lunedì 19 dicembre 2022

La storia di Cassano raccontata strada per strada: l'importanza della toponomastica per una comunità consapevole

 di Vito Stano

Toponomastica e storia

Grazia Deledda, Ada Negri, Madre Teresa di Calcutta, Madre Clelia Merloni, le Sante Caterina, Cecilia, Chiara e Maria dei Martiri: se vi state chiedendo questo elenco cosa rappresenta è bene precisare che le informazioni che andrò a condividere in questo spazio sono state tratte tutte (o quasi) da un libro fondamentale: ‘Cassano delle Murge, Toponomastica e storia’, curato da Renato Tria e Giuseppe Campanale. Il primo professore e il secondo insegnante hanno composto questo lavoro memorabile per le edizioni dell’Università della Terza Età di Cassano delle Murge. Prima di iniziare il percorso nelle vie e nelle piazze del paese, ci tengo a scusarmi con i curatori e con i lettori e le lettrici se farò qualche errore di calcolo, dunque per eventuali inesattezze non esitate a scrivermi.

Il volume ha appena dodici anni (lo deduco dalla data in calce alla prefazione del professor Giordano), ma è un classico assoluto delle pubblicazioni locali. Il mio entusiasmo è presto spiegato da un mix di ragioni: la passione della storia che mi ha condotto a laurearmi a suo tempo in storia contemporanea; la mia ultima esperienza lavorativa, come portalettere e da ultimo l’investitura da parte dell’attuale sindaco come suo delegato su uno specifico progetto, cioè l’analisi e l’aggiornamento della toponomastica cittadina. Dunque partiamo da alcuni dati che hanno destato la mia curiosità: i curatori hanno considerato un totale di 277 toponimi, di cui soltanto 8 di questi riferiti a donne (5 sante, 1 religiosa e 2 scrittrici). Sul totale, 56 sono i toponimi che richiamano alla memoria cittadini e famiglie illustri cassanesi: i Miani, i Gentile, i Sanges e gli illustri Nicola Alessandrelli, l’architetto Vincenzo Ruffo, i maggiori Turitto e Rossani, il giornalista e storico Armando Perotti, i due Galietti, l’avvocato Paolo Fasano, il professor Colamonico (acquavivese), Laudati e Giordano (padre dello stimato prof. Tonino Giordano). Per concludere la carrellata degli illustri del passato l’onerevole Mandragora, il commissario prefettizio Battarino e i sacerdoti padre Angelo Centrullo e don Battista Armienti. Indicherò un nome su tutti per ricordare i caduti nelle varie guerre da Adua alla Seconda Guerra mondiale: quello di Saverio Viapiano, il più giovane dei caduti cassanesi (appena sedicenne) al quale fu intitolata una delle strade più lunghe del paese.

Curiosità per la via

Sul totale, 58 toponimi sono alla memoria di scrittori, artisti, scienziati e compositori: ben 15 vie del paese sono dedicate a questi ultimi e quasi tutte sono traverse della lunghissima via Repubblica: le vie Puccini, Ponchielli, Piccinni, Paisiello, Paganini, Umberto Giordano, Mascagni, Monteverdi, Saverio Mercadante, Leonardo Leo, Cimarosa, Bellini, Cilea, Rossini e Mameli (patriota e compositore dell’inno d’Italia).

Riferendoci sempre al totale dei toponimi, 79 ricordano politici, ufficiali militari, sindacalisti, patrioti, basti pensare alle due piazze più importanti del paese: piazza Aldo Moro (già piazza Umberto I) e piazza Giuseppe Garibaldi. Dunque uomini rappresentanti di due epoche così lontane eppure entrambi immersi in lotte politiche sanguinose. Le vie, invece, a ricordo di luoghi o avvenimenti e anniversari di vicende storiche fondamentali della storia d’Italia sono in tutto 47: dalla via di Acquaviva alla via Gorizia, dalla via di Bari alla via Trieste e ancora le vie Sicilia, Basilicata, Calabria e Campania (zona industriale) a ricordo del proficuo scambio con le regioni del nostro Meridione.

Ho scoperto, inoltre, leggendo questo corposo ma agile libro chi era Enrico Toti, al quale è intitolata una lunga e popolosa via nella zona del mercato settimanale (via Sisto e piazzale Merloni), al quale ho accostato, idealmente, la via che ricorda Fausto Coppi, nei pressi della Collina di S. Lucia: i due amavano correre in bici, ma se il secondo era un campione di ciclismo, il primo visse dai quindici anni con una sola gamba a causa di un incidente sul lavoro e percorse in bicicletta (con una sola gamba) lunghissime tratte (Parigi, Belgio, Olanda, Danimarca, Finlandia, Lapponia, Russia e Polonia, poi raggiunse Alessandria d’Egitto fino al confine con il Sudan) e non contento aveva più volte fatto richiesta di essere arruolato e mandato al fronte per contribuire alla vittoria patria. Dopo alcuni rifiuti a causa della sua menomazione fisica, la sua richiesta accorata fu accolta e il giovane ciclista ebbe la possibilità di contribuire alla vittoria dell’Italia durante la Prima Guerra Mondiale. Per la sua caparbietà e forza d’animo ebbe la sua parte di azione e morì in battaglia insieme ai bersaglieri che lo avevono accolto come uno di loro: a guerra conclusa la sua memoria fu onorata con la Medaglia d’Oro al Valor Militare dal Re in persona.

Numerose sono le vie intitolate a pensatori meridionalisti, una di queste, via Pietro Giannone, ricorda lo storico e illuminista meridionale (1676-1748) originario di Ischitella in provincia di Foggia, il quale come tantissimi altri a quell’epoca si trasferì a Napoli per proseguire gli studi. Questa breve via del paese è un esempio concreto di problematica irrisolta, poiché ad oggi risulta a vicolo cieco quando invece dovrebbe unire la piazza Galilei alla via Colamonico, esattamente di fronte alla via Giovanni XXIII.

Dal passato al presente

Dalla memoria alla vita quotidiana il passo è brevissimo. Un’altra curiosità svelata in questo volume è il nome con cui veniva indicato un rione dell’attuale zona Sacro Cuore: per essere precisi nei pressi di via Acquaviva una piccola via ricorda il rione ‘del Noce’, così come si chiamava la contrada rurale all’epoca. Per restare sempre in tema di luoghi e memoria, il toponimo Caponuovo, sta a ricordare una località nota sin dall’antichità: «Così chiamato, si legge nella scheda dedicata, perché in questa zona, secondo quanto riportato dallo storico Alessandrelli, si riunirono nel 539 (d.C., ndr) i superstiti provenienti dai sei villaggi sparsi nel territorio cassanese (Melano, Conetto, S. Domenico, Madonna della Scala, S. Lorenzo e Lago Gemolo) dopo la distruzione avutasi con la guerra greco-gotica. Probabilmente vollero dargli questo nome proprio perché stavano costituendo una nuova comunità».

Per avviare alla conclusione questo racconto, propongo altre due note informative: una relativa alla via San Zenone, la seconda traversa a sinistra di via Collina S. Lucia verso la chiesetta dedicata alla santa patrona della vista, e l’altra alla via Riconciliazione dei cristiani ovvero la via che conduce alla foresta Mercadante (in ricordo non del compositore altamurano, ma di una famiglia di Altamura proprietaria di terre in quella zona e che da questo ricco casato prese il toponimo). Il primo (S. Zenone) viene ricordato perché le sue reliquie furono portate anche a Cassano, tra l'altro fu il primo patrono di Cassano delle Murge, e difatti «le sue reliquie si trovano in una nicchia all’esterno della cancellata del Crocifisso nella Chiesa Matrice». La seconda delle due vie (via Riconciliazione), ricorda un avvenimento storico, di cui avevo già contezza grazie allo sforzo di Tonino Giorgio, che in un bel libro, ricco di fotografie, raccontò l’incontro tra i rappresentanti delle chiese ortodosse e quella cattolica tenutosi presso l’Oasi S. Maria in zona Colle Sereno o Circito.

Per restare in tema di zone extraurbane, va detto che nel libro non vi è traccia di tutte quelle aree abitate fuori dal centro, aree che svettano sulle colline di Cassano verso Altamura e alcune ai margini della foresta, proprio perché la maggior parte di quelle aree furono edificate a partire dagli anni Sessanta. In effetti ad oggi, a parte il centro storico che pure ha molte criticità, le zone che necessitano di interventi mirati e urgenti, sono proprie quelle extraurbane, presso cui le persone che ci vivono non sono più i pochi villeggianti di alcuni decenni fa, ma una cospicua parte della globalità dei residenti di Cassano, se non erro circa 2mila persone che vivono in vie senza nome e con numerazioni difficili da spiegare. Su questo punto si sta incentrando l’attenzione di chi scrive.

Riflessioni al tempo presente

Una riflessione va fatta anche alla luce della cancel culture, azione collettiva di rimozione di statue e cancellazione di vie e piazze che ricordavano uomini dal passato discutibile: uno dei più interessanti che spicca nel ventaglio dei toponimi locali è la via Cristoforo Colombo, il viaggiatore al quale viene attribuita la “scoperta” delle Americhe, mentre per altri Colombo è colui che condusse i popoli colonialisti europei a conquistare delle terre abitate da popoli nativi, dei quali s’è fatto uno dei genocidi più nefasti dell’epoca moderna. Questo è un tema al quale bisognerebbe dar spazio nel dibattito pubblico, come già in altri paesi limitrofi, una revisione alla luce delle attuali conoscenza e cultura dovrebbe esser posta all’ordine del giorno, attuando con le dovute cautele un rinnovamento che conduca attraverso la toponomastica alla storia più recente, di cui non vi è traccia tra le vie e le piazze del paese: a parte due giardini, anzi tre, intitolati ai giudici Falcone e Borsellino nei pressi dell’ufficio postale; ai Martiri delle foibe nel quartiere Sacro Cuore (ex 167) e il più recente in ordine di tempo, nei pressi della scuola media, intitolato alla memoria di Norma Cossetto, giovane donna presunta vittima della violenza dei partigiani jugoslavi, tutta la toponomastica, o quasi, ricorda la Roma imperiale e alcuni suoi imperatori (nel centro storico Augusto e Traiano) le tre Guerre d’indipendenza che contribuirono a comporre il puzzle dell’Italia, la Prima e la Seconda guerra mondiale con i loro protagonisti: tutto o quasi il racconto si arresta al periodo post-bellico arrivando al massimo agli anni Settanta-Ottanta (piazza Aldo Moro n’è un esempio). Stesso ragionamento varrebbe per i toponimi che ricordano i letterati e i filosofi, i giornalisti e gli scrittori, i poeti e gli artisti e ancora gli uomini di scienza e dell’accademia: se dovessi dare un nome su due piedi, senza dubbio penserei ad una via intitolata a Pier Paolo Pasolini (uno dei grandi pensatori del secondo Novecento) o magari a Maria Montessori (del cui metodo pedagogico oggi si fa largo uso) o ancora a Nilde Iotti, componente dei 75 della Costituente e prima donna a ricoprire l'incarico di presidente della Camera dei deputati dal 1979 al 1992, ben 12 anni. 

Ma soprattutto aggiornare significherebbe bilanciare i toponimi a favore delle donne, su questo punto credo che sia una battaglia di civiltà che attraverso la memoria porti a un riequilibro della bilancia dell’apporto dei due sessi nella storia del Paese: l’Italia di oggi, anno 2022 alle soglie del 2023, anche se funestata da mali atavici, non è, e mai più sarà, quella dei decenni passati (e figuriamoci dei secoli passati), quindi anche le strade dovrebbero raccontare storie diverse. Questa è una pratica già adottata altrove, che nulla toglie al passato ma che arricchisce il presente marcando un passaggio storico: la consapevolezza del presente deve necessariamente fare i conti con i lasciti del passato per renderli calzanti, dove possibile, con un pensiero progressista che guarda già al domani.

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