mercoledì 2 ottobre 2013

Bari:operazione antimafia coordinata dalla Procura della Repubblica di Bari

Barbetta Vincenzo
Questa è giornata particolare, oggi si commemora l'anniversario della morte del giovanissimo Gaetano Marchitelli a Carbonara. Alle 17,00 presso la sala consiliare del Comune di Bari si svolgerà un incontro sul tema 'La giustizia attesa. Il processo penale e le vittime innocenti delle mafie', a cura di Libera Puglia e dell'Agenzia per la lotta non repressiva del Comune di Bari. Interverranno il magisitrato Geni Pontassuglia; il colonnello della DIA Sandro Alverone; il legale di Libera Enza Rando; il giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno Carlo Stragapede;  il sindaco di Bari Michele Emiliano; il referente di Libera Puglia Alessandro Cobianchi. Inoltre interverranno alcuni familiari di vittime innocenti di mafia.

E mentre durante la mattinata venivano messi a punto i preparativi e veniva deposta la corona di fiori sul luogo dove per errore è stato ucciso il piccolo Gaetano Marchitelli, i Carabinieri della Compagnia di Gioia del Colle, supportati da un velivolo del 6° Elinucleo di Bari e da unità cinofile del Nucleo Carabinieri cinofili di Modugno, hanno portato a termine un'importante operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, che ha consentito di sgominare un'associazione a delinquere di stampo mafioso, operante nella zona sud della provincia di Bari ed affiliata al potente clan barese 'Palermiti', dedita al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, aggravata dall'utilizzo di armi ed esplosivi attraverso i quali il clan imponeva la propria supremazia sul territorio. In totale sono 14 arresti, di cui uno ai domiciliari. Uno degli indagati è tuttora ricercato.

Le indagine, particolarmente complesse, hanno dimostrato che il gruppo degli arrestati, capeggiati da Barbetta Vincenzo, costituiva una vera e propria articolazione periferica del clan 'Palermiti' e operava in modo particolare in una vasta area compresa tra i comuni di Casamassima, Cellamare e Altamura. L'attività principale del gruppo era il traffico di stupefacenti, in particolare eroina, cocoina e hashish, attraverso il quale si garantiva guadagni ingentissimi, che servivano anche a mantenere le famiglie degli affiliati che si trovavano in carcere. Questo è uno dei sintomi della strutturazione mafiosa dell'organizzazione. La connotazione più inquietante del gruppo, che costituisce l'aggravante principale che i magistrati contestano agli arrestati, è la disponibilità di un impressionante arsenale di armi, che andava dai fucili mitragliatori, il famigerato kalashnikov, a pistole di vario genere, a fucili a pompa e anche a granate.      
  
Le indagini, coordinate della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, hanno consentito di fare luce su un decennio di attività criminale svolta dal gruppo, essenzialmente incentrata sul traffico di cocaina, eroina e hashish e sull’imposizione del potere sul territorio attraverso la disponibilità di un ingente arsenale di armi automatiche ed esplosivi.

Questo connubio tematico forse risulterà stridulo, ma in realtà è la continuazione di una pellicola che non accenna a presentare il finale. Bari sta vivendo una realtà, specialmente negli ultimi mesi, che in molti pensavano di non dover più rivivere. Ma purtroppo alle operazioni antimafia, come quella di stamane, segue quasi sempre un rimpiazzo immediato di posizioni e ruoli all'interno delle organizzazioni. È ormai cosa nota che c'è bisogno di una nuova cultura della legalità, che possa traghettare la città di Bari fuori della morsa criminale. È risaputo che gli arresti non bastano; è necessario immaginare un nuovo corso anche dal punto di visto carcerario; occorre cambiare metodo e rispettare i dettami costituzionali.

02.10.2013
Vito Stano

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