Il laboratorio di Fotografia del Museo della
Fotografia del Politecnico di Bari presenta
Carlo Garzia in Family life: a statement. Martedì 21 gennaio alle ore 17,15 nell’Aula Magna Attilio Alto del
Politecnico di Bari in via Orabona al civico 4 il maestro Garzia parlerà
di Family life, film del
1971 del regista inglese Ken Loach che racconta il precipitare nella
schizofrenia di una giovane ragazza inglese.
Il tema della famiglia e la
critica della sua forma patriarcale e autoritaria è centrale nella riflessione
di varie scienze e linguaggi, dall’antropologia (Lévi-Strauss ed altri) alla
linguistica, alla letteratura, ma anche nella pittura, nella iconologia e
infine nella fotografia. L’incontro con Carlo Garzia,
che inaugura la stagione 2014 del Museo di Fotografia del Politecnico di Bari,
parte da due immagini esemplari: un soggetto dalla bellezza apollinea di Duane
Michals e un autoritratto ambiguo e marcatamente androgino di Robert
Mapplethorpe; entrambi alludono al mito platonico dell’amore formulato nel
Simposio, in cui si sostiene che l’essere originario fosse unisessuale e che
solo in seguito alla sua ribellione sia stato scisso in animus e anima, il
maschile e il femminile che si inseguono continuamente per ricostituire l’unità
originaria.
L’amore non ha ancora come
sbocco obbligato la costruzione di una famiglia che nasce perciò come esigenza
e necessità storica, tesa essenzialmente alla conservazione della specie, come
ammette lo stesso Freud in Il disagio
della civiltà. L’incontro si svilupperà su
una sessantina di immagini, vere e proprie icone di autori noti e meno noti,
cercando di incrociare l’asse storico-diacronico della rappresentazione del
modello familiare e quello spaziale e sincronico della sua rappresentazione in
tempo reale.
Sarà sottolineata l’importanza
di alcuni testi e di alcune mostre-evento soprattutto a partire da The family of man, curata nel dopoguerra
ancora devastato, da Edward Steichen con il robusto contributo fisico e
ideologico del governo americano. Questa traduzione essenzialmente umanistica
se non buonista e ottimistica della natura e dell’essenza della convivenza
familiare sarà traumaticamente interrotta dalla grande ribellione generazionale
del 68, nella quale anche la fotografia svolge un suo ruolo non solo di
documentazione. A modo suo però anche il 68, attraverso il modello della
comune, hippies o politicizzata che
fosse, riproponeva un prototipo certamente diverso e utopistico, ma ancora
legato a un’idea astratta di fratellanza e di armonia universale che dura di
fatto sino all’avvento del regime dell’edonismo reaganiano e del più crudo
tatcherismo in Inghilterra. La crisi del welfare, il liberismo senza limiti e
le sue conseguenze ispireranno una nuova generazione di fotografi come Martin
Parr e Paul Graham (British Photography from the Thatcher years, 1991) e Chris
Killip, che si specializzano con altri in una critica feroce soprattutto della
classe media e piccolo borghese dell’Inghilterra di quegli anni o nella
documentazione della miseria dei lavoratori, soprattutto minatori delle aree
industriali del nord. È necessario pensare anche a film come Trainspotting o a gruppi musicali come i
Clash e in generale alla nascita del
movimento movimento punk.
Siamo ormai in una fase,
cominciata già prima dello sguardo devastante di Diane Arbus, in cui il valore
e il senso affettivo-contrattuale della famiglia si disgregano, aumenta la
visibilità e la pratica di forme di relazione molto complesse e non abituali.
Questa dimensione cruda e anti-umanistica coincide anche con la diffusione
dell’AIDS e diventa una poetica della trasgressione e della marginalità
attraverso il lavoro di autori come Nan Goldin, Wolfgang Tillmans, Nicolas
Nixon sino alla dimensione grottesca e alla derisione, almeno dal punto di
vista dei valori familiari tradizionali, con autori quali Richard Billingham,
Terry Richardson e Boris Mikhailov.
È evidente che il tema
proposto è centrale per una piena comprensione della rappresentazione del
nucleo familiare quale è maturata soprattutto in occidente a partire dal secolo
fiammingo sino ai nostri giorni ben oltre i limiti relativamente ristretti
della fotografia.
(fonte fb Museo Fotografia)