Il Museo della Fotografia del Politecnico
di Bari invita a partecipare al vernissage della mostra di Maurizio Gabbana ‘La via di Barium’ presso il circolo Barion alle
ore 19,00.
Maurizio Gabbana intitola la
sua mostra fotografica ‘La via di Barium’ riportandoci al mito dei navigatori
Illiri, probabilmente primi marinai adriatici a trovare l’approdo sul nostro
territorio, schiaffeggiati, a voler leggere Orazio, da un mare turbidum.
Gabbana alterna le sue visioni,
spaziando dalle rispettose rappresentazioni ortodosse di silenziosi e assolati
prospetti invitanti alla preghiera a bianconeri pieni di memorie oniriche di
riconoscibili stratigrafie, a raffigurazioni mistiche e ritmate, animate
metafore del trascendente.
Una catacresi del reale,
delineato da immaginifiche e luminose forme fino alle ombre serotine trapassate
da regali luminarie incandescenti, colorate di vita e di splendori.
È la Puglia, dove la luce, tra
pietre, luccichii, specchi, frammenti di vetri colorati inganna l’occhio fino a
portarlo lontano, a fissare un campanile, uno stormo, un orologio, una croce. È un gioco, un invito a
immaginare altre visioni.
di Pio Meledandri
Le “Osservazioni” di Maurizio
Gabbana per Barion sono scatti fotografici sequenziali che svelano sogno e
realtà di un luogo magico e mitico. Il carattere estatico, la
allusione extrarappresentativa di ciò che ora è percepibile può dirsi
dionisiaco. Così intensa è la musica raccolta entro ogni singola “Osservazione”
da provocare una visione musicale.
Dal punto di vista formale,
ogni singolo rilievo sequenziale di Gabbana è la trasposizione esotica,
drammatica, prospettica, gestuale di appartate esperienze mistiche
riecheggianti la personalità di un novello Zarathustra appena sbarcato sul
magico litorale barese dopo un lungo viaggio per mare che è iniziato a New
York.
Intanto il visitatore può
sperimentare l’esperienza vissuta dall’autore ricavandone un’insegnamento e
una lode della vita: il demone della visione rischia di metterci in crisi
dinnanzi a questa scrittura visiva e tuttavia ciò che in essa si distacca dal
reale, ciò che può dirsi la dimensione ascetica di questa arte prima di ogni
altra cosa dà a quanto rappresenta una forza vitale che va oltre i desideri, le
concretezze, il senso della terra, il senso dell’ architettura, il sapore del mare,
ogni apparenza del
mondo.
di Rolando Bellini
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