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Un momento dell'arresto operazione "Download" - Foto google.com |
I Carabinieri della Compagnia
di Barletta unitamente a militari del G.I.C.O. della Guardia di Finanza di
Bari, hanno dato esecuzione ad un decreto di sospensione della misura
alternativa della detenzione domiciliare, emesso dal Tribunale di Sorveglianza
di Bari su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei
confronti del 57enne Cannito Cosimo Damiano, noto capo del clan
“Cannito-Lattanzio”, operante nella città di Barletta. L’uomo, già condannato
in via definitiva alla pena detentiva di 30 anni per la commissione di 5
omicidi, associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di
sostanze stupefacenti, estorsione ed associazione per delinquere di stampo
mafioso, a partire dal novembre del 2011 era stato sottoposto agli arresti
domiciliari per motivi di salute con il divieto di avere qualsivoglia tipo di
contatto con persone diverse dai suoi famigliari conviventi, con persone
pregiudicate o sottoposte a misure di sicurezza o di prevenzione.
Barletta. Video della Guardia di Finanza |
L’operazione conclude una complessa attività
investigativa avviata dai militari della Guardia di Finanza e dell’Arma dei
Carabinieri che hanno operato in stretta sinergia, conseguentemente ad una
recrudescenza delle attività criminose nella città di Barletta come attentati
dinamitardi e agguati anche mortali verificatisi dopo che il capo clan Cannito
Cosimo Damiano è tornato a Barletta beneficiando della detenzione domiciliare
per motivi di salute.
L’indagine protrattasi anche attraverso l’utilizzo di
intercettazioni e video sorveglianza ha consentito di appurare l’esistenza nel
territorio barlettano di più gruppi criminali in lotta tra di loro, originati
dalla disgregazione del gruppo principale avvenuto con le operazioni “Dolmen”,
“Ettore Fieramosca” e “Download”; come il capo clan intendesse dettare nuove
linee guida per la ripresa delle attività criminali o convocando presso la sua
abitazione numerosi gregari del sodalizio criminale che lo tenevano
periodicamente aggiornato o facendosi contattare dagli stessi su utenze
telefoniche intestate a terzi; l’assidua frequentazione dell’abitazione del
Cannito da parte di malavitosi e pregiudicati di ogni risma tra cui anche un
pregiudicato albanese, poi arrestato nel novembre del 2012 da militari della
Guardia di Finanza poiché sorpreso a bordo di un’auto con 11 kg di marijuana.
La conferma che il Cannito sia in qualche modo coinvolto
nella guerra di mafia in atto a Barletta è arrivata la sera del 26 dicembre
dello scorso anno quando due individui incappucciati di cui uno armato di
pistola, a bordo di una moto, esplosero all’indirizzo del portone di ingresso
della sua abitazione due colpi di arma da fuoco per poi dileguarsi velocemente.
Il Cannito è stato associato presso la
casa circondariale di Trani.