martedì 6 novembre 2012

La rinascita problematica del bosco di Acquatetta


Bosco di Acquatetta- Foto parcoaltamurgia.gov.it
Il 12 luglio la terra si tinge di nero manifestando il lutto per un evento tragicamente triste, l’incendio del bosco di Acquatetta tra Minervino Murge e Spinazzola nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia, 600 ettari di bosco fitto di pini e cipressi carbonizzati, uno scrigno di biodiversità violato, animali morti, habitat distrutti. Aerei e uomini non riescono a contrastate la violenza del fuoco che per giorni imperversa tra gli alberi trasformando un bosco ricco di vita in un paesaggio spettrale.

La terra si apre e rigurgita virgulti, il verde comincia a occupare spazi, dalle piante morte riprende la vita; oltre ogni aspettativa la natura con rabbia e prepotenza ritorna sui suoi luoghi. Olmi e querce riprendono gli spazi e sembra quasi che stessero aspettando qualcosa che li liberasse da quelle conifere dominanti.
 
A poco più di tre mesi dal passaggio del fuoco, il bosco di Acquatetta manifesta tutta la capacità di ripresa dovuta soprattutto alla sua complessità. Il popolamento boscato creato dall’uomo circa mezzo secolo fa e dominato dalle conifere era colonizzato anche da latifoglie, alcune delle quali nate spontaneamente da semi portati dagli uccelli, altre introdotte con recenti interventi di conversione del primo insediamento di specie pioniere. Il bosco di Acquatetta era anche caratterizzato da numerosi alberi da frutto, alcuni di varietà ormai quasi estinte, alberi di fico, noce, ciliegio, pero erano stati piantati o ottenuti per innesto dagli operai che si erano occupati degli impianti forestali e della gestione nel passato. Il popolamento arboreo costituiva un articolato ecosistema dove molte specie di fauna selvatica avevano trovato l’habitat trofico e riproduttivo.

La salvezza di Acquatetta è ora proprio dovuta alla sua complessità. Infatti sono proprio le specie con capacità pollonifera (cioè l’attitudine delle piante forestali a riprodurre la parte fuori terra dalla ceppaia o dalle radici) che dopo il passaggio del fuoco stanno manifestando elevata capacità di recupero e che stanno avviando la rinascita vegetazionale. Tuttavia la situazione attuale è di elevata fragilità poiché il tappeto verde costituito da specie erbacee e arboree in affermazione necessita di tutela e cura. Infatti alcune specie striscianti come i rovi potrebbero prendere il sopravvento e soffocare la rinnovazione di latifoglie ed in molti casi i numerosi polloni generati dalle piante morte devono essere selezionati a vantaggio dei più robusti.

Ancora, le latifoglie morte vanno tramarrate (ossia vanno ripulite le ceppaie asportando, con una specie di zappa affilata, la marra, le parti deteriorate fino in prossimità del colletto) per favorire la rivitalizzazione delle ceppaie e le conifere devono gradatamente diradate partendo da quelle totalmente carbonizzate e instabili, finendo con quelle fortemente compromesse e deperienti. Inoltre , nelle aree percorse dal fuoco va inibita qualsiasi attività antropica diversa da quelle finalizzate al recupero, al fine di non disturbare lo sviluppo delle piante giovani.

La rinascita problematica del bosco di acqua tetta favorire la rivitalizzazione delle ceppaie e le conifere devono essere gradatamente diradate partendo da quelle totalmente carbonizzate e instabili e finendo con quelle fortemente compromesse e deperienti. Inoltre, nelle aree percorse dal fuoco, va inibita qualsiasi attività antropica diversa da quelle finalizzate al recupero, al fine di non disturbare lo sviluppo delle giovani piante.
 
Il vigore di Acquatetta lascia sperare che in tempi brevi possa ricostituirsi un sistema boscato più complesso e più forte del precedente. Tuttavia l’infausta esperienza vissuta deve spingerci ad essere più attenti nelle azioni di salvaguardia e di prevenzione degli incendi boschivi, favorendo il pascolamento per ridurre la biomassa, esercitando un attento monitoraggio, attivando un primo intervento più immediato: azioni da adottare affinché eventi simili non accadano ancora. Una maggiore responsabilizzazione di tutti i fruitori circa il valore ecologico dei boschi determinerebbe maggiore rispetto delle risorse naturali ed il coinvolgimento diretto nella protezione. Se qualcuno avesse intuito che quell’incendio a bordo strada avrebbe potuto coinvolgere il bosco non lontano, se i proprietari delle aziende agricole avessero da subito compreso l’entità del pericolo e adottato azioni per spezzare il fronte di fuoco, se gli interventi di spegnimento fossero stati più immediati, se ed ancora se… probabilmente non avremmo vissuto uno degli episodi più tristi per i preziosi boschi del Parco Nazionale dell’Alta Murgia.

(di Chiara Mattia - Funzionario Agronomo-Forestale dell’Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia, fonte parcoaltamurgia.gov.it)

Nessun commento:

Posta un commento