè ai giardini pubblici perché nel terreno sono stati riscontrati valori altissimi di inquinamento. Dunque il progetto si dipana su una linea che prevede risarcimenti, bonifiche, lavoro. D’altronde Porto Marghera ha ricevuto ben 5 miliardi di euro per le opere di bonifica, 3 miliardi da privato e 2 miliardi dallo Stato. Partendo dal principio che una ecocompatibilità non potrà mai esserci, semplicemente perché questa fabbrica è stata costruita all’interno di Taranto cioè tra la città e il borgo di Statte (divenuto poi Comune autonomo, ndr), si può benissimo dire che questa gigantesca industria, la più grande industria siderurgica d’Europa, è stata costruita dentro la città di Taranto. A proposito ci sono delle leggi europee che vietano la costruzione delle cokerie  a meno di mille e settecento metri dalle abitazioni; questa distanza ovviamente a Taranto non è stata rispettata. In soldoni questa fabbrica non potrà mai essere ecocompatibile con una città che conta circa 220mila abitanti, città che in virtù di questa tipologia di fabbrica che prevede un ciclo integrato, praticamente la materia prima arriva, viene sciolta e poi trasformata, e quindi viene impiegata moltissima energia che a sua volta viene prodotta anche dalle centrali elettriche che funzionano ad olio combustibile.

Queste fabbriche di energia sono presenti a Taranto? Queste centrali sono presenti nell’area industriale. Area industriale che annovera al suo interno delle discariche per smaltire i rifiuti che lì vengono prodotti. Ci sono le cokerie che trasformano il carbon-fossile in carbon-coke. È vero che ci sono dei depolverizzatori che abbattono la quantità di polvere emessa nell’atmosfera, però non si può assolutamente concepire un impianto che brucia e che tra l’altro possiede un parco minerali a cielo aperto grande 74 ettari, pari a 94 campi di calcio a undici. È chiaro che queste sostanze con il vento si disperdono e quindi vengono inalate dagli abitanti di questa città che è attaccata alla città anzi, è l’industria che è attaccata alla città, in quanto gli stabilimenti dell’allora Italsidere furono edificati vicino al quartiere Tamburi e non il contrario, come sostiene erroneamente il ministro dell’Ambiente Corrado Clini alimentando un falso storico. Questo è il progetto alternativo che voi serbate per Taranto, ma avete credito presso le istituzioni? E poi c’è un dialogo aperto con gli altri protagonisti della vicenda? Innanzitutto il primo a parlare in termini di risarcimento e poi di bonifica, che per inciso non si può fare se la fonte inquinante continua ad inquinare, è stato Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi, che si è presentato alle ultima elezioni amministrative a Taranto come candidato sindaco. A questo proposito ricordo che Bonelli ha preso ben 12mila voti e abbiamo fatto (Vincenzo De Palmis era candidato nella lista che sosteneva Bonelli, ndr) una campagna elettorale all’insegna dell’economia, spendendo pochissimo. Ciò nonostante 12mila persone hanno votato per questo estraneo, che ha scontato la mancanza di fiducia dei tarantini più conservatori, premiando così le solite forze politiche al governo della città per la seconda volta consecutiva, che secondo me sono assolutamente incapaci di fronteggiare quelle che sono le difficoltà non solo ambientali ma anche sanitarie. Adesso stiamo notando una sorta di conversione, cioè tanti partiti politici adesso parlano di bonifiche riempiendosi la bocca. In definitiva non ci voleva Bonelli per parlare di bonifica, lui ha aperto un discorso e ha tracciato una linea semplice e chiara, adesso molti partiti hanno fatto propria questa intuizione e anche oro ne parlano.

Con i sindacati invece, qual è il rapporto? I sindacati hanno sempre difeso il diritto del lavoro, senza pensare che anche la salute fosse un diritto paritetico. Tra l’altro se non c’è la salute non vedo come si possa parlare di lavoro; anche perché i primi ad ammalarsi, checché ne dicano i sindacati o meglio la vecchia concezione del sindacato, sono stati proprio i lavoratori dell’Ilva: è avvenuto in questi anni un vero e proprio sterminio di lavoratori che una volta smessa la tuta da lavoro si sono poi trovati a fare i conti con malattie gravissime. Quindi il sindacato che si batte per il lavoro non ha molto senso, è una logica un pò perversa. Difendere il diritto al lavoro senza difendere il diritto alla salute non ha alcun senso. Una città, una comunità deve reggersi su un insieme di diritti, primo su tutti quello della salute, che non è mai stata presa in considerazione dal sindacato. Adesso vedo una certa tendenza ad invertire  concetti. Questo non può che farmi piacere, però io credo che il sindacato deve fare uno sforzo in più: deve veramente schierarsi dalla parte del lavoratore e non dalla parte del padrone prima di tutto. E secondo deve comprendere che una fabbrica non è costruita per produrre in eterno; una fabbrica viene costruita per dare posti di lavoro che a sua volta deve garantire il diritto affinché lo stesso lavoratore non si debba poi ammalare. Dopo le evoluzioni di questi ultimi mesi avete avuto modo di confrontarvi direttamente con i lavoratori? Credo che la sensibilizzazione stia aumentando anche tra i lavoratori, i quali stanno comprendendo non possono mirare soltanto al mantenimento del posto di lavoro, ma stanno comprendendo che va salvaguardata la loro integrità e non mi riferisco solo alle malattie ma anche ai tanti e tanti infortuni che avvengono nella fabbrica, da ultimo quello in cui è morto un ragazzo di ventinove anni, Claudio Marsella. Quindi molti lavoratori hanno fatto probabilmente una giusta riflessione, anche perché molti di loro sono padri di famiglia e hanno figli e per nessuna ragione al mondo vorrebbero vedere i loro figli ammalati dal prodotto del loro lavoro. Esistono quelle frange che continuano a raccontare durante le interviste che preferiscono morire di cancro piuttosto che morire di fame; questo concetto lo ritengo stupido e offensivo, perché offende l’intelligenza dell’esser umano. Tutto ciò è inconcepibile anche perché Taranto è una città straordinaria, è una città ricchissima di risorse maturali, che se ben gestite può offrire tanto.

Cosa offrirebbe Taranto secondo te ai lavoratori attualmente impiegati nella fabbrica? Penso ai due mari di Taranto e in particolare al mar Piccolo che oggi è un ecosistema inquinato in cui si sono persi moltissimi posti di lavoro nella mitilicoltura. Questa situazione se paragonata alla città di Vigo, in Spagna nella regione della Galizia, dove nelle attività di itticoltura e mitilicoltura sono impiegate ben 20mila persone, quindi molto di più di quello che garantisce oggi l’Ilva, che sono 11mila 792 lavoratori. Di cui solo una parte sono residenti a Taranto, la maggior parte dei lavoratori vengono dalle province di Brindisi, Bari, Lecce, Matera e dalla stessa provincia di Taranto, anche dai quei centri, e lo dico con una leggera vena polemica, che con il riordino delle province vogliono andare con la provincia di Lecce. Il problema è che questa grande industria fu creata, sacrificando un intero territorio, per dare lavoro a migliaia di persone che non esitarono a lasciare attività legate al mare, all’artigianato e all’agricoltura. Quindi adesso si tenta, con un investimento anche culturale, di giustiziare quella fabbrica per restituire a Taranto il futuro rubato e di restituire una speranza ai suoi figli, i quali attualmente sono gravemente ammalati a causa dell’inquinamento. Ricordiamoci che la neoplasie infantili a Taranto sono in fortissimo e costante aumento, quindi dismettere quella fabbrica significa restituire quel futuro fatto anche di turismo, il museo di Taranto dopo quello di Napoli è il più importante del Meridione. In sintesi di restituire la dignità a questa città che ha 2mila e settecento anni di storia e checché ne dica il presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido questa non è una città a vocazione industriale, non si può etichettare una città sulla base degli ultimi cinquant’anni. Questa è una città che ha fortissimi legami con il mare, ha un grande porto oggi completamente asservito agli interessi dell’industria e questo non è un bene, perché l’asservimento univoco ad una fabbrica non permette alle altre attività di espandersi. E tra l’altro non è vero che questa fabbrica ha creato posti di lavoro, questa fabbrica ha bruciato posti di lavoro e ha fatto attorno a sé terra bruciata. Ricordiamo anche lo sterminio degli ovo-caprini, circa 3mila esemplari abbattuti e assieme a questi la perdita dei posti di lavoro perduti in questo settore. Ricordiamoci dei posti di lavoro persi nella mitilicoltura e teniamo presente tutte quelle attività che non possono decollare: un turista esigente potrebbe venire a Taranto nello stato attuale? Non credo, per vedere cosa? Le ciminiere? Non può svilupparsi in queste condizioni un turismo. È una città marchiata dall’industria e dall’inquinamento. Per capirci io non sono contrario all’industria, sono contrario a quelle industrie che per produrre e garantire dei profitti che non vanno alle popolazioni locali ma prendono vie molto più a nord di Taranto. Qui rimangono solamente le briciole, lo sporco e rimane la tristezza di vedere una città bella ma violentata dalla grande industria che di certo non attira turismo, benessere e ricchezza. Quello che a Taranto serve non sono i posti di lavoro, a Taranto serve ricchezza: creando ricchezza si crea un indotto di benessere diffuso.
Come si crea questa ricchezza di cui parli? Alla ricchezza si arriva attivando tutte quelle attività compatibili con l’ambiente. Secondo te si ritornerebbe di nuovo alla miticoltura? Perché no? 

E quanto ci vorrebbe prima che queste attività possano dare risultati positivi? È chiaro che tutto parte dall’individuazione delle fonti inquinanti, la soppressione, la bonifica per poi poter ripartire con le attività compatibili con l’ambiente. Per fare le cozze c’è bisogno solo di mare, sole e aria; non c’è bisogno di altoforni o cokerie. La mitilicoltura peraltro favorirebbe anche lo sviluppo turistico, abbinato la grande risorsa rappresentata dalla storia di questa città. Non può una città essere monopolizzata dalla produzione dell’acciaio, anche perché credo che ogni città, ogni territorio deve produrre in base alle proprie caratteristiche naturali: Taranto di naturale ha il mare e in particolare il mar Piccolo, dove si potrebbe realizzare un immenso allevamento di pesci, fatto quindi in mare e non in vasche o in gabbie, in un ecosistema naturale piccolo e controllabile. Questa sarebbe la grande scommessa. Io credo che questa città una volta ritornata alla originaria vocazione riuscirà a ricompattarsi anche dal punto di vista sociale. Quando parli di bonifica a cosa ti riferisci concretamente? Basti pensare che a Taranto la quantità di diossina che è stata emessa è almeno due o tre volte di più di quella di Seveso e se li hanno asportato circa 70 centimetri di terreno per un raggio di diversi chilometri, a Taranto dovrebbe praticarsi almeno lo stesso trattamento, se non addirittura più incisivo perché, come detto, le percentuali di inquinamento sono molto più elevate.  Che fine farebbe quel terreno inquinato? Questo terreno dovrebbe essere stoccato e inviato certamente in Germania per essere neutralizzato per evitare che le sostanze tossiche continuino a disperdersi nell’ambiente.