sabato 28 settembre 2013

Sperimentare e raccontare per immagini: Nino Migliori al Museo di Bari

Nino Migliori - Foto Vito Stano © 2013
Sperimentare sempre e abbandonare quando si è compreso il meccanismo per approdare con curiosità in altri spazi da esplorare, sempre in rottura. Questo è stato Nino Migliori e questo continua a essere alla soglia degli novant'anni. Classe 1926, Nino Migliori ha raccontato, in occasione dell'inaugurazione del IV laboratorio annuale del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari, la sua esperienza e il suo approccio all'immagine che si fa parola, racconto. All'incontro ha presenziato il rettore del Politecnico di Bari Nicola Costantino, il quale «è stato – come ha detto Pio Meledandri, direttore del Museo  il padre del Museo». Dunque un saluto istituzionale, da parte del rettore, che è anche un commiato, poiché lunedì, dopo quattro anni, terminerà il mandato. 

L'incontro è stato piacevole, scandito dall'ironia del maestro (al quale non piacciono gli appellativi) e accompagnato dalla proiezione di alcune sue fotografie o, forse sarebbe meglio dire, sperimentazioni. Sì, perché Migliori ha anticipato e di molto numerose "tendenze" fotografiche, che sarebbero venute successivamente. Dai 'Muri' del 1972 a 'Gente del Sud' del 1956, dal polapressure ai dittici di Crossroads, Migliori ha sempre raccontato con il linguaggio universale delle immagini il mondo che lo circondava, senza mai cadere nella trappola degli stilemi. Sperimentare è stata la sua parola. E poi la fotografia come la poesia, slacciata dalla dipendenza del denaro. Raccontare in maniera indipendente non per campare, ma per esprimersi.

Un vecchio delle fotografia, Nino Migliori, che non ama i romanticismi. La tecnologia avanzatissima di oggi abbracciata e utilizzata per rappresentare e raccontare quella porzione di realtà nel modo prescelto. Al bando gli estetismi fine a se stessi, prediligendo la volontà del racconto, immaginando un futuro dove i libri di letteratura vengano scritti per immagini.

Festival e social network, infine, come strumenti utili per democratizzare la fotografia, ma prestando attenzione a non cadere in facili giudizi estetici, come può essere il «mi piace», oppure nel presenziare vuoto dei soliti nomi grossi della fotografia. «Spazio ai giovani», questo l'appello di Migliori in chiusura di mattinata. E visto che «la fotografia è ancora all'epoca primitiva», come dice bene il maestro, il quarto anno accademico del giovanissimo Museo della Fotografia di Bari non poteva iniziare meglio, aprendo le danze con un "vecchio digitale", capace ad un "incrocio" di scegliere la strada del futuro, guardando senza nostalgia il tempo passato.

28.09.2013
Vito Stano

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