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venerdì 25 gennaio 2013

Centrale a carbone di Brindisi: l’ultima offesa all’ambiente


WWF: Sversate in mare acque contaminate da carbone. Confermata anche dall’ARPA la contaminazione dell’acqua provocata dall’allagamento della trincea del nastro trasportatore della centrale Enel di Brindisi.

Firma la petizione contro le centrali a carbone su stopcarbone.wwf.it

La centrale a carbone ENEL Federico II di Brindisi colpisce ancora: come se non bastasse l’inquinamento dell’aria e della terra che impedisce tuttora la coltivazione dei terreni attorno alla centrale, l’allagamento della trincea del nastro che trasporta il carbone ha causato uno sversamento di polveri di carbone che ha inquinato anche il mare di fronte alla centrale. Tanto da indurre  l’Arpa a bloccare  le idrovore che erano al lavoro per liberare il nastro trasportatore  dall’acqua delle piogge dei giorni passati  poiché, sostiene l’Arpa,  «l’acqua è contaminata da carbone».

Gli scarichi prodotti dalle idrovore dell’ENEL contengono potenzialmente polveri di carbone la cui composizione è oramai ben nota e la cui pericolosità è legata anche alla matrice ambientale che li riceve. Va sottolineato come sia la parte organica che quella minerale delle polveri di carbone rappresentano un rischio per l’ambiente e per la salute; infatti, gli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) nella prima e i metalli come arsenico e mercurio nella seconda rendono queste polveri altamente inquinanti.

Eventi simili sono avvenuti anche in altre località con sversamento di polveri direttamente in mare, ma in quei casi l’intervento tempestivo di tecnici ed autorità competenti hanno limitato i danni. La presenza oggi di questi inquinanti nel nostro mare, nei nostri corsi d’acqua e nei terreni corrisponde senza dubbio ad un danno ambientale la cui entità ha una rilevanza molto alta, poiché si tratta di un territorio già altamente fragile, alterato e deturpato e perciò reso poco resistente ad eventi come questi che, seppur limitati nel tempo, hanno avuto pesanti ripercussioni sulla fauna e sulla flora terrestri e marine.

In mare gli inquinanti si diffondono con estrema facilità depositandosi sul fondo e restando in sospensione e con altrettanta facilità entrano nella catena alimentare e, a causa delle le loro proprietà tossiche anche cancerogene, mutagene e teratogene, causano danni diretti alle specie marine, e arrivano sulle nostre tavole. Inoltre scarichi idrici con concentrazioni elevate di polveri possono causare localmente un abbassamento della concentrazione di ossigeno nell’acqua, operando da filtro per la luce e intorpidendo l’acqua. Inutile dire come il ripetersi di queste aggressioni stia compromettendo l’intero ecosistema.

Sembra impossibile che non esista un piano di emergenza ambientale dell’azienda e degli enti pubblici, in caso di eventi climatici, in grado di prevenire l’ennesimo errore umano. Il WWF Italia, insieme alla Sezione  regionale pugliese e quella di Brindisi, continueranno nelle battaglie   legali anche per questo caso, e sono già in azione con i propri  avvocati  per valutare ulteriori denunce o costituzioni in altri procedimenti che dovessero essere avviati dalla  Magistratura   a carico di  Enel.

Il WWF è impegnato a livello nazionale contro le centrali a carbone. Oltre Brindisi, infatti, ci sono altri siti dove il carbone sta mettendo in pericolo non solo l’ambiente e il territorio, ma anche la salute umana e dove il WWF è attivo con azioni legali (ricorsi  e denunce),  di lobby, di informazione.  Dalla Liguria, dove a Vado Ligure l’emergenza sanitaria è ormai conclamata, a Porto Tolle, dove addirittura è prevista una centrale a carbone nel mezzo di un parco, a Saline ioniche,  il tentativo di costruire nuove centrali a carbone a fronte di una overcapacity di produzione di energia elettrica costituisce un pericolo non solo l’ambiente e il territorio, ma anche la salute umana.

(fonte WWF Puglia)

sabato 19 gennaio 2013

Furti di materiale ferroso. Foggia a rischio l’approvvigionamento idrico


Bloccati due balordi che tentavano il furto di valvole di regolazione dei flussi idrici.

Gli uomini del Nucleo Investigativo del Corpo Forestale dello Stato di Foggia, con la collaborazione  delle guardie giurate del Consorzio per la Bonifica della Capitanata, in data odierna, hanno colto in flagranza di reato due persone mentre cercavano di rubare materiale ferroso all’interno dell’area del Consorzio di Bonifica della capitanata, sita nella località Castiglione del comune di Foggia.

Il furto, bloccato in tempo e che sarebbe stato eseguito tramite fiamma ossidrica ed altre attrezzature idonee, non ha solo comportato il danneggiamento di diverse componenti ferrose che regolavano il flusso d’acqua di alcune tubature, per un totale di circa 40mila euro, ma rischiava di compromettere per molto tempo l’approvvigionamento idrico agricolo ed industriale nella città di Foggia.

Denunciato a piede libero all’Autorità Giudiziaria uno degli autori del reato, residente a FoggiaSono in corso accertamenti per l’identificazione del secondo complice, sfuggito ai forestali. L’operazione fa parte del particolare servizio che il Corpo Forestale di Foggia ha posto in essere per arginare il fenomeno del furto di rame dei conduttori elettrici e del materiale ferroso delle condutture idriche dell’intera provincia.

(fonte Corpo Forestale dello Stato - Regione Puglia)

mercoledì 16 gennaio 2013

Scarico avviato nell’area di Torre Guaceto. Pronta la denuncia del WWF


Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del WWF Puglia relativo all'area marina protetta di Torre Guaceto.

Le scelte di politica infrastrutturale della Regione Puglia appaiono, purtroppo, molto spesso essere poco in linea con i concetti di sostenibilità, di tutela dell'ambiente e delle bellezze naturali che caratterizzano la nostra Regione.
Sullo scarico dei reflui nell’Area Marina protetta di Torre Guaceto si è aperto con il WWF un contenzioso che mina alla base qualsiasi possibilità di mediazione. Ma ripercorriamo le ultime tappe di una lunga vicenda che si protrae da anni.

Il 17 dicembre 2012 la prima Sezione del TAR Lecce, con provvedimento monocratico del Dott. Antonio Cavallari, accoglieva la richiesta del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto di emissione di un decreto urgente di sospensione dell’autorizzazione rilasciata dalla Regione Puglia a favore dell’AQP SpA che avrebbe consentito l’avvio dello scarico delle acque reflue urbane dell’impianto di depurazione del Comune di Carovigno nella Zona A dell’Area Marina Protetta di Torre Guaceto. Ma ecco il colpo di teatro: a seguito della decisione dello stesso Tribunale di Lecce di investire il TAR Puglia della questione, l’Assessore Amati, che dovrebbe prima o poi rendersi conto di esser un rappresentante istituzionale, a mezzo stampa ha prospettato l’idea della possibilità che l'AQP SpA possa attivare l'impianto di trattamento reflui di Carovigno.

Dov’è lo scandalo? Intanto il TAR Lecce ha solo e semplicemente chiesto al Presidente del TAR Puglia di pronunciarsi circa la competenza territoriale fra la sede di Bari e quella salentina. Una circostanza che, a nostro avviso, non implica il via libera allo scarico delle acque reflue. Ma se ciò avvenisse ci preoccupa l’allarmante stato di gestione dei reflui urbani nella Regione Puglia. Basti ricordare che tutto il sistema infrastrutturale di trattamento delle acque reflue urbane della Regione Puglia è gestito dall'AQP SpA - il cui unico socio è la Regione Puglia - e la maggior parte degli impianti o sono sottoposti già a sequestro probatorio/preventivo da parte della magistratura penale - come nel caso degli impianti di Barletta, Trani, Andria e Molfetta - o comunque, scaricano reflui nel sottosuolo in assenza di provvedimenti di autorizzazione efficaci (come dichiarato dalla stessa Regione nel proprio atto di costituzione nel ricorso incardinato presso il TAR Lecce dal Consorzio di Torre Guaceto). L'attivazione dell'impianto di trattamento reflui di Carovigno farebbe concretizzare, nel momento stesso in cui il refluo generato verrebbe sversato nella Zona A dell'Area Marina Protetta di Torre Guaceto, il reato di distruzione o deterioramento di habitat all'interno di un sito protetto, punito dal codice penale, oltre che la violazione delle norme a tutela delle Aree Naturali Protette L. 394/1991.

Il WWF vuole ricordare che il Ministero dell’Ambiente, con Decreto Interministeriale del 04.12.1991 prevede un esplicito divieto nell’Area Marina Protetta di “alterazione, con qualsiasi mezzo, diretta o indiretta, dell'ambiente geofisico e delle caratteristiche chimiche e biologiche delle acque, nonché la discarica di rifiuti solidi o liquidi e in genere l'immissione di qualsiasi sostanza che possa modificare, anche transitoriamente, le caratteristiche dell'ambiente marino, nonché la escavazione e la raccolta di materiali inerti”.
 “Se si sversassero i reflui - afferma Leonardo Lorusso, Presidente del WWF Puglia - si rischia di compromettere in maniera grave il delicato equilibrio ambientale del tratto di mare interessato ed in particolare del posidonieto, protetto dalle direttive comunitarie, con grave danno della fauna ittica che qui è particolarmente ricca. Si andrebbe a vanificare, altresì, gli sforzi che si stanno compiendo per una gestione integrata di pesca sostenibile”.

“Nel caso – aggiunge Antonio de Feo, Consigliere Nazionale del WWF Italia - saremo costretti ad intervenire, denunciando nell'immediatezza i fatti alla Procura della Repubblica di Brindisi, cui sarà chiesto di intervenire con il sequestro immediato e preventivo dell'impianto di trattamento reflui di Carovigno”.
Si prende atto che la Regione Puglia e l’Acquedotto Pugliese stanno procedendo con la progettazione esecutiva degli interventi di manutenzione straordinaria per la rifunzionalizzazione della condotta sottomarina esistente in località Apani, ma dall’analisi degli elaborati risultano mancanti gli elaborati relativi alla valutazione di incidenza dell’entrata in esercizio della condotta sul comparto habitat e in particolare sulle praterie di Posidonia oceanica. Attualmente, oltre alla carenza di documentazione, si percepisce l’assenza di pianificazione dell’utilizzo e del riutilizzo della risorsa idrica: perché non si progetta un impianto di raffinamento delle acque? L’impianto di raffinamento delle acque e di distribuzione irrigua nei campi circostanti deve essere utilizzato nell’intero arco dell’anno e, nel contempo, per ridurre il carico di reflui in acqua.

Insomma le soluzioni ci sarebbero, ma gli interlocutori istituzionali non possono continuare ad essere gli attuali, in quanto oramai privi di credibilità: auspichiamo che questo cambio avvenga subito, con un atto da parte di chi deve assumersi tutte le responsabilità del caso.

(fonte WWF Puglia)

martedì 30 ottobre 2012

Studenti di Medicina della sede distaccata di Taranto chiedono un'intervento urgente per avere igiene e sicurezza



La storia dell'inquinamento della città di Taranto si diffonde sempre più e oggi si dipinge del nero del lutto: un altro operaio della fabbrica d'acciaio tarantina a soli ventinove anni è morto a causa di un incidente sul lavoro. 
http://bari.repubblica.it/cronaca/2012/10/30/news/incidente_mortale_all_ilva_vittima_un_operaio_di_29_anni-45563741/
Questa notizia va ad aggiungersi alle altre che in questi mesi hanno fatto parlare di Taranto e dei troppi tumori che non smettono di colpire indiscriminatamente.

Policlinico di Bari, sede universitaria - Foto wikipedia.it
A lamentarsi in questi giorni da Taranto, a causa delle scarse condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza degli spazi adibiti ad aule universitarie, sono gli studenti e le studentesse della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi Aldo Moro di Bari e in particolare gli iscritti al Corso di Laurea di Tecniche della Prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, con sede a Taranto in via Grazia Deledda

Il gruppo di studenti e studentesse, che ha creato anche un interfaccia web sul social network facebook.com, ha chiesto in una lettera inviata al presidente della regione Puglia Nichi Vendola, al rettore dell'Università di Bari Corrado Petrocelli, al preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia Paolo Livrea, di trovare una diversa ubicazione per svolgere le lezioni del Corso di Laurea, troncando una situazione di disagio che si protrae da troppo tempo.
La sede distaccata di Taranto di Medicina e Chirurgia dell'Università Bari accoglie tre corsi di laurea delle professioni sanitarie, in particolare il Corso di laurea di Infermieristica, quello di Tecniche della Prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro e quello di Fisioterapia, per un totale di oltre 350 studenti. 

"La struttura - si legge nella lettera - consiste in un vecchio edificio sito in Taranto alla Via Grazia Deledda (rione Tamburi) nelle immediate vicinanze dell’acciaieria e parchi minerari Ilva, in un’area poco frequentata e spesso soggetta a visite di cani randagi ma, soprattutto, di gente poco raccomandabile visti i continui furti e rapine. Esternamente le facciate dell’edificio sono intrise di residui di ossido di ferro dell’Ilva con la caratteristica colorazione rossastra, vista la posizione frontale e vicinissima al parco minerario. La situazione della sede di Taranto dell’Università di Bari di via Grazia Deledda si è aggravata!".

Quadro elettrico saccheggiato - Sede Medicina e
Chirurgia di Taranto (Rione Tamburi)
"Noi studenti - si legge ancora nelle missiva -siamo impossibilitati, da circa due settimane, persino a seguire le lezioni poiché sono stati sabotati e tagliati i cavi dell'elettricità e quindi non c'è erogazione di corrente elettrica. Questo non permette l'utilizzo dell'unico proiettore e di ciò che che ci resta, che non è stato saccheggiato a causa dei continui furti, per l'attività didattica. La sede, inoltre, è priva di opportune strumentazioni per lo svolgimento della normale attività didattica come proiettori e computer, sottratti a causa dei frequenti furti agevolati dall'inesistenza di un efficiente sistema di sorveglianza e/o di video sorveglianza. Ovviamente non è neppure possibile utilizzare i distributori automatici per comprare anche solo una bottiglia d'acqua, visto che il bar più vicino si trova ad almeno 3 km dalla struttura".

La situazione che gli studenti lamentano riguarda anche la fruizione dei servizi igienici: "se prima nei bagni mai puliti era possibile espletare bisogni fisiologici, ora sono inutilizzabili perché anche l'acqua corrente spesso non è presente: le condizioni igienico sanitarie dei luoghi sono pessime. Assolutamente assente risulta, altresì, la pulizia dei restanti ambienti del complesso". 
Siamo al paradosso: qualche centinaio di studenti della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Taranto che lamentano igiene e sicurezza.

Ma le richieste degli studenti non finiscono qui: vogliono anche il riscaldamento. Ma come con questo clima primaverile che bisogno c'è? 

"L'inverno si avvicina e siamo completamente sprovvisti di impianti di condizionamento e di riscaldamento dell’aria - fanno sapere gli studenti -. È inutile aggiungere che, di tanto in tanto, i fumi dell’Ilva pervadono le aule peggiorando la situazione. Questo pomeriggio era impossibile sostare persino nell'androne della Facoltà per i cattivi odori provenienti dai fumi dell'Ilva che ci hanno provocato una bruciore intenso della golaNon risulta peraltro essere attiva una connessione internet e, di conseguenza, manca la possibilità di trasmettere agli studenti comunicazioni, come a titolo meramente esemplificativo, orari delle lezioni, cambiamenti improvvisi degli stessi, date e orari di esami spostati all'ultimo minuto".

Per questi e altri motivi gli studenti e le studentesse chiedono che "venga trovata una sistemazione alternativa quanto prima perché abbiamo tutto il diritto di proseguire nella nostra attività didattica visto che paghiamo le tasse come tutti gli altri".

30.10.2012
V.S.

mercoledì 26 settembre 2012

La Puglia nella monnezza - La differenziata è ferma al 20% e alla stato attuale non decollerà

"La recente legge regionale in materia di servizi pubblici locali - spiega Pietro Santamaria, autore del libro L’ultimo chiuda la discarica - vieta ai comuni pugliesi di indire nuove procedure di gara per l’affidamento dei servizi di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti urbani" e li obbliga ad associarsi, a questo scopo, in Ambiti di Raccolta Ottimale (Aro). Lì dove questo non sia accaduto entro il 23 settembre il rischio è quello di tornare indietro di alcuni anni.


A questo link  http://www.ecodallecitta.it/notizie.php?id=113450  è possibile leggere l'articolo scritto da Pietro Santamaria.




mercoledì 19 settembre 2012

Abusivismo nei pressi di Castel del Monte


La Puglia è stata negli ultimi anni il terreno fertile per far nascere numerose aree protette. Il territorio di uno dei due parchi nazionali pugliesi, quello dell'Alta Murgia, nel passato è stato depredato e abusato, ma questa tendenza, per quanto in sensibile calo, non accenna a estinguersi. Ne è esempio il sequestro effettuato dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato di Ruvo di Puglia, i quali soltanto qualche giorno fa hanno operato il sequestro di un vano di circa 20 mq all’interno di una masseria in agro di Corato (Ba). L'area è ricadente nella zona 1 del Parco Nazionale dell’Alta Murgia e nella zona di vincolo panoramico nei pressi del Castel del Monte, quindi di “notevole interesse pubblico”.

Le indagini condotte sul caso hanno evidenziato che il committente aveva avviato l’iter autorizzativo ma, nell’attesa dei relativi titoli, aveva comunque avviato e finito la struttura già in uso all’annessa omonima azienda agrituristica. In particolare la struttura in questione, costituente “intervento di nuova costruzione”, era priva del prescritto permesso di costruire, da rilasciarsi solo dopo autorizzazione di competenza dell’ente Parco e decorsi i termini di affissione della stessa autorizzazione all’albo pretorio del comune interessato. A seguito del sequestro sono stati deferiti alla Procura della Repubblica di Trani il committente dei lavori e proprietario della struttura, ed il titolare dell’impresa costruttrice, entrambi residenti a Corato, per le rispettive responsabilità.

(fonte Corpo Forestale dello Stato - Regione Puglia)

19.09.2012
V.S.


martedì 24 luglio 2012

Rogo ad Altamura - La Forestale indaga



Giorni fa il personale del Comando Stazione Forestale di Altamura e del Coordinamento Territoriale per l’Ambiente del Corpo Forestale dello Stato di Altamura è intervenuto su un rogo che ha interessato la località “Masseria Debernardis” in agro di Altamura.
Il fuoco ha interessato un rimboschimento di conifere costituito da piante di pino d’Aleppo e cipresso per un totale di quasi 6 ettari ed una superficie di seminativi e incolti per una estensione di circa 9 ettari.
Immediate le indagini dei forestali che avrebbero individuato l’origine del rogo in un contatto elettrico tra un cavo Enel conduttore di energia e la cima di alcune piante che avrebbe generato una forte scarica elettrica, con riscaldamento e rottura del cavo elettrico e successiva combustione delle chiome. Il materiale vegetale incendiato, cadendo al suolo, avrebbe di conseguenza innescato il rogo che si è propagato velocemente per le alte temperature e la presenza di vento moderato.
I forestali stanno quindi conducendo indagini per verificare la configurazione di eventuali responsabilità colpose a carico della ditta distributrice di energia per la zona di Bari.

(Fonte Corpo Forestale dello Stato - Regione Puglia)




mercoledì 18 luglio 2012

Cassano fuma - Incendi e operatori anticendio



Foto d'archivio Vito Stano
Incendi frequenti e scarsità di personale: sono i due nodi complessi della stagione estiva 2012 nell’area murgiana di Terra di Bari. L’azione dell’Arif, 1.300 operai in tutto, non è sufficente a fronteggiare le numerose emergenze che in questo lungo periodo estivo" investono in particolare l’area rurale e boschiva che lambisce il Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Cassano delle Murge, in provincia di Bari, è ritenuta la porta a sud del parco ed è anche uno dei comuni pugliesi maggiormente esposto agli incendi proprio a causa dell’ampio fronte boschivo presente nel perimetro cittadino. Ed è proprio sugli operai dell’Arif che si scatenò una polemica qualche tempo fa, polemica che interessò il numero degli stessi in proporzione all’estensione territoriale pugliese. A questi dati si aggiungeva un paragone con gli addetti alla tutela del patrimonio boschivo del Canada. Si, proprio del Canada. Insomma il paragone non fu proprio calzante a mio avviso, perché venivano tralasciati alcuni particolari connotati tipici della Puglia e dell’Italia tutta: come la cultura che gli autoctoni hanno del territorio in cui vivono, le leggi che tutelano il patrimonio boschivo, le risorse pubbliche investite in tale azione, solo per citarne alcuni. Perché se è vero che c’è un numero indefinito di operai che non fa esattamente il proprio dovere, è vero pure che sul campo c’è ne sono tanti che fanno più del proprio dovere. A questi si aggiungono i numerosi volontari, di cui la maggior parte giovanissimi, che a gratis coprono sui campi percorsi dal fuoco posizioni importanti e pericolose. L’associazione Pubblica Assistenza di Cassano delle Murge, guidata dal presidente Alessandro Giustino, come ogni estate ormai da qualche anno, è presente e attiva sul territorio non solo cassanese. I volontari, come è prassi ormai consolidata, sono a disposizione della sala operativa di Bari e dunque supportano le attività di spegnimento dove è necessario. Questa prassi però rischia in momenti particolari di “lasciare sguarnito il territorio di Cassano, che ha una delle più grandi interfacce boschive della Puglia” afferma non senza amarezza il presidente della Pubblica Assistenza Alessandro Giustino. Questa ipotesi nei giorni scorsi avrebbe potuto diventare realtà e per alcuni residenti nella zona del Costone di Bruno, nei pressi di via Santeramo, sarebbe stato probabilmente molto difficile scampare alle fiamme. Difatti il giorno 11 luglio scorso diversi focolai hanno interessato un’area vasta tra la strada Panoramica e il Costone di Bruno. Durante le operazioni di spegnimento due operai dell’Arif e un volontario della Pubblica Assistenza sono finiti in ospedale per intossicazione e molte sono state le vite in pericolo. “Le operazioni di spegnimento – conferma Giustino – iniziate alle 14 sono terminate alle 22”. Insomma l’azione di spegnimento è stata condotta senza risparmio, ma il pericolo forse più grande è stato proprio quello di lasciare scoperta Cassano: dalla sala operativa arrivò la chiamata alla Pubblica Assistenza di convogliare con il mezzo su Santeramo per domare un incendio al cui spegnimento già collaboravano gli operai dell’Arif. Pertanto per uno strano scherzo del destino (!) la corsa dei soccorsi fuori paese avrebbe potuto essere fatale per Cassano e in particolare per numerose persone che, come raccontato da Alessandro Giustino, “erano alle finestre delle loro case in attesa che i soccorritori li traessero in salvo”. I vigili del fuoco, gli agenti del Corpo forestale dello Stato e della Polizia municipale di Cassano sono stati i co-protagonisti di questa storia finita a lieto fine. In tanto però pare che la sindaco di Cassano Maria Pia Di Medio stia provvedendo all’acquisto di un’autobotte usata, da affidare in convenzione all’associazione Pubblica Assistenza al fine di rendere ancor più efficace l’azione dei volontari.
A proposito di convenzione il comune e l’associazione Pubblica Assistenza hanno stipulato una convenzione per garantire la postazione di pronto soccorso presso il plesso Ausl in via Grumo. Già da qualche giorno la presenza dei volontari non passa inosservata e al loro servizio di trasporto ambulanza si aggiunge la collaborazione necessaria del medico di turno che all’occorrenza farebbe la prima diagnosi coadiuvato dagli operatori del 118, i quali devono comunque sempre essere allertati.   

18.07.2012
Vito Stano

sabato 14 luglio 2012

Discarica abusiva a Conversano - Denunciato il proprietario del terreno


Il personale del Comando Stazione del Corpo Forestale dello Stato di Monopoli, in data 26.6.12, accertava che su di un’area della superficie di circa 3.500 metri quadri ubicata in agro di Conversano (BA), alla località Cordone, erano stati smaltiti nel corso del tempo e con più atti ripetuti, varie tipologie di rifiuti.
Tra questi vi erano rifiuti speciali, ingombranti, non pericolosi (terra  e roccia da scavo, materiale di risulta, mattoni, residui di legno, cemento, plastica, rifiuti derivanti dalla dismissione degli impianti a tendone per la coltivazione dell’uva - tiranti metallici, tubi per irrigazione in plastica, ecc. - pneumatici fuori uso, residui di potatura) ma anche rifiuti nocivi per la salute pubblica come le dismesse traverse ferroviare in legno contenenti “creosoto”; il tutto aveva di fatto trasformato la zona in una vera e propria discarica.
Per le violazioni al D. L.vo 152/2006 e s.m.i. (assenza delle necessarie Autorizzazioni rilasciate dagli Enti preposti, esercizio di una illecita attività di smaltimento di rifiuti speciali ingombranti pericolosi e non), il proprietario del terreno, di Conversano, è stato deferito all’Autorità Giudiziaria mentre tutta l’area interessata è stata posta sotto sequestro.

(fonte Corpo Forestale dello Stato - Regione Puglia)

mercoledì 11 luglio 2012

Incendio in agro di Ruvo - Preso presunto piromane


Lunedì, durante un servizio mirato alla repressione degli incendi boschivi, gli agenti del Comando Stazione forestale Parco di Gravina in Puglia, congiuntamente a una pattuglia del Commissariato di Pubblica sicurezza di Corato e a una squadra di operai regionali Arif denominata “Pulicchie 21”, hanno proceduto allo spegnimento di un incendio in località “Taverna Nuova”, agro del Comune di Ruvo di Puglia, nel territorio del Parco Nazionale dell’Alta Murgia.
Le fiamme stavano interessando un’area a pascolo (circa 400 metri quadri) coperta da cespugli e sterpaglie e, a causa dell’alta temperatura e del vento forte, minacciavano i complessi boscati denominati “Serra Ficaia” (Ruvo di Puglia), “Povera Vita” (Gravina in Puglia), i pascoli limitrofi, una masseria abitata e il deposito di munizioni dell’ Esercito Italiano (Polveriera).
Nell’immediatezza dell’intervento e a ridosso delle fiamme gli agenti rintracciavano un uomo di nazionalità straniera che presentava segni inequivocabili dell’accensione quali presenza di fuliggine sulle braccia e nella parte inferiore delle gambe e in tasca aveva un accendino funzionante ed ancora caldo.
L’uomo è stato deferito all’Autorità Giudiziaria per incendio e per accensione di fuochi all’interno del Parco Nazionale dell’Alta Murgia.
(fonte Federazione Speleologica Pugliese; Corpo Forestale dello Stato - Regione Puglia)

lunedì 9 luglio 2012

Discarica abusiva di rifiuti pericolosi - Denunciato proprietario del suolo



In data 26/06/12, gli agenti del Comando Stazione Forestale di Cassano delle Murge (BA), hanno proceduto al sequestro di un’area di oltre 5 ettari di terreno agricolo sito nel Comune di Grumo Appula (BA), in località “Casino Trerotoli” - “Masseria Scippa”.
L’area in questione veniva utilizzata per gestire una discarica di rifiuti pericolosi e non pericolosi  abbandonati in loco, con successiva miscelazione e smaltimento di una parte di essi mediante iniziale compattamento, nonchè per lo scarico di rifiuti liquidi provenienti dal ciclo di lavorazione delle olive. 
I forestali hanno rinvenuto vari cumuli costituiti da terra e rocce da scavo, blocchi bituminosi rivenienti da rottura di manto stradale, frantumi di tubazioni in conglomerato cementizio comunemente utilizzate per le condotte fognarie urbane, materiale di risulta e ferroso, pneumatici e fanghi di vegetazione rivenienti dalla produzione di olio d’oliva. Inoltre, in ragione delle attività di scarico dei rifiuti suddetti nonché del loro spianamento e compattamento, è avvenuta una modificazione sostanziale dello stato dei luoghi, aventi naturale conformazione decliva.
Il sequestro quindi è stato effettuato per scongiurare il pericolo che la libera disponibilità della cosa pertinente al reato potesse aggravarne le conseguenze e agevolare la commissione di altri illeciti.
Deferito all’Autorità Giudiziaria il proprietario del fondo, originario di Grumo Appula.

(fonte Corpo Forestale dello Stato - Regione Puglia)

martedì 3 luglio 2012

15 ettari in fumo - Ipotesi dolosa


Lancio di liquido ritardante - Foto Archivio Vito Stano

Il fuoco ha mangiato 15 ettari di pseudo steppa nel giro di poche il 26 giugno, nei pressi delle grotte del Lupo e di Nisco, per capirci la parte di murgia che intercorre tra la collina del convento e alcuni residence. Soltanto l’intervento di due fire boss, che hanno fatto in tutto sei lanci, ha scongiurato che il fuoco si propagasse oltre. Certo non saranno i circa 50mila ettari andati in fumo nei pressi di Valencia in Spagna qualche giorno fa, ma l’ipotesi dolosa fa aumentare la sofferenza per una perdita che poteva essere evitata.
“Con questo siamo a quasi 20 incendi di grossa entità dall’inizio di giugno” ha dichiarato il vice presidente dell’associazione Pubblica Assistenza Tomas Trotti raggiunto al telefono. “La percentuale degli incendi nel mese di giugno risulta raddoppiata rispetto a giugno 2011”, ha concluso.
I volontari giunti sul posto alle 12,30 circa hanno coadiuvato nelle azioni di spegnimento i vigili del fuoco, agli agenti della forestale, agli operatori dell’Arif e agli agenti delle polizia municipale.
Al momento non si conoscono le cause dell’incendio, ma la natura dolosa sembra quella più accreditata. Anche il comandante di stazione dei Carabinieri di Cassano delle Murge Cosimo Maldarizzi, raggiunto telefonicamente, ha confermato che “le indagini sono in corso, ci sono indizi che fanno pensare a più di una persona”. 

03.07.2012
Vito Stano 

lunedì 25 giugno 2012

Duro colpo al patrimonio boschivo pugliese

Rogo a Chiatona, circa 50 ettari di pineta bruciati

Nella mattinata di ieri, un incendio di vaste dimensioni ha colpito una delle zone verdi più belle della Puglia, le pinete site in località Chiatona, comune di Palagiano, all’interno della Riserva Biogenetica di Marziotta. Notevole lo spiegamento di forze in campo: uomini del Corpo Forestale dello Stato con il Comandante Regionale dr. Silletti, Carabinieri,  Polizia di Stato, Vigili Urbani, operai regionali ARIF e operai statali dell’Ufficio Territoriale per la Biodiversità del CFS, tutti impegnati in una lotta purtroppo impari  che ha visto anche l’intervento di quattro velivoli Fire Boss e un Canadair che, solo dopo 230 lanci di acqua, sono riusciti a contenere le fiamme.
Nonostante gli sforzi profusi sono purtroppo andati in fumo circa 50 ettari di soprassuolo di resinose, durante un incendio quasi sicuramente di natura dolosa, che ha devastato l’area in questione sino alle prime ore della sera.
La zona è stata comunque pattugliata per tutta la notte scorsa. I presidi del Corpo Forestale dello Stato e degli operai statali e regionali continueranno ad oltranza per evitare che altri focolai possano divampare nella zona; inoltre, gli uomini del Corpo Forestale effettueranno le dovute indagini per la ricerca di eventuali colpevoli e/o punti di innesco.
In prima linea per la prevenzione e la lotta agli incendi boschivi, il Corpo Forestale dello Stato invita a segnalare al numero verde nazionale 1515 avvistamenti di incendi boschivi e/o nei pressi di zone boscate, nonché eventuali autoveicoli, piromani o persone che svolgano tali pratiche vietate, mettendo a rischio il patrimonio boschivo nazionale.

(fonte Corpo Forestale dello Stato - Regione Puglia)

giovedì 21 giugno 2012

Taranto: si salvi chi può

Fonte youtube.com
La battaglia per il diritto a vivere in un ambiente sano a Taranto prosegue da anni. Su youtube.com è possibile intercettare numerosi video relativi alle problematiche legate alla presenza dell'industria siderurgica Ilva nell'antica città magnogreca. Questo video è un pugno nell'occhio, una macchia indelebile, davanti alla quale continuare a mentire o a girare la testa dall'altra parte è semplicemente da criminali. Il mare, come si vede chiaramente nel video, restituisce una sostanza nera oleosa, che fa pensare al petrolio. Questa è la vergogna della nostra bella Puglia, che ovunque fa promozione alle coste adriatica e salentina, all'Alta Murgia e al Gargano, dimenticando le perle dello Ionio, surclassate dall'inquinamento delle grandi industrie.

21.06.2012
Vito Stano 

lunedì 18 giugno 2012

Sequestrato terreno a Monopoli e denunciato il proprietario


Gli agenti del Comando Stazione Forestale di Monopoli (BA), in data 05/06/2012, hanno accertato un’attività di smaltimento illecito di rifiuti in località “Monti di Santa Teresa”, agro del Comune di Monopoli (BA).
Su di un’area della superficie di metri quadri 150 circa, è stato effettuato un riempimento di circa 200 metri cubi  con rifiuti speciali non pericolosi, costituiti da terra e roccia da scavo, non prodotti in situ e stoccati, senza alcuna autorizzazione, per la realizzazione di un piano rialzato per sosta e parcheggio automezzi.
La zona interessata dall’illecito è un’area S.I.C. (Sito di Interesse Comunitario), denominata “Murgia dei trulli”, sottoposta a vincolo paesaggistico.
A seguito di ciò si è proceduto a deferire all’Autorità Giudiziara il proprietario dell’area e committente dei lavori e a porre sotto sequestro l’intera area.

(fonte Corpo Forestale dello Stato - Regione Puglia)

sabato 19 maggio 2012

Videopost: antenne pericolose per la salute?



La strada provinciale Cassano delle Murge - Santeramo in Colle è, in un punto in particolare, ricco di antenne. Abbiamo avuto modo di filmare il momento dell'impianto di un ulteriore parte. Oltre allo spettacolare e pericoloso momento dell'installazione, dobbiamo tenere presente che il nostro territorio è soggetto ad un numero di casi tumorali molto alto, di cui molte volte a causa della superficialità poco si parla. Dati di cui oggi non disponiamo, ma sappiamo che la situazione non è assolutamente rosea.

19.05.2012
V.S.  

venerdì 18 maggio 2012

Sammichele di Bari: reflui industriali scaricati senza autorizzazione


Denunciato l’amministratore di un opificio di Sammichele. Il personale del Corpo Forestale dello Stato, Comando Stazione di Acquaviva delle Fonti, in data 10 maggio 2012, a seguito di segnalazione di un cittadino, ha effettuato controlli all’interno di uno stabilimento per la produzione e lo stoccaggio di manufatti cementizi sito in agro di Sammichele di Bari, zona P.I.P.
Dopo l’ispezione dell’impianto di  raccolta e trattamento delle acque meteoriche, costituito da canali di drenaggio con griglie, pozzetti e due vasche per la sedimentazione e l’accumulo delle acque, i forestali hanno constatato che parte delle griglie, della canalizzazione e dei relativi pozzetti risultavano completamente occlusi da sedimenti cementizi provenienti dal dilavamento del piazzale in seguito alle precipitazioni.
Tali occlusioni impedivano di fatto il convogliamento delle acque nelle vasche di raccolta e sedimentazione favorendone in parte il riversamento sulla pubblica sede stradale e la dispersione nei limitrofi terreni; tra l’altro, le acque regolarmente convogliate nelle vasche venivano invece scaricate in un corpo ricettore non ancora identificato perché totalmente interrato e di cui non sono state fornite utili spiegazioni dal personale e dal titolare dello stabilimento.  
Dopo i dovuti accertamenti presso l’Ufficio Tecnico del comune di Sammichele, i forestali hanno anche verificato l’assenza della prescritta autorizzazione allo scarico delle acque reflue industriali.
Visto il pericolo della reiterazione dell’illecito e di danno ambientale, i forestali, dopo l’occlusione tramite colata di cemento, hanno proceduto al sequestro della condotta di scarico ubicata nel pozzetto finale dell’impianto.
Deferito all’autorità giudiziaria l’amministratore unico della ditta.

(fonte Corpo forestale dello Stato - Regione Puglia)

mercoledì 16 maggio 2012

Andria: continua la lotta contro lo stoccaggio illeciti dei rifiuti

Denunciato il proprietario dell’area sequestrata
La Puglia dei tanti paesaggi, la Puglia della biodiversità, la Puglia del mare e della murgia. Sono le tante facce che compongono il mosaico del volto del tacco d'Italia. Ma le occasioni positive fanno il paio con quelle negative, purtroppo. Le numerose denunce che vengono raccolte dal Corpo forestale e dalle altre forze dell'ordine raccontano di episodi negativi, frutto di una cultura dell'incuria e del malaffare che non accenna a essere debellata. In questo pezzo raccontiamo un altro di quegli episodi che hanno visto coinvolti gli uomini del Corpo forestale dello Stato. In una operazione congiunta svoltasi l'otto maggio, tra i forestali del Comando Stazione di Corato e il personale del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale del Comando Provinciale di Bari, sono state rinvenute ingenti quantità di rifiuti speciali non pericolosi stoccati illecitamente in località S. Lizio in agro del comune di Andria.
Tra questi vi erano veicoli fuori uso e loro componenti, biciclette in disuso, materiale ferroso di vario genere, contenitori in plastica, pneumatici fuori uso ed altro materiale non ben specificato, che ricoprivano interamente due distinte aree di proprietà privata.
I terreni interessati dallo stoccaggio nonché tutto il materiale rinvenuto, ivi compresi i veicoli, sono stati subito sottoposti a sequestro penale .
Il proprietario delle aree è stato deferito all’Autorità Giudiziaria per il reato di attività di gestione di rifiuti non autorizzata.  

16.05.2012
Vito Stano


(fonte Corpo forestale dello Stato - Regione Puglia)

martedì 15 maggio 2012

Cagnano Varano: gestione illecita di rifiuti. Denunciate 4 persone


I reati ambientali sono frequentissimi, lo dimostrano le numerose operazioni delle forze deputate al controllo. Le istituzioni e i cittadini pugliesi devono tenere alta la guardia e inserire nell'elenco delle tante priorità la tutela dell'ambiente, perché sono tante e diverse tra loro le infrazioni che vengono riscontrate quotidianamente. 
A proposito di ciò gli agenti del  Corpo Forestale dello Stato appartenenti al Comando Stazione di Cagnano Varano, a seguito di servizi mirati alla prevenzione e alla repressione dei reati ambientali nei comuni di Ischitella, Carpino e Cagnano Varano (FG) e più precisamente presso la località "Airola” in agro di Carpino, hanno proceduto, in flagranza di reato, nei confronti di due soggetti originari del luogo poiché intenti a trasportare rifiuti speciali non pericolosi in assenza di iscrizione all’albo dei gestori ambientali. Tale servizio mirato ha permesso infatti il deferimento a piede libero all’autorità giudiziaria dei due soggetti che dovranno rispondere di trasporto illecito di rifiuti speciali e concorso di reato.
In agro di Ischitella, località “torre varano”, i forestali  hanno sequestrato un’area di quasi 1000mq adibita a discarica abusiva di rifiuti speciali quali scarti di risulta edile, plastica, terre e rocce di scavo. Dopo i dovuti accertamenti cartografici, il proprietario, originario di Ischitella, è stato deferito all’autorità giudiziaria per smaltimento illecito di rifiuti e allestimento di discarica non autorizzata. In agro di Mattinata, in località “San Benedetto”, gli agenti appartenenti al Comando Stazione di Cagnano Varano, in collaborazione con i forestali di Monte Sant’Angelo, hanno deferito all’autorità giudiziaria il rappresentante legale di un’impresa di calcestruzzi del luogo per smaltimento illecito di rifiuti speciali e perchè allestiva abusivamente un impianto di recupero di rifiuti speciali non pericolosi al fine di vagliare le acque di lavaggio dal materiale di rifiuto costituito da conglomerato cementizio.

L’ammontare delle sanzioni amministrative elevate dai forestali di Cagnano Varano nei confronti di imprese e società che esercitano attività di trasporto, stoccaggio, recupero e smaltimento di rifiuti ammontano a 12mila euro, gli illeciti rilevati vanno dall’omessa o irregolare tenuta del registro di carico e scarico dei rifiuti prodotti, all’irregolare o incompleta tenuta del formulario di rifiuti trasportati e detenuti e al deposito incontrollato di rifiuti speciali da parte di privati.


15.05.2012
Vito Stano

(fonte Corpo forestale dello Stato - Regione Puglia)

martedì 1 maggio 2012

"Enel killer" - Continua la campagna informativa di Greenpeace


Non si arresta la campagna di Greenpeace per sensibilizzare gli italiani circa i danni ambientali e sulla salute causati dalle centrali a carbone di Enel. Nell'ultima nota diramata sul sito dell'organizzazione ambientalista leggiamo di prove circa le morti premature che si registrano ogni giorno in Italia, riconducibili secondo Greenpeace al lavorio inquinante delle centrali a carbone.
"Abbiamo la prova n°1. In questo momento gli attivisti del nostro Reparto Investigazioni Climatiche - si legge nella nota - sono in azione e hanno disegnato nei campi vicino alla centrale Enel di Brindisi la sagoma di un cadavere lunga 80 metri con la scritta "Enel killer". Sì, Enel non è solo un killer del clima ma un killer e basta: le sue centrali a carbone, in Italia, causano una morte prematura al giorno".

"Lo rivelano i dati  shock - continua Greenpeace - di uno studio che abbiamo commissionato all'istituto indipendente di ricerca olandese SOMO. Secondo lo studio, gli impianti a carbone di Enel hanno già provocato 366 morti premature nel 2009, che potrebbero arrivare a 500 se l'azienda metterà in atto il suo piano di espansione con le centrali di Porto Tolle e Rossano Calabro".

Nelle righe finali della nota si legge che "tra poche ore si riunirà a Roma l'assemblea degli azionisti di Enel. Chiediamo all'azienda di salvare vite umane, abbandonando il carbone e investendo nelle fonti rinnovabili". 
A questo proposito per coloro che volessero sostenere questa proposta è possibile firmare la petizione contro Enel Killer sul sito www.FacciamoLucesuEnel.org . 

01.05.2012
Vito Stano