Quando, in occasione dell'omicidio di Giacomo
Caracciolese, lo scorso aprile, abbiamo deciso di lanciare la campagna ‘Spàrano?
Via da Bari’, stavamo maturando, come Coordinamento provinciale di
un'associazione schierata quotidianamente in difesa dei temi antimafia, due
convinzioni. La prima era una consapevolezza concreta. Ovvero, a Bari si
sarebbe sparato ancora perché ogni omicidio, da sempre, ha contribuito a
schiudere vasi di violenza. La seconda era una riflessione sulla nostra azione:
le parole rabbiose e indignate non avrebbero di certo, non da sole, fermato le sparatorie. Stavamo solleticando le
mafie, senza incutere loro il minimo timore.
L'omicidio il 28 agosto a Poggiofranco, che ha visto
cadere sotto i colpi della malavita Felice Campanale, è solo l'ultima di una
lunga serie di conferme su queste due riflessioni. Dunque, ora, l'imperativo
categorico è quello di domandarsi: che fare? Innanzitutto, c'è da chiudere il cerchio dell'autocritica
e della critica, provare a riassemblare i cocci, ristrutturare un mondo (quello
dell'antimafia) che va, spesso, in ordine sparso, alla rinfusa, per rilanciare
un'azione nuova. Ma per rilanciare c'è bisogno di essere forti. Ecco dunque
l'urgenza impellente di mettere in campo la rete, rafforzando alleanze che, nel
corso del tempo, sono andate perdute o si sono indebolite nella pletora di
singoli eventi. Urge ora ridare un senso a queste sinergie, marcarle e nettarle
nell'inchiostro dell'impegno e non solo in quello della teorizzazione.
C'è da ricostruire un tessuto urbano sfibrato dal
disimpegno e divenuto socialmente traballante. Serve pertanto fare massa
critica, nel senso più vero dell'espressione. Massa: perché dobbiamo contarci
ed essere in tanti, coscientizzare e comunicare la necessità della partecipazione
attiva. Critica: per non accettare più
luoghi comuni, le mere dichiarazioni d'intenti cui fa seguito soltanto
il silenzio. Bisogna provare a fare realmente opinione, incidere sui vissuti
delle persone, incontrandole fisicamente per far capire loro che ci siamo.
Ci sia consentito quindi fare una proposta: chiediamo
alle associazioni, alle scuole, alle parrocchie, a tutti i gruppi impegnati nel
sociale di destinare una giornata del proprio impegno all'organizzazione di
un'iniziativa a favore della città al fine di allestire, tutti insieme e fin
dai prossimi giorni, un calendario unitario di iniziative a sostegno della
legalità. Siamo convinti che questa, lungi dall'essere la
risoluzione definitiva del problema, possa comunque rappresentare una prima,
importante, risposta corale della comunità barese alla violenza e l'inizio di
un raccordo sociale che punti sulla coesione quale momento nodale del contrasto
alle mafie.
Per il Coordinamento provinciale
il referente Alessandro Cobianchi
(fonte libera.it)
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