martedì 25 gennaio 2011

Sostenibilità - La Puglia ha voltato pagina

Incontro all'Università di Bari

Dall'incrementare l'utilizzo dell'acqua potabile alla bonifica di zone inquinate. Dalla promozione di un parco cittadino alle buone pratiche in agricoltura. Focus sulla qualità dei cibi e la vocazione turistica del territorio.

Sostenibilità è il termine maggiormente speso in occasione di un incontro tenutosi ieri presso l'Aula Magna «E. Orabona» del Politecnico di Bari. L'incontro organizzato da «Sentire Sostenibile», in collaborazione con TecFor, Anca, Hy-Change Lab, Ato Bari5, Confartigianato Bari, fa parte di un progetto finanziato dalla Provincia di Bari e dal Fondo sociale europeo. Il referente del progetto prof. Michele Dassisti del Politecnico di Bari ha coordinato i lavori.

I temi trattati durante l'intera mattinata sono stati numerosi ma tutti incastrati tra di loro: dalla sostenibilità al turismo, dalla degradazione del suolo alla cultura dell'ambiente, dai cambiamenti climatici ai problemi legati all'acqua.

La crescita e l'arricchimento della cultura ambientale e i mutamenti del linguaggio sono stati i temi di cui hanno parlato l'assessore regionale alla Qualità del Territorio Angela Barbanente, la consigliera al Comune di Bari Maria Maugeri e il presidente dell'Istituto Agronomico Mediterraneo Cosimo Lacirignola. Temi, questi, che hanno fatto la differenza, il cui sviluppo concreto ha contribuito a scardinare le cattive pratiche e a radicarne di nuove. Ultimo caso concreto di «buona prassi», raccontato dalla Maugeri, è stata la donazione del Comune di Bari agli studenti di alcune scuole elementari di Bari di bottiglie di vetro per invogliare i ragazzi, e soprattutto i genitori, a consumare l'acqua dal rubinetto, riducendo così il consumo di plastica da smaltire e, contestualmente, far passare il messaggio che l'acqua pubblica è buona da bere.

Ma la narrazione non si esaurisce alle pratiche legate all'acqua, il suolo dell'ex Fibronit restituito alla città di Bari è un'altra buona prassi, così come lo è, forse in misura ancora maggiore, l'istituzione sofferta del Parco di Lama Balice, primo parco cittadino grande circa 200 ettari. Dunque stiamo assistendo ad un'inversione di tendenza che è partita dalla terminologia ed è passata dall'adozione di pratiche innovative, che hanno stravolto e continueranno a stravolgere il territorio, questa volta però la tinta usata per ridisegnarlo non è il grigio ma il verde, della natura e della speranza di un domani sostenibile.

L'incontro è entrato nel vivo con gli interventi del dott. Luca Marmo della Direzione generale Ambiente - Unità B.1 dell'Unione europea, che ha parlato in collegamento telefonico da Bruxelles di «governance per la sostenibilità ambientale e della difesa del suolo», dando contezza del lavoro che viene svolto per la tutela del suolo ritenuto «una risorsa di vita».

In effetti i dati forniti parlano di 38 miliardi di euro all'anno spesi per combattere il processo di degradazione del suolo, dovuto a impermeabilizzazione, erosione, compattazione, smottamenti, perdita di materia organica, salinizzazione e contaminazione. Nel territorio dell'Unione europea infatti il 12% della superficie totale è soggetta a erosione idrica, mentre il 45% ha uno scarso contenuto di materia organica.

Per quanto riguarda l'impermeabilizzazione, essa ha colpito ad oggi il 2,3% della superficie europea, mentre la salinizzazione ha già «bruciato» 3 milioni di ettari di suolo europeo. Questi dati sono utili per comprendere la gravità della situazione e, dunque, l'urgenza delle azioni da intraprendere, dapprima in sede europea e poi nei singoli Stati. «Purtroppo dal 2007 - lamenta Marmo - la proposta di direttiva quadro sul suolo è bloccata al Consiglio d'Europa per il veto imposto da alcuni Stati membri». L'intervento del prof. Teodoro Miano ha fatto breccia invece in una memoria più vicina ai pugliesi, nella sua relazione ha citato i casi dello spietramento della Murgia e i conseguenti danni provocati al territorio, che non ha «saputo» reagire a causa dell'impermeabilizzazione, del disboscamento e dello spietramento. La gestione «allegra» e forse incosciente del territorio ce la ricordano le cronache delle alluvioni degli anni recenti.

Con il racconto dell'esperienza di «valorizzazione del turismo rurale integrato con il territorio» portata dal dott. Fausto Faggioli, fondatore dell'European Academy for Rural Tourism Hospitality (Earth Academy), si è conclusa la mattinata. Faggioli alla fine del suo appassionato intervento ha lasciato la platea con una considerazione di carattere economico e con un quesito apparentemente semplice: «è il turismo, con l'agroindustria e l'energia, il settore di sviluppo del prossimo ventennio. Voi pugliesi avete l'ospitalità nel dna, avete il buon cibo e una terra stupenda, cosa vi manca?».

di Vito STANO
pubblicato su vglobale.it il 25/01/2011

domenica 23 gennaio 2011

L'ambiente nell'informazione on line - Tavola rotonda a Bari

Presso la sede dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia a Bari si è tenuta una tavola rotonda sul tema “Territorio e ambiente nell’informazione on line” organizzata dal portale di informazione Ambiente&Ambienti.
Dopo i saluti della presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia Paola Laforgia è toccato a Raffaele Lorusso dare un stimolo alla dibattito sul tema "informazione on line e ambiente", affermando che purtroppo oggi c'è un'inflazione di input che non possiamo certo chiamare informazione, perchè come precisa Lorusso «se facebook è il luogo nel quale vengono espressi gli stati d’animo di ognuno, l’informazione è ben altra cosa», in effetti «il giornalista –continua- è colui che sceglie, che interpreta».

Il dibattito si arricchisce con gli interventi dell’assessore regionale alla Qualità del Territorio Angela Barbanente, la quale precisa che alla ribalta dei media «arrivano più denunce che comunicazioni di buone pratiche». Alla Barbanente fa eco il giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno Giuseppe Armenise, che ha voluto sottolineare un aspetto molto importante del mondo dell’informazione ovvero la «domanda» a cui le notizie rispondono, dunque considerando le notizie come qualsiasi altro prodotto, e per questo soggetto alla legge della domanda e dell’offerta. Questo è punto cruciale della discussione sul tema, poichè ciò che fa notizia è uno scandalo o una tragedia e non una buona pratica.

Con Pino Bruno, giornalista scientifico, l’attenzione si sposta sulla sostanza e dunque sulla qualità del giornalismo, sostenendo che «la distinzione non è tra vecchio e nuovo, ma come da sempre tra buono e cattivo giornalismo, pertanto -continua Bruno- credibilità e attendibilità sono e saranno i criteri del giornalismo anche sul web».

Alla tavola rotonda sono stati diversi gli intervenuti, tra questi Fabio Modesti, direttore del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, che nel suo intervento ha affermato la necessità di informare al fine di far veicolare l’offerta del Parco.

Il prof. Amendola invece dà un contributo scientifico-filosofico alla discussione portandola sul terreno della città come «luogo di narrazione», il professore insiste sulla necessità di ridare la parola a quelle città, che non sono altro che «libri di pietra». «Questo è possibile -continua- se ci si avvale di una buona divulgazione, che si fonda a sua volta su due punti cruciali: la comunicazione e i contenuti».

Modesti riprende le fila del discorso e conclude invitando a visionare su youtube il video “lupi nel parco” e ricordando, nioltre, che «quello del web è un processo molto importante per il Parco, difatti il web ha la capacità di arrivare dappertutto ma non sostituirà mai la carta stampata».
Modesti chiude il suo intervento ricordando «che nel territorio del Parco non è omogenea la distribuzione della linea telefonica e dunque di internet, pertanto od oggi il web non basta».

L'augurio che il direttore del Parco fa è «che le notizie sull'ambiente non siano soltanto trattate come scandali, ma come argomenti seri, scientificamente trattati e adeguatamente documenti».

23/01/2011
di Vito STANO

Approposito di informazione, ambiente e territorio vedete questo video tratto dalla pagina facebook del sindaco di Bari Michele Emiliano.

http://www.facebook.com/micheleemiliano?ref=ts&v=wall

sabato 15 gennaio 2011

Alta Murgia - Il Parco avvia il suo Piano

Il Piano ha carattere sovracomunale e sostituisce i piani urbanistici e territoriali di qualsiasi livello, di fatto il Piano crea una disciplina omogenea tra gli strumenti di pianificazione dei vari comuni

Se di una svolta si tratta lo vedremo tra un po' di tempo, certo è che la redazione del Piano del Parco e del Regolamento del Parco costituisce un passo importante per la vita del Parco Nazionale dell'Alta Murgia, che cinque anni fa esisteva solamente nell'immaginazione di alcuni.

Questo passaggio coincide con il termine del primo quinquennio di vita del Parco e in attesa che il nome del nuovo presidente metta tutti d'accordo è stata inaugurata la sede dell'Officina del Piano del Parco Nazionale dell'Alta Murgia, intitolata a Don Cassol (ucciso da un bracconiere sulla Murgia ad Altamura), in un ala di un palazzo storico di Ruvo di Puglia, in provincia di Bari.

Per l'occasione è stato organizzato un incontro che ha visto la presenza di alcuni sindaci dei comuni interessati, del commissario straordinario dell'ente Parco, di un rappresentante del mondo agricolo, di un rappresentante dell'universo ambientalista, di un rappresentante tecnico del ministero dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare e del titolare dell'Assessorato alla Qualità del Territorio della Regione Puglia. Il fulcro dell'incontro è stata la relazione esplicativa del Piano del Parco tenuta dall'architetto dell'ente Parco.

I temi trattati durante la lunga maratona di interventi sono stati tanti e svariati, dopo i saluti iniziali del già presidente dell'ente Parco e attuale commissario straordinario Girolamo Pugliese e dopo il benvenuto del sindaco di Ruvo di Puglia Michele Stragapede, l'architetto dell'ente Parco Mariagiovanna Dell'Aglio ha esposto le principali caratteristiche del Piano del Parco, soffermandosi in particolare sull'importanza di questo «strumento che introduce regole», che disciplineranno le attività che si svolgono all'interno del territorio del Parco.

In sintesi il Piano del Parco definisce la suddivisione in zone a diverso grado di tutela, le norme tecniche di attuazione stabiliscono le trasformazioni consentite e non consentite e il regolamento disciplina le attività che si svolgono sul territorio e precisa le modalità in cui possono essere svolte.

Il Piano ha carattere sovracomunale e sostituisce i piani urbanistici e territoriali di qualsiasi livello, di fatto il Piano crea una disciplina omogenea tra gli strumenti di pianificazione dei vari comuni.

Inoltre il Piano individua una serie di progetti prioritari per garantire un futuro al territorio del Parco Nazionale dell'Alta Murgia.

Una peculiarità del Parco citata in più interventi, ma ben riassunta dal direttore Politiche Ambientali del Wwf Italia Gaetano Benedetto, è data dalle «diverse chiavi di lettura» con le quali si può leggere il Parco Nazionale dell'Alta Murgia, «un mix di agricoltura, paesaggio, geologia, storia, cultura e tradizioni che crea un unicum, la cui offerta turistica, secondo Benedetto, dovrebbe innanzi tutto indirizzarsi ai pugliesi e in particolare agli abitanti del territorio murgiano, al fine di recuperare la storia dimenticata e recuperare gli spazi abbandonati per ricostituire quell'identità perduta, perché il Parco è soprattutto identità». In tanti elogi per il lavoro svolto Benedetto individua una nota stonata nell'approccio eccessivamente urbanistico, che metterebbe a rischio la valenza stessa del Parco, «che non è soltanto un ente di promozione turistica».

Benedetto conclude con l'augurio, che in realtà in molti hanno fatto, cioè che le distanze tra i cittadini e l'ente Parco si riducano sempre più.

Un dato molto importante da ricordare è il fatto che il Piano e il Regolamento del Parco sono giunti entro il primo quinquennio di vita del Parco Nazionale dell'Alta Murgia, a differenza delle altre realtà italiane dove le regole propedeutiche alla progettazione sono arrivate dopo molti anni di vita del Parco stesso.

L'architetto Anna Maria Maggiore componente della Segreteria tecnica del ministro Prestigiacomo nel suo intervento ha prospettato l'attuale necessità di «operare sinergicamente per raggiungere gli obiettivi preposti dal Piano del Parco e dal Piano di sviluppo socio-economico», ribadendo «l'importanza del lavoro che la comunità del Parco dovrà fare nell'immediato futuro per contribuire allo sviluppo di questo territorio».

L'incontro si è concluso con un breve ma incisivo intervento dell'assessore alla Qualità del Territorio della Regione Puglia Angela Barbanente (nella foto, N.d.R.), la quale ha dato una lettura fortemente politica della svolta che il territorio dell'Alta Murgia si è dato.

«La rottura con il passato è fondamentale, occorre riconvertire un territorio cresciuto in modo non sostenibile e possiamo farlo, insiste la Barbanente, sperimentando nuovi modelli di sviluppo in quei laboratori naturali che sono le aree protette».

Dunque le aree protette intese come laboratori di convivenza tra uomo e natura, dopo anni di conflitti tra il primo e la natura.

«Per fare tutto ciò - ha concluso - è necessario un rinnovamento culturale importante, che passa anche da luoghi come questo».

di Vito STANO
pubblicato su vglobale.it il 15/01/2011

giovedì 13 gennaio 2011

Il CDM conferma lo stop ai sacchetti di plastica dal 1 gennaio 2011


Prestigiacomo: «Una grande innovazione, adesso necessario coinvolgimento pieno dei cittadini»
Il Consiglio dei Ministri ha confermato lo stop all’utilizzo dei sacchetti di plastica dal 1 gennaio 2011, senza proroghe. “E’ una grande innovazione, quella introdotta dal governo - ha commentato il ministro Stefania Prestigiacomo, che si è opposta all’introduzione dell’ennesima proroga – che segna un passo in avanti di fondamentale importanza nella lotta all’inquinamento, rendendoci tutti più responsabili in tema di riuso e di riciclo. Perché il provvedimento possa però produrre risultati concreti, è necessario il coinvolgimento pieno degli operatori commerciali, della piccola e della grande distribuzione, perché sperimentino su larga scala sistemi di trasporto alternativi ai sacchetti di plastica, e dei cittadini”.


fonte www.minambiente.it

mercoledì 12 gennaio 2011

Disinformazione e nucleare

In queste settimane abbiamo visto uno spot che, nelle intenzioni dichiarate, voleva invitare gli italiani a informarsi sulle centrali nucleari, sulla pericolosità delle stesse, sui costi e sull'opportunità attuale di costruirne di nuove.

Lo spot in questione però difficilmente può fare realmente informazione, poichè è stato finanziato interamente dalla lobby del nucleare. Con 7 milioni di euro lo spot è passato in televisione e chi ha analizzato le battute dei due protagonisti, in realtà si vedono due persone come fossero allo specchio (ha rappresentare il dubbio che attanaglia ognuno di noi), ha scorto la volontà di far passare per disinformato e attaccato ai luoghi comuni l'antinuclearista, al contrario del nuclearista, che si dimostra ben informato.
Pare che anche la scelta di dare gli scacchi bianchi al nuclearista non sia stato un caso... i simboli a volte non passano inosservati.

Ma non è tutto. Il presidente del Forum nucleare italiano Chicco Testa, lo stesso che negli '80 capeggiava il movimento antinuclearista, risponde a chi lo incalza sull'argomento "mi diano sui loro siti lo stesso spazio che noi diamo sul nostro Forum" (Il Fatto Quotidiano, Lo spot atomico finto-neutrale, del 5 gennaio 2011, di Giorgio Meletti), riferendosi alla possibilità di confronto con gli ambientalisti.

Quello che emerge ancora una volta da questo caso, giustamente sollevato, è la constatazione che l'ignoranza sull'argomento è molto diffusa e non sarà di certo uno spot, pagato dalle lobby del nucleare, a dare una svolta a questa situazione.

Occorre tempo e, soprattutto, volontà per colmare almeno il minimo delle conoscenze necessarie per esprimere un'opinione che non sia la semplicistica chiacchiera da bar.

12/01/2011
di Vito STANO

martedì 11 gennaio 2011

Collina S. Lucia, sempre la stessa storia!

La collina sulla quale svetta la Chiesetta di S. Lucia per i cassanesi è un luogo particolare, quasi magico.


Tante notti si sono concluse sulla collina e numerose giornate sono cominciate sulla collina, innumerevoli le persone che hanno calpestato negli anni quel terreno, ma negli ultimi tempi la collina è stata ridotta, purtroppo, in uno stato pietoso.
Non tanto l'edificio sacro quanto invece l'area circostante ha subito le incursioni dell'uomo/donna che invece di godere della natura circostante e del paesaggio, pensa bene di creare piccoli (e neanche tanto) fuochi, nei quali mettere, come fosse legna da ardere, tralicci dell'elettricità (come documentato in un video precedente), di cui se ne scorgono alcuni particolari.
Questo che vi propongo è un video (perdonerete gli scarsi mezzi) girato nella zona della collina, esattamente alla fine della strada da un pò di tempo interrotta con dei massi. Il video mostra quello che senza sorprese ormai siamo abituati a vedere, con la particolarità che da un pò di tempo (ormai qualche anno) l'area in questione è tutelata perchè rientra nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia, così come la segnaletica, presente in loco, ci ricorda.


11/01/2011
di Vito Stano

venerdì 7 gennaio 2011

Il Wwf boccia il 2010 italiano

L'associazione del panda fa chiudere con segno negativo il bilancio ambientale 2010 del nostro Paese. Tante le questioni non risolte; unico aspetto incoraggiante, il grande sforzo fatto per adeguarsi al contesto internazionale sulla convenzione della biodiversità.

Ad esclusione di questo trend propriamente negativo, il grande sforzo fatto per adeguarsi al contesto internazionale sulla convenzione della biodiversità, di cui però si aspetta solo la risoluzione della conferenza Stato-Regioni.

Tanti i problemi che l'Italia osserva in materia ambientale, problemi che a livello economico, amministrativo, tecnico ecc., fanno poca breccia sulle soluzioni operative generali adottate dal Governo.

La prima questione nasce proprio dalla mancata integrazione delle politiche ambientali all'interno dei vari ambiti d'azione del Governo. La questione ambientale, difatti, sembra separata dal contesto generale e di poco rilievo rispetto ad altre tematiche che influenzano in maniera più diretta l'economia del Paese. Tanti i tagli nei confronti di un settore, quello ambientale, fortemente mortificato e privo del sostegno economico necessario per affrontare anche i più basilari problemi di gestione.

E questi elementi si ripercuotono in maniera diretta nei confronti di argomenti, anche a livello internazionale, che vedono, per l'appunto, l'Italia un Paese arretrato nel raggiungimento degli obiettivi di Kyoto.

Altre questioni riguardano poi la crescita, lenta, di politiche strettamente legate allo sviluppo di energie alternative e di azioni tese al risparmio e all'efficienza energetica.

La situazione appare poi aggravata dalle linee di sviluppo delle opere infrastrutturali che, sebbene fortemente rallentate per la carenza economica imposta dal Governo, rafforzerebbero il comparto stradale e quindi non sarebbero utili alla diminuzione di gas serra provenienti dal settore dei trasporti.

E questioni preoccupanti si rilevano anche nel settore dell'assetto del territorio che vede un 2010 fermarsi ad occupare una posizione statica rispetto a quanto raggiunto negli scorsi anni; allarmante è anche, in questo settore, la forte influenza dei tagli economici che graveranno ulteriormente in termini di mancati interventi nel settore della prevenzione del rischio idrogeologico.

Nel frattempo assistiamo ad una spaventosa crescita urbanistica, con conseguente nuova occupazione di territorio e consumo di suolo, associata a piani e programmi quasi mai a favore dell'ambiente che contribuiscono a derogare le normative urbanistiche e paesaggistiche e ad incoraggiare concessioni demaniali che portano un inevitabile contributo alla cementificazione delle spiagge e all'occupazione delle coste.

Nota dolente è rappresentata, altresì, nel settore della gestione dei parchi, salvati in extremis da un intervento in finanziaria, e da una pericolosa ripresa delle lobby venatorie che hanno trovato, soprattutto nei contesti regionali, un terreno fertile di stimolo.

In definitiva, preoccupante la situazione che si riscontra a chiusura d'anno ma ancor più preoccupante è la mancanza di prospettive per il 2011 e per gli anni futuri. Non solo non si intravede la possibilità di una politica ambientale di stampo europeo, ma addirittura si vede ogni azione di tutela e di conservazione sacrificata nel nome di interessi specifici ben lontani da quelli che più di tutti rappresentano la base di costituzione della nostra salvaguardia.

Importanti, in questo contesto storico, devono essere azioni forti da parte del Governo, che a livello politico e amministrativo dovrà farsi carico di un passato vissuto all'insegna di speculazioni e inquinamento, di un presente che non vede azioni forti introdotte nel quotidiano anzi un continuo ridimensionare un problema tangibile e di grandi dimensioni e un futuro che, se non improntato su tematiche fortemente incentrate sul tema della sostenibilità, non contribuirà ad assicurare la sopravvivenza della specie.

Articolo pubblicato su vglobale.it
di Elsa Sciancalepore
Venerdì 7 gennaio 2011

La Rete Ecologica: la vita e le sue infinite connessioni

Il mantenimento della vita implica elevati costi energetici, che non potrebbero assolutamente essere sostenuti se non vi fosse una «multiapplicata» serie di relazioni tra le parti

Iniziamo a pubblicare una serie di articoli di Roberto Cazzolla Gatti. Biologo ambientale ed evolutivo, segue un Dottorato di ricerca in Ecologia Forestale sulle foreste tropicali africane presso l'Università di Viterbo.

Collabora con l'Ufficio Foreste e Conservazione del Wwf Italia e lavora presso il Dipartimento per le Risorse naturali, Acqua e Terra (Nrl) della Fao (Agenzia delle Nazioni unite per l'Agricoltura e l'Alimentazione).

È membro della Cem (Commissione per la Protezione degli Ecosistemi) e della Wcpa (Commissione mondiale aree protette) dell'Iucn (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura). Per l'Iucn è anche Coordinatore del Gruppo per l'Adattamento ai Mutamenti Climatici, con cui ha pubblicato il libro dal titolo «Costruire la resilienza ai mutamenti climatici».

È stato fondatore e per 7 anni responsabile della sezione Wwf di Gioia-Acquaviva-Santeramo ed attualmente segue la rete Energia e Biodiversità del Wwf Puglia.

Vegetariano e promotore dell'Economologia, la nuova scienza che unisce l'Ecologia all'Economia, è anche autore della Teoria delle Nicchie biodiversità-dipendenti, presentata nel 2010 al XX Convegno della Società italiana di ecologia.

«Che cos'è la vita?» si chiedeva Schrödinger1 nel 1944 aprendo le porte alla scoperta delle basi molecolari del Dna, seguendo un approccio puramente fisico. E se dalla domanda dello scienziato austriaco ad oggi molti passi sono stati fatti e molte scoperte in ambito microscopico, genetico ed atomico sono state realizzate, siamo ancora lontani da una comprensione esaustiva dell'organizzazione della vita e delle relazioni che la sostengono.

La vita, a ben pensarci, sembra in realtà essere l'eccezione nelle leggi fisiche dell'Universo e non la regola. Un essere vivente è, come sottolineato da Ilya Prigogine2, un sistema dissipativo in grado di funzionare lontano dall'equilibrio, trasformando una forma ordinata di energia in entropia, che ne è una sua versione più vicina al caos. Eppure siamo soliti definire con il termine caos qualcosa che non può essere spiegato dalla matematica disponibile attualmente ed ogniqualvolta un modello prevede l'utilizzo di equazioni non lineari che presentano punti di biforcazione che tendono, col tempo, all'incremento esponenziale dei diversi punti della mappa delle soluzioni, definiamo il sistema tendente al caos. Tale definizione, racchiude in sé la nostra ignoranza sulle dinamiche che regolano sistemi a più variabili. Simili sistemi sono nient'altro che reti.

Che cos'è una rete ecologica

Una rete è un'insieme di elementi uniti da relazioni chimiche e fisiche (e riassumibili in termini matematici non lineari) che possiedono meccanismi di feedback (retroazione) positivi e negativi che permettono all'intera rete di autosostenersi. Si intende, con quest'ultima espressione, il concetto proposto da Ettore Maturana e Francisco Varela3 di sistemi autopoietici, cioè in grado di farsi e mantenersi da soli. Ma la rete non è qualcosa di visibile e nessuno strumento è in grado di rilevarla. Nell'ambito delle scienze biologiche ed ecologiche la rete assume una particolare importanza quale principale modalità di interrelazione tra le variabili appartenenti agli ecosistemi ed alla biosfera intera.

Parliamo di rete ecologica per definire l'insieme delle relazioni tra parti, siano esse biotiche che abiotiche. Sino a pochi decenni fa (ed in alcuni fora ancora oggi) si riteneva che i sistemi viventi fossero paragonabili a congegni meccanici (come sosteneva Cartesio) e, quindi, spiegabili con le leggi della meccanica classica. Negli ultimi anni ci si è resi conto che tali formulazioni e semplificazioni non fossero più sufficienti a definire come i singoli componenti di un sistema vivente potessero mantenere quella profonda trama della vita di cui si compone, per quanto ci è noto, almeno il pianeta Terra. Il mantenimento della vita implica elevati costi energetici, che non potrebbero assolutamente essere sostenuti se non vi fosse una «multiapplicata» serie di relazioni tra le parti. Basti pensare a quali possibilità di sopravvivenza avrebbe l'essere umano su un pianeta privo di altre forme viventi. Si potrebbe, quindi, sostenere che la vita stessa crea le condizioni per il mantenimento della vita. Il ragionamento, seppur apparentemente tautologico, implica invece profonde riflessioni sulle nostre moderne convinzioni e sul ruolo dell'ambiente naturale.

La teoria delle nicchie

Come ho recentemente proposto con la Teoria delle Nicchie Biodiversità-dipendenti (Bndt) presentata al XX Congresso della SItE 20104 nel tentativo di colmare l'ultimo gap per una formulazione vitalistica delle leggi naturali dopo quelle proposte da Prigogine, Maturana e Varela, le possibilità che una specie ha di trovare un ambiente favorevole da colonizzare dipendono dalla stessa rete ecologica che è stata intessuta in un particolare ambiente. È la presenza stessa di specie la cui storia naturale ha stabilizzato la competizione in favore della cooperazione o, come l'ho definita nella Bndt, della facilitazione vitale a permettere ad altre specie di poter vivere. Non è più, quindi, solo l'ambiente a mettere a disposizione particolari condizioni per la sopravvivenza di determinate specie tolleranti, ma sono le specie stesse che con la loro stessa presenza e modificando l'ambiente, creano le condizioni favorevoli per la creazione di nuove nicchie e l'arrivo di altre specie.

Immaginiamo, ad esempio, un albero. Le radici potrebbero essere le specie pioniere che colonizzano un ambiente privo di altri esseri viventi (come ad esempio dopo un uragano, un incendio, etc.). Dopo di queste, in una classica successione ecologica, compaiono le prime specie generaliste che monopolizzano l'ambiente e possono essere rappresentate dal tronco del nostro immaginario albero. La crescita di queste ultime porta a due fondamentali conseguenze. La prima è un aumento delle dimensioni della nicchia fondamentale (quelle presenti prima dell'arrivo di queste specie) e questo è facilmente riscontrabile se si considerano, come esempio, gli innumerevoli nuovi «spazi» messi a disposizione da una specie (quali i microhabitat, le nuove risorse trofiche, la modifica dell'umidità e della temperatura, la produzione di escrementi, l'avvio di cicli biogeochimici).

La seconda, la si può identificare nel processo di crescita dei rami e delle foglie del nostro albero immaginario. Se, infatti, consideriamo ogni ramo una nuova specie selettiva che trova nicchie favorevoli per la sua sopravvivenza «mediata» dalla presenza delle specie «tronco» generaliste, possiamo immaginare come ogni specie esponenzialmente consenta la vita delle altre. Le foglie, in qualche modo, rappresenterebbero il livello di sovrapposizione delle nicchie delle nuove specie.

Utilizzando questa nuova formulazione del concetto di nicchia ecologica, che la vede non più come statico insieme di condizioni e ruoli riferiti ad ogni specie, ma come un dinamico evolversi di potenziali «spazi biologici dipendenti dalla diversità di specie», e cioè incrementata nel suo ipervolume basale dagli altri esseri viventi, ci accorgiamo di come questa rete di relazioni si arricchisca di nuove connessioni ogni qual volta un nodo viene, letteralmente, prodotto dalla rete stessa.

Volendo estendere questo approccio all'insieme dei sistemi biotici ed abiotici, riscontriamo l'incredibile serie di connessioni che legano gli esseri viventi tra di loro e con l'ambiente circostante. Gli elementi abiotici fondamentali, come acqua, aria e terra, assumono il ruolo di substrato sul quale la rete può prosperare. Il sole, con la sua duplice componente di luce e calore, fornisce alla rete quel flusso unidirezionale che ne permette l'organizzazione, il mantenimento e l'alimentazione. Abbiamo, dunque, una rete che crea i suoi stessi nodi (autopoietica), con nodi che l'alimentano e la modificano (mediante la facilitazione vitale della Bndt) e con un flusso costante di energia che ne permette il funzionamento (dissipativa).

In altre parole, possediamo ora le tre teorie fondamentali che definiscono la «rete ecologica» non solo come concetto astratto, bensì come legge naturale. Tenendo a mente questa legge appare differente persino l'osservazione diretta degli ecosistemi. Un bosco, ad esempio, non ci apparirà più come un insieme di rocce, piante, animali ed acqua, ma come una fitta rete di connessioni tra elementi naturali. Vediamo che l'uomo stesso, con un simile approccio, non può più essere considerato estraneo alle leggi di natura ed alle relazioni che lo legano all'ambiente circostante, ma diventa nodo costituente della rete di cui fa parte. Poiché gli interventi di questo nodo, spesso, portano alla rottura dei legami con altri nodi della maglia multidimensionale, li si può senza dubbio considerare come dannosi per la rete.

Ecco, quindi, che il concetto di rete ecologica, passando dalla meccanica newtoniana all'astrazione fisica, dai modelli caotici alla formulazione vitalistica delle leggi di natura, assume valore fondamentale nella comprensione ecologica e del ruolo umano sugli ecosistemi. Il caos che prima consideravamo come indefinibile sviluppo di un sistema, diventa ora una distribuzione di probabilità degli effetti che un nodo può indurre sugli altri, consegnandoci strumenti per una miglior comprensione del mondo e delle sue infinite relazioni.

Con questa introduzione vogliamo inaugurare una nuova Sezione di «Villaggio Globale» dal titolo «La Rete Ecologica», con l'intento di approfondire quei concetti che in qualche modo stanno cambiando il nostro modo di guardare alla madre che sostiene le nostre vite.

1Schrödinger Erwin - Che cos'è la vita? La cellula vivente dal punto di vista fisico - Adelphi, 1995

2Ilya Prigogine - Gregoire Nicolis, Le strutture dissipative. Auto-organizzazione dei sistemi termodinamici in non-equilibrio, Sansoni, Firenze, 1982

3Maturana, H.R., Varela, F.J., 1985, Autopoiesi e cognizione. La realizzazione del vivente, Venezia, Marsilio

4Gatti Cazzolla R., La Teoria delle Nicchie Biodiversità-dipendenti, Atti del XX Congresso della Società Italiana di Ecologia Site, Roma, 2010

Articolo pubblicato su vglobale.it
di Roberto Cazzolla Gatti