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martedì 11 febbraio 2014

Operazione antidroga. Toritto sotto l'occhio della Direzione Investigativa Antimafia

Una nota del Comando Provinciale dei Carabinieri rende noto che durante la mattinata è stata condotta una vasta operazione antidroga dai Carabinieri del Comando Provinciale di Bari contro un clan, facente capo alla famiglia Zonno di Toritto, alle porte di Bari, che gestiva un ingente traffico di stupefacenti in una vasta area dell’hinterland barese. Sono stati impiegati circa 80 uomini, con l’aiuto di unità cinofile e di un velivolo del 6° Nucleo Elicotteri di Bari. I reati contestati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari che hanno consentito al Giudice per le Indagini Preliminari di emettere il provvedimento di custodia in carcere per tutti gli arrestati, vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, porto e detenzione illegale di armi, nonché per alcuni la violazione della sorveglianza speciale.

Sequestrato anche un laboratorio per la lavorazione e il confezionamento dello stupefacente che poi veniva piazzato sul mercato da un folta squadra di spacciatori che, in alcuni casi, non hanno esitato a fare ricorso alla minaccia delle armi per garantire il controllo delle piazze di spaccio e la regolarità dei pagamenti. Innumerevoli gli episodi di spaccio al dettaglio documentati dai militari dell’Arma a riprova della pericolosa ramificazione che l’organizzazione aveva raggiunto in particolare nei comuni di Toritto, Binetto, Grumo Appula, Palo del Colle e Bitonto, dove disponeva di numerosi depositi temporanei ricavati spesso in cavità di muri di abitazioni disabitate.

11.02.2014
V.S.

venerdì 7 febbraio 2014

Mafia. Operazione antimafia congiunta: in manette affiliati al clan Pesce-Pistilli

Foto google.com
È in corso dalle prime luci dell’alba una vasta operazione nell’area del nord barese, condotta congiuntamente da oltre 100 agenti e militari della Questura e del Comando Provinciale Carabinieri di Bari, con l’aiuto di elicotteri e unità cinofile,  finalizzata all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale barese a carico di esponenti del clan mafioso Pesce-Pistillo, imperante ad Andria e zone limitrofe. Sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, nonché di diversi episodi di cessione e detenzione di cocaina, eroina, hashish e marijuana.


L’indagine, condotta da Carabinieri e Polizia in piena collaborazione e sotto  il costante coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, ha fatto luce su circa un decennio di attività del clan, mettendo a fuoco l’articolata organizzazione del gruppo criminale, i cui vertici, benché in carcere, continuavano a dare ordini per gestire i traffici illeciti in tutta la Puglia, potendo contare su cassieri, procacciatori di ingenti quantitativi di droga e varie squadre di pusher per lo spaccio al dettaglio, protette da un efficace sistema di vedette che assicuravano protezione dagli sguardi indiscreti delle forze dell’ordine.

mercoledì 5 febbraio 2014

Massacrano un imprenditore davanti alla moglie per costringerlo a pagare il pizzo

Foto google.com
Per costringerlo a pagare 1.500,00 euro al mese hanno brutalmente aggredito, davanti alla moglie, un imprenditore edile barese rischiando di fargli perdere un occhio. La vittima 41enne, sebbene gravemente ferita, ha trovato il coraggio di denunciare i fatti ai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari che, in poco tempo, sono riusciti ad identificare tutti gli aggressori. Si tratta di sette soggetti, di Bitritto e di Ceglie del Campo, ritenuti vicini al clan Di Cosola, arrestati in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Bari su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia poiché ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione aggravata in concorso, lesioni personali gravissime e violazione della sorveglianza speciale.

I fatti risalgono alla fine dello scorso anno quando, in due distinte occasioni, hanno avvicinato la vittima minacciandola di gravi ritorsioni nei suoi confronti. In particolare nel mese di ottobre si sono portati nel barese presso un cantiere edile dell’imprenditore costringendolo a pagare 1.500,00 euro al giorno per poter continuare a lavorare in quel luogo. Il 41enne, non acconsentendo alla richiesta estorsiva, decideva di chiudere il cantiere; nel mese di dicembre invece, considerato che la vittima vantava crediti per centinaia di migliaia di euro per dei lavori svolti in tutta la provincia di Bari per conto della ditta di uno degli arrestati, le davano appuntamento all’interno di un garage nel barese dove l’imprenditore si recava a bordo della sua auto in compagnia della moglie. 

All’interno del locale hanno dapprima minacciato l’uomo intimandogli di non pretendere il pagamento di alcun credito e successivamente mentre uno di loro tratteneva l’imprenditore gli altri aggredivano l’uomo con calci e pugni procurandogli fratture multiple al viso, distorsioni ed ecchimosi su tutto il corpo. Nonostante l’uomo fosse disteso a terra, gli aggressori, davanti agli occhi della moglie, continuavano a colpirlo riferendogli che quella stessa sera sarebbe morto. Tratti in arresto i sette sono stati associati presso le case circondariale di Bari, Taranto e Lecce.

giovedì 31 ottobre 2013

Barletta. Mafia: duro colpo inferto al clan Cannito-Lattanzio. Torna in carcere il boss

Un momento dell'arresto operazione "Download" - Foto google.com
I Carabinieri della Compagnia di Barletta unitamente a militari del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Bari, hanno dato esecuzione ad un decreto di sospensione della misura alternativa della detenzione domiciliare, emesso dal Tribunale di Sorveglianza di Bari su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti del 57enne Cannito Cosimo Damiano, noto capo del clan “Cannito-Lattanzio”, operante nella città di Barletta. L’uomo, già condannato in via definitiva alla pena detentiva di 30 anni per la commissione di 5 omicidi, associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsione ed associazione per delinquere di stampo mafioso, a partire dal novembre del 2011 era stato sottoposto agli arresti domiciliari per motivi di salute con il divieto di avere qualsivoglia tipo di contatto con persone diverse dai suoi famigliari conviventi, con persone pregiudicate o sottoposte a misure di sicurezza o di prevenzione.

Barletta. Video della Guardia di Finanza
L’operazione conclude una complessa attività investigativa avviata dai militari della Guardia di Finanza e dell’Arma dei Carabinieri che hanno operato in stretta sinergia, conseguentemente ad una recrudescenza delle attività criminose nella città di Barletta come attentati dinamitardi e agguati anche mortali verificatisi dopo che il capo clan Cannito Cosimo Damiano è tornato a Barletta beneficiando della detenzione domiciliare per motivi di salute.

L’indagine protrattasi anche attraverso l’utilizzo di intercettazioni e video sorveglianza ha consentito di appurare l’esistenza nel territorio barlettano di più gruppi criminali in lotta tra di loro, originati dalla disgregazione del gruppo principale avvenuto con le operazioni “Dolmen”, “Ettore Fieramosca” e “Download”; come il capo clan intendesse dettare nuove linee guida per la ripresa delle attività criminali o convocando presso la sua abitazione numerosi gregari del sodalizio criminale che lo tenevano periodicamente aggiornato o facendosi contattare dagli stessi su utenze telefoniche intestate a terzi; l’assidua frequentazione dell’abitazione del Cannito da parte di malavitosi e pregiudicati di ogni risma tra cui anche un pregiudicato albanese, poi arrestato nel novembre del 2012 da militari della Guardia di Finanza poiché sorpreso a bordo di un’auto con 11 kg di marijuana.


La conferma che il Cannito sia in qualche modo coinvolto nella guerra di mafia in atto a Barletta è arrivata la sera del 26 dicembre dello scorso anno quando due individui incappucciati di cui uno armato di pistola, a bordo di una moto, esplosero all’indirizzo del portone di ingresso della sua abitazione due colpi di arma da fuoco per poi dileguarsi velocemente.  Il Cannito è stato associato presso la casa circondariale di Trani.

Bari. Carabinieri scoprono due omicidi di mafia della guerra tra due clan baresi

Foto google.com
I Carabinieri del Comando provinciale di Bari hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Bari su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia a carico del 24enne Giuseppe Digiacomantonio, del 27enne Salvatore Ficarelli e del 32enne Giosuè Perrelli, tutti affiliati al clan mafioso barese degli Strisciuglio e accusati a vario titolo dell’omicidio premeditato del 29enne Vito Napoli, elemento di spicco del clan mafioso Conte, operante a Bitonto. I tre sono accusati anche del tentato omicidio del capo clan Domenico Conte, nonché dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere del 29enne Giuseppe Dellino, affiliato al clan Strisciuglio.

I fatti risalgono al 20 luglio del 2007 quando a Bitonto, cittadina dell’interland barese, Digiacomantonio, Ficarelli, Dellino, e Giuseppe Ladisa (quest’ultimo morto sucida in carcere nel 2009) esplosero numerosi colpi d’arma da fuoco contro il Domenico Conte e Vito Napoli; il primo rimase illeso, mentre il secondo morì sul colpo. Pochi giorni dopo Digiacomantonio e Perrelli decisero di eliminare Dellino, ritenuto inaffidabile. Lo sequestrano, lo portano in un casolare e lo uccisero con un colpo di pistola alla testa, gettando poi il cadavere in un pozzo. Il cadavere fu ritrovato soltanto nel luglio scorso.


Le indagini sono scaturite dall’individuazione della vettura di Giuseppe Dellino, usata per trasportare il commando incaricato di uccidere Conte e Napoli. Da qui la ricostruzione degli spostamenti del gruppo attraverso l’esame dei loro contatti telefonici e infine le dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia. All’atto dell’arresto i tre erano già detenuti, poiché condannati per altri gravi reati.

mercoledì 2 ottobre 2013

Bari:operazione antimafia coordinata dalla Procura della Repubblica di Bari

Barbetta Vincenzo
Questa è giornata particolare, oggi si commemora l'anniversario della morte del giovanissimo Gaetano Marchitelli a Carbonara. Alle 17,00 presso la sala consiliare del Comune di Bari si svolgerà un incontro sul tema 'La giustizia attesa. Il processo penale e le vittime innocenti delle mafie', a cura di Libera Puglia e dell'Agenzia per la lotta non repressiva del Comune di Bari. Interverranno il magisitrato Geni Pontassuglia; il colonnello della DIA Sandro Alverone; il legale di Libera Enza Rando; il giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno Carlo Stragapede;  il sindaco di Bari Michele Emiliano; il referente di Libera Puglia Alessandro Cobianchi. Inoltre interverranno alcuni familiari di vittime innocenti di mafia.

E mentre durante la mattinata venivano messi a punto i preparativi e veniva deposta la corona di fiori sul luogo dove per errore è stato ucciso il piccolo Gaetano Marchitelli, i Carabinieri della Compagnia di Gioia del Colle, supportati da un velivolo del 6° Elinucleo di Bari e da unità cinofile del Nucleo Carabinieri cinofili di Modugno, hanno portato a termine un'importante operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, che ha consentito di sgominare un'associazione a delinquere di stampo mafioso, operante nella zona sud della provincia di Bari ed affiliata al potente clan barese 'Palermiti', dedita al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, aggravata dall'utilizzo di armi ed esplosivi attraverso i quali il clan imponeva la propria supremazia sul territorio. In totale sono 14 arresti, di cui uno ai domiciliari. Uno degli indagati è tuttora ricercato.

Le indagine, particolarmente complesse, hanno dimostrato che il gruppo degli arrestati, capeggiati da Barbetta Vincenzo, costituiva una vera e propria articolazione periferica del clan 'Palermiti' e operava in modo particolare in una vasta area compresa tra i comuni di Casamassima, Cellamare e Altamura. L'attività principale del gruppo era il traffico di stupefacenti, in particolare eroina, cocoina e hashish, attraverso il quale si garantiva guadagni ingentissimi, che servivano anche a mantenere le famiglie degli affiliati che si trovavano in carcere. Questo è uno dei sintomi della strutturazione mafiosa dell'organizzazione. La connotazione più inquietante del gruppo, che costituisce l'aggravante principale che i magistrati contestano agli arrestati, è la disponibilità di un impressionante arsenale di armi, che andava dai fucili mitragliatori, il famigerato kalashnikov, a pistole di vario genere, a fucili a pompa e anche a granate.      
  
Le indagini, coordinate della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, hanno consentito di fare luce su un decennio di attività criminale svolta dal gruppo, essenzialmente incentrata sul traffico di cocaina, eroina e hashish e sull’imposizione del potere sul territorio attraverso la disponibilità di un ingente arsenale di armi automatiche ed esplosivi.

Questo connubio tematico forse risulterà stridulo, ma in realtà è la continuazione di una pellicola che non accenna a presentare il finale. Bari sta vivendo una realtà, specialmente negli ultimi mesi, che in molti pensavano di non dover più rivivere. Ma purtroppo alle operazioni antimafia, come quella di stamane, segue quasi sempre un rimpiazzo immediato di posizioni e ruoli all'interno delle organizzazioni. È ormai cosa nota che c'è bisogno di una nuova cultura della legalità, che possa traghettare la città di Bari fuori della morsa criminale. È risaputo che gli arresti non bastano; è necessario immaginare un nuovo corso anche dal punto di visto carcerario; occorre cambiare metodo e rispettare i dettami costituzionali.

02.10.2013
Vito Stano

giovedì 26 settembre 2013

Operazione antimafia dei carabinieri: sequestrati beni per 50 milioni di euro

Dalla prime ore dell’alba è in corso una vasta operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Bari che stanno eseguendo un decreto di sequestro beni per un valore di 50 milioni di euro emesso dal Tribunale di Trani-Sezione Misure di Prevenzione su proposta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari.

Si tratta di 29 terreni edificabili, 27 appartamenti, 62 garage, 2 società di costruzioni, 1 società di smaltimento rifiuti, 10 capannoni industriali, 2 vigneti, 16 mezzi di trasporto e 15 conti correnti bancari.

I beni sono tutti riferibili a Savino Delvecchio soggetto contiguo al clan mafioso ‘Cannito-Lattanzio’, attivo in Barletta e nelle zone limitrofe, con precedenti vari per rapina aggravata, estorsione e usura aggravate.

mercoledì 25 settembre 2013

Omicidio Marchitelli: 2 ottobre la commemorazione a dieci anni dalla morte

Il 2 ottobre è in programma la commemorazione di Gaetano Marchitelli in occasione del decennale del suo omicidio, avvenuto nel 2003 a Carbonara. 

Per l'occasione, insieme con l'Agenzia per la lotta non repressiva del Comune di Bari e in collaborazione con il Granteatrino ‘Casa di Pulcinella’, Libera Puglia ha organizzato un'intera giornata di discussione e di riflessione, per capire cos'è cambiato da allora e quali ripercussioni i processi penali di mafia hanno sui vissuti dei familiari di quanti, innocenti, cadono per mano della criminalità organizzata. Sarà un'altra occasione di fondamentale importanza per stringersi intorno a chi vive il dolore della violenza. 

La memoria si pratica, non ci si limita a dichiararla, ma si pratica nel quotidiano a partire dalla vicinanza nel concreto a chi resta affranto dal dolore. La partecipazione, dunque, è la risposta che deve giungere da ogni presidio territoriale non soltanto dagli aderenti alla rete di Libera, ma da tutti coloro che credono nel valori democratici, nella giustizia e si battono quotidianamente per ottenere una verità.

25.09.2013
V.S; 

Don Luigi Ciotti, promotore della campagna Riparte il futuro, invita a firmare

«Contro la corruzione ci sono tre parole che non possiamo solo leggere con gli occhi, le dobbiamo fare nostre – dice don Ciotti –, sono: ‘continuità’, da parte di tutti, non possiamo essere cittadini a intermittenza. La seconda parola è ‘condivisione’».



«È il noi che vince, costruire insieme, camminare insieme. La terza è ‘corresponsabilità’. Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi [...] Riparte il futuro non è solo qualcosa di sporadico, ma ci accompagnerà e deve accompagnarci in questa grande scommessa: che è possibile cambiare pagina. [...] È un progetto che vuole ridare speranza».

martedì 24 settembre 2013

Bari - Criminalità organizzata: la risposta di Libera per una riscossa civile

Quando, in occasione dell'omicidio di Giacomo Caracciolese, lo scorso aprile, abbiamo deciso di lanciare la campagna ‘Spàrano? Via da Bari’, stavamo maturando, come Coordinamento provinciale di un'associazione schierata quotidianamente in difesa dei temi antimafia, due convinzioni. La prima era una consapevolezza concreta. Ovvero, a Bari si sarebbe sparato ancora perché ogni omicidio, da sempre, ha contribuito a schiudere vasi di violenza. La seconda era una riflessione sulla nostra azione: le parole rabbiose e indignate non avrebbero  di certo, non da sole,  fermato le sparatorie. Stavamo solleticando le mafie, senza incutere loro il minimo timore.   

L'omicidio il 28 agosto a Poggiofranco, che ha visto cadere sotto i colpi della malavita Felice Campanale, è solo l'ultima di una lunga serie di conferme su queste due riflessioni. Dunque, ora, l'imperativo categorico è quello di domandarsi: che fare? Innanzitutto, c'è da chiudere il cerchio dell'autocritica e della critica, provare a riassemblare i cocci, ristrutturare un mondo (quello dell'antimafia) che va, spesso, in ordine sparso, alla rinfusa, per rilanciare un'azione nuova. Ma per rilanciare c'è bisogno di essere forti. Ecco dunque l'urgenza impellente di mettere in campo la rete, rafforzando alleanze che, nel corso del tempo, sono andate perdute o si sono indebolite nella pletora di singoli eventi. Urge ora ridare un senso a queste sinergie, marcarle e nettarle nell'inchiostro dell'impegno e non solo in quello della teorizzazione.

C'è da ricostruire un tessuto urbano sfibrato dal disimpegno e divenuto socialmente traballante. Serve pertanto fare massa critica, nel senso più vero dell'espressione. Massa: perché dobbiamo contarci ed essere in tanti, coscientizzare e comunicare la necessità della partecipazione attiva. Critica: per non accettare più  luoghi comuni, le mere dichiarazioni d'intenti cui fa seguito soltanto il silenzio. Bisogna provare a fare realmente opinione, incidere sui vissuti delle persone, incontrandole fisicamente per far capire loro che ci siamo.

Ci sia consentito quindi fare una proposta: chiediamo alle associazioni, alle scuole, alle parrocchie, a tutti i gruppi impegnati nel sociale di destinare una giornata del proprio impegno all'organizzazione di un'iniziativa a favore della città al fine di allestire, tutti insieme e fin dai prossimi giorni, un calendario unitario di iniziative a sostegno della legalità. Siamo convinti che questa, lungi dall'essere la risoluzione definitiva del problema, possa comunque rappresentare una prima, importante, risposta corale della comunità barese alla violenza e l'inizio di un raccordo sociale che punti sulla coesione quale momento nodale del contrasto alle mafie.

Per il Coordinamento provinciale

il referente Alessandro Cobianchi

(fonte libera.it)

mercoledì 28 agosto 2013

Andria: arrestato l’ultimo latitante dell’operazione ‘Castel del Monte’

L'arresto di Francesco Piombarolo - Foto attual.it
Un bel colpo è stato messo a segno dagli investigatori. Dopo numerosi mesi di ricerche polizia e carabinieri hanno assicurato alla giustizia un latitante.

Sul suo conto gravava un provvedimento cautelare emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Bari per associazione a delinquere di tipo mafioso e per detenzione e porto di armi, ma dallo scorso mese di marzo si era reso irreperibile. Si tratta del 51enne andriese Francesco Piombarolo, localizzato dai Carabinieri della Compagnia di Andria, al termine di serrate ricerche, in un casolare isolato in contrada ‘Posta di Mezzo’. L’uomo, associato presso la casa circondariale di Trani, dovrà scontare una pena di 4 anni e 7 mesi di reclusione.


Il provvedimento rappresenta l’ultimo atto di una vicenda giudiziaria derivata da una complessa attività investigativa, condotta da Polizia e Carabinieri, convenzionalmente denominata ‘Castel del Monte’, avviata nel 2001 a seguito di un attentato dinamitardo commesso contro il Commissariato di Andria e conclusasi nel novembre del 2006 con l’esecuzione di 76 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal G.I.P. del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo, in collaborazione con la Procura della Repubblica di Trani. L’operazione consentì di assicurare alla giustizia soggetti ritenuti vicini a due pericolosi sodalizi criminali che imperversavano nella città federiciana, riconducibili ad Agostino Pastore, capo storico della malavita locale, ucciso il 24 settembre del 2000 ed il secondo alla famiglia Pistillo, egemone nel quartiere ‘San Valentino’.

28.08.2013
Vito Stano

mercoledì 17 luglio 2013

Operazione antimafia: colpita la 'società foggiana' egemone a Foggia

Un frame del video del Ros dei carabinieri - Foto google.com
Decapitata la 'società foggiana'. La Procura della Repubblica di Bari durante la giornata di ieri, 16 luglio, a Foggia e in altre località del territorio nazionale ha eseguito 24 arresti, con l'accusa di associazione mafiosa, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, plurimi episodi di estorsione con l’aggravante mafiosa, un sequestro di persona a scopo di estorsione, molteplici episodi di detenzione e porto abusivo di armi da sparo e materiale esplodente, violenza, danneggiamento, diversi episodi di ricettazione, riciclaggio di autovetture, evasione, violazione della misura della sorveglianza speciale della P.s., lesioni personali aggravate. Al centro delle indagini della Dda di Bari e dei carabinieri del Ros, anche con il contributo del nucleo investigativo dei carabinieri di Foggia, i vertici delle “batterie” del sodalizio mafioso 'società foggiana' attiva in Foggia e provincia.

L’operazione ‘Corona’ costituisce l’approdo più importante di quel complesso e articolato percorso investigativo che ha, in questi ultimi anni, caratterizzato il contrasto giudiziario alla mafia foggiana. L’inchiesta ha evidenziato il ruolo sempre più significativo assunto dalla mafia foggiana nel panorama criminale nazionale, con la sua capacità di saper associare ad un controllo del territorio di tipo militare una vocazione affaristico imprenditoriale.

È stato documentato l’organigramma della 'società foggiana', la sua evoluzione storica e, soprattutto, la sua capacità di assoggettamento esterno particolarmente efficace e penetrante, resa evidente dalla riconducibilità generale al sodalizio di numerosi fatti di sangue verificatisi a Foggia nell’ultimo quinquennio, nonché dal livello qualitativo ed asfissiante del racket delle estorsioni nel territorio foggiano che compromette fortemente il già difficile tentativo di sviluppo e crescita della imprenditoria locale. 

In particolare è stata riconosciuta la sussistenza di 14 capi di imputazione per vicende estorsive: dal consolidato radicamento territoriale della consorteria mafiosa nella città di Foggia, alla consumazione di un sequestro di persona a scopo di estorsione commesso da 3 appartenenti al sodalizio mafioso; dalle infiltrazioni nel tessuto socio-economico, all’acquisizione di posizioni di potere all’interno di circuiti produttivi foggiani; dall’esteso e redditizio fenomeno dei reati connessi alla illecita commercializzazione di autovetture, alla pianificazione di complesse rapine a portavalori, con la contestazione in particolare di una tentata rapina in danno delle guardie giurate deputate al ‘prelievo valori’ presso l’istituto bancario interno al centro commerciale Ipercoop di Foggia. 

Inoltre è stata appurata la capacità della 'società foggiana' di interfacciarsi con altre organizzazioni criminali, dimostrando di godere di idonee credenziali, così come emerso in relazione ai rapporti tra il narcotrafficante siciliano Paolo Lumia (rintracciato a Barcellona in Spagna) e gli uomini di Raffaele Tolonese,  per l’approvvigionamento di circa 6 kg di cocaina, già sequestrati in un'altra operazione dal Ros dei carabinieri a Foggia. 

La 'società foggiana' aveva nel tempo intessuto relazioni sia con la 'mafia garganica', sia con il clan dei 'casalesi'; con questi ultimi c'erano rapporti sia per la fornitura di sostanze stupefacenti da vendere sul mercato foggiano, sia per la pianificazione di una ingente operazione di contraffazione di banconote da 20 euro.

17.07.2013
Vito Stano

martedì 16 luglio 2013

Operazione Corona: 24 arresti tra gli affiliati della "società foggiana"

I carabinieri del R.o.s. e del comando provinciale di Foggia stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.i.p. del tribunale di Bari, nei confronti di 24 indagati per associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione di armi, e altri delitti aggravati dalle finalità mafiose.

Al centro delle indagini le “batterie” della “società foggiana”, responsabili di efferati omicidi, rapine, estorsioni e di una diffusa infiltrazione del tessuto economico del capoluogo dauno.


I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso della conferenza stampa che sarà tenuta in foggia presso la locale procura della repubblica, alle ore 10,30 odierne, dal procuratore capo di bari ed alla quale parteciperà un rappresentante della direzione nazionale antimafia di Roma.

venerdì 12 luglio 2013

Riparte il futuro: entro lunedì 15 luglio servono altre 30mila firme

Grazie al tuo impegno e a quello dei tanti nuovi firmatari alla petizione, nel corso dell'ultima settimana 10 nuovi deputati hanno aderito a Riparte il futuro

Adesioni preziose che spostano a 275 il numero dei deputati formalmente impegnati a votare la nostra proposta di legge che verrà finalmente votata alla Camera a partire da lunedì 15 luglio.

Non è finita: alla Camera è possibile che si inneschi una corsa all'emendamento che potrebbe snaturare la nostra richiesta originale di una legge migliore sul voto di scambio politico-mafioso. Perché questo non avvenga è importante far sentire la nostra voce anche e sopratutto in questi ultimi giorni che ci separano dal voto.

Nel momento in cui stiamo scrivendo questa mail siamo 271.628 cittadini ad aver firmato Riparte il futuro. Dobbiamo cercare di diventare 300.000 entro lunedì. Chiedi ai tuoi amici di firmare.   


Il modo più efficace per portare nuove firme è quello di chiedere ai propri amici usando la rubrica della posta elettronica, oppure condividendo Riparte il futuro su facebook

(fonte Riparte il futuro)

mercoledì 3 luglio 2013

Legge sul voto di scambio: lunedì 15 luglio si discuterà in Parlamento

Cè una notizia importante: insieme a te e ad altri 68.500 firmatari che hanno sostenuto l’appello alla Presidente Laura Boldrini la riforma della legge sul voto di scambio è prossima alla discussione in Aula. Ora abbiamo anche una data precisa: lunedì 15 luglio.

Insieme abbiamo vinto questa battaglia, ma non è finita. Alla Camera sono 256 i ‘braccialetti bianchi’, i deputati che hanno promesso di votare la riforma: potrebbero non essere sufficienti.
Nei prossimi 15 giorni che ci separano dalla data del voto dobbiamo provare a convincere quanti più parlamentari a votare in Aula per la modifica di questa legge così importante.

Dobbiamo quindi continuare a raccogliere firme. Se ognuno di noi porta anche solo la firma di un nuovo amico avremo il doppio della forza.


Il modo più efficace per portare nuove firme è quello di chiedere ai propri amici usando la rubrica della posta elettronica, oppure condividendo ‘Riparte il futuro’ su facebook. 

(fonte 'Riparte il futuro')

giovedì 27 giugno 2013

Offese alla memoria di Falcone e Impastato: una petizione blocca tutto

Ce l’abbiamo fatta! Grazie alle oltre 33.000 firme raccolte con la petizione, la Farnesina è intervenuta chiedendo, e ottenendo, l'oscuramento del sito di Don Panino dove si trovavano i vergognosi panini Don Peppino e Don Falcone. Proprio come chiedevamo nella petizione.

Per quanto riguarda il locale, abbiamo avuto riscontri da una verifica fatta dal nostro amico Dario a Vienna, che da qualche settimana è chiuso. I proprietari, gli italiani Marco e Julia Marchetta raggiunti dall'ANSA danno notizia del trasloco: «Lavoriamo ad una nuova location». I panini che offendevano la memoria di Peppino e Falcone non saranno però nel menù.

Ringraziamo il Ministro degli esteri Emma Bonino per aver raccolto le motivazioni della nostra denunzia; tutte le formichine della "rete" che partecipando alla mobilitazione in un poche ore hanno fatto raggiungere alla petizione una valanga di adesioni; gli esponenti politici d'orientamento trasversale ed i media per la visibilità che danno alla nostra iniziativa.

Se nello specifico caso parte dell'obbiettivo è stato raggiunto non bisogna abbassare la guardia, l'intento dei proprietari è quello di riaprire, e, come abbiamo già evidenziato, di locali come questi ne abbiamo visti in altre parti d'Europa. Ora però sanno che siamo in tanti a vigilare e a non accettare che la memoria degli eroi che si sono battuti contro la mafia possa essere offesa e umiliata.

Danilo Sulis
presidente Rete 100 passi

sabato 16 marzo 2013

Confisca beni mafia 100 milioni a Gravina. La Puglia presente a Firenze


Il clima non lascia spazio alla primavera, marzo si sa è pazzerello e difatti la nella serata di ieri la provincia di Bari ha avuto la sorpresa di qualche fiocco di neve fuori tempo. Ma la primavera non è soltanto meteorologica: oggi 16 a Firenze circa 150mila cittadini hanno risposto alla chiamata della rete di Libera che da diciotto anni si dà appuntamento per ricordare tutte le 900 vittime innocenti di mafia. Questa è la primavera della legalità. Dalla Puglia e dalla provincia di Bari sono partiti numerosi autobus a testimonianza di quanto è sentita la lotta alle mafie dai cittadini pugliesi. Qualche esempio per comprendere la situazione pugliese la dà la notizia dell'operazione portata a termine della magistratura e dalle forze dell'ordine, che ha visto la confisca beni mobili ed immobili a Gravina in Puglia.

In applicazione della normativa antimafia sulle misure di prevenzione patrimoniale (il cosiddetto «Pacchetto sicurezza») nella mattinata di ieri i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Bari hanno eseguito un provvedimento di confisca di beni mobili ed immobili – emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Bari (collegio Presidente La Malfa - Marrone - Mattiace), su richiesta della Procura della Repubblica di Bari nei confronti di un pluripregiudicato, nelle more deceduto, di Gravina, con precedenti penali per omicidio, estorsione, rapina e associazione per delinquere di tipo mafioso, ritenuto affiliato al clan Mangione-Gigante-Matera, attivo in Gravina in Puglia e zone limitrofe.

I sigilli sono stati apposti ai seguenti beni riconducibili allo stesso ed a suoi congiunti, direttamente o attraverso prestanomi: 153 unità immobiliari (96 appartamenti e 57 locali commerciali, garage e magazzini) ubicati a Gravina in Puglia, Altamura, Turi, Casamassima, Bari, Gallarate (VA), Monfalcone (GO) e Corigliano Calabro (CS); 6 società di capitali costituite da imprese edilizie; 39 terreni ubicati ad Altamura, Gravina in Puglia, Turi e Casamassima; 26 rapporti bancari, il tutto per un valore complessivo di circa 100 milioni di euro.

Quella di Gravina è un’organizzazione malavitosa di stampo mafioso, fortemente radicata sul territorio, capace non solo di resistere ai continui arresti operati dalle forze dell’ordine nel corso degli anni (si ricorderanno su tutte le operazioni antimafia Gravina e Canto del Cigno), ma anche di disporre di ingenti quantitativi di denaro che vengono riciclati attraverso società finanziarie o società edilizie costituite appositamente o attraverso l’acquisto di lussuosi beni mobili e di prestigiosi immobili. Un patrimonio che la Procura di Bari e la Sezione Misure di Prevenzione stanno continuamente «attaccando» nella convinzione che proprio la sottrazione dei beni ai clan malavitosi possa produrre i maggiori risultati sul piano della lotta antimafia.

L’indagine patrimoniale, avviata nel settembre del 2010, ha consentito ai Carabinieri, sotto il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria, di appurare che il tenore di vita e il patrimonio nella disponibilità del pluripregiudicato gravinese erano troppo sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati: con il provvedimento di confisca, il Tribunale ha ritenuto che si tratta di ingenti introiti derivanti da attività illecite che venivano riciclati e reinvestiti attraverso pseudo attività lecite.

L’inchiesta, nel suo sviluppo, ha già consentito nel 2011 e 2012 di eseguire altre ordinanze di sequestro per la successiva confisca di beni: febbraio 2011, si arriva al primo sequestro preventivo, più consistente: 98 unità immobiliari, quattro società, tre auto di grossa cilindrata e otto conti correnti per un valore complessivo di 30 milioni di euro; ottobre 2011 un altro sequestro a Bari e Turi: beni non direttamente intestati a lui, ma a persone di fiducia, attraverso la costituzione di due società edilizie che stavano reinvestendo gli utili; dell’attività illecita, immobili, conti correnti, per un valore complessivo di 20 milioni di euro gennaio 2012 altri beni per un valore di 2,5 milioni di euro consistenti in  24 unità immobiliari nel comune di Turi in fase di ultimazione ed un libretto di deposito; giugno 2012 un altro sequestro a Turi: una società con relativo complesso aziendale composto da 79 immobili per un valore di 15 milioni di euro, il tutto per un valore complessivo di oltre 65 milioni di euro.

Una cronologia che ha permesso agli investigatori e all’A.G. di considerare l’attività criminale dell’organizzazione non solo ancora molto attiva sul territorio, ma con unavivacementalità imprenditoriale che non conosce crisi di mercato, ma soprattutto non conosce crisi di liquidità. Società edilizie che dovendo riciclare denarosporco” sono in grado di competere sul mercato immobiliare a prezzi concorrenziali rispetto agli imprenditori edili onesti.

Grazie all’impegno ed alla professionalità dell’amministrazione giudiziaria, coordinata dal dott. Gianpaolo Pulieri, che ha cooperato costantemente con il Tribunale di Bari, le aziende edilizie sequestrate sono rimaste attive durante il sequestro così consentendo, non solo  il mantenimento dei posti di lavoro, ma anche nuove assunzioni, l’ultimazione degli immobili in corso di costruzione e la consegna delle abitazioni ai privati cittadini che già avevano sottoscritto dei preliminari di acquisto. Sono stati inoltre venduti ulteriori immobili. In tal modo si è pervenuti alla confisca di tutto il denaro ricavato dalle vendite ed è stato incrementato il patrimonio sequestrato con l’acquisto di una ulteriore intera palazzina.

L’indagine patrimoniale si inquadra in una ampia attività di contrasto alla locale criminalità organizzata che, nel solco degli indirizzi che provengono in tal senso dal Tribunale, Sezione Misure di Prevenzione, e dalla Procura della Repubblica di Bari, è rivolta soprattutto ad aggredire i patrimoni illecitamente acquisiti.

Il contrasto ai patrimoni illeciti diventa così uno dei mezzi, forse il più importante, per un serio contrasto all’attività delinquenziale. Privando i clan delle risorse economiche si riesce a depotenziare la loro capacità criminale più di quanto possa fare la detenzione in carcere. Le ingenti somme a disposizione, infatti, permettono ai capi clan non solo di reinventarsi come imprenditori che finiscono poi per  agire sul mercato con spregiudicatezza a scapito dei veri imprenditori onesti. Il sequestro e la confisca in oggetto hanno riportato trasparenza e legalità nel mercato e piena fiducia dei cittadini onesti nell’operato della magistratura e forze dell’ordine.

16.03.2013
Vito Stano

lunedì 11 marzo 2013

Cultura mafiosa e ignoranza: l'abbraccio velenoso della rete


Internet, e social network in particolare, sono considerati veri luoghi di incontro: gli spazi virtuali quindi, come quelli fisici vengono abitati anche da ignoranza e violenza. 

La redazione di «Si può fare!», mensile del presidio di Libera «Gaetano Marchitelli» Cassano delle Murge, ha indagato nel suo ultimo numero il connubio tra mafie e facebook.


I campi di volontariato di Libera possono essere un’importante esperienza di crescita. Internet in questo caso risulta molto utile: tutte le informazioni per partecipare si possono trovare sul sito di Libera.

11.03.2013
Vito Stano