mercoledì 22 maggio 2013

Tra pena e rieducazione: la condizione disumana degli 'uomini ombra'


Il primo settennato del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è stato contraddistinto da numerosi appelli delle organizzazioni che si occupano di diritti umani, appelli sempre prontamente accolti dal presidente. Le forze politiche però non hanno ancora preso il toro per le corna e continuano a tergiversare e blaterare chiacchiere da incontri istituzionali. Soltanto i Radicali insistono a spada tratta sulla questione, come sempre del resto. Il tema dell'emergenza delle carceri è un argomento sentito e del quale si parla anche tra coloro che il buio delle celle non l'ha mai sperimentato, ma che per sensibilità e formazione politico-culturale si pone, come il sindacato studentesco universitario Link*, in condizione di comprendere i problemi della società o di parti di essa per provare a cercare soluzioni. 

Di questo s'è parlato a Bari, qualche giorno fa, durante un seminario dal titolo inequivocabile 'Uomini ombra: l'emergenza carceri in Italia', organizzato da Link*, sindacato studentesco di sinistra; alla discussione hanno contribuito il dottor Rossi (garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà), il professor Massaro (docente di Sociologia della devianza), il professor Campesi (docente di Sociologia del diritto e delle devianza) e la dottoressa Pirè (direttrice del Carcere di Bari). 

'Uomini ombra' è il titolo di un libro scritto da un ergastolano del carcere di Padova. Gli 'uomini ombra' sono i detenuti che non beneficiano di alcun permesso né misura alternativa. Sono i condannati all’ergastolo, che maggiormente vivono il problema del sovraffollamento. Considerando che i detenuti presenti nei penitenziari italiani, al 30 aprile 2013, risultano essere 65.917 su una capienza di 47.045 (secondo le statistiche ricavate dal Ministero della Giustizia) è evidente quanto il problema sia di fondamentale importanza non solo per i costretti nelle "gabbie", ma anche per la società e la giusta valenza della pena come momento di rieducazione. 

Senza dimenticare che la Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato lo Stato italiano a causa delle cattive condizioni in cui i detenuti sono costretti a espiare la pena inflitta. In una cella dove dovrebbero "soggiornare" in media soltanto due detenuti, ve ne "alloggiano" almeno sei. Questa situazione è palesemente causa di numerose patologie, quali depressioni, condizioni igienico sanitarie disperate con conseguente aumento di malattie infettive. Su questo punto il dott. Rossi ha spiegato che «in una situazione di emergenza come quella degli ultimi vent'anni, è difficile garantire al detenuti prima di tutto il rispetto dei diritti umani e in secondo luogo il rispetto dei diritti delle persone recluse. Sono, peraltro, diritti per lo più simili: non è quindi possibile offrire al detenuto lo spazio di cui necessita, la sua privacy, il diritto di vedere e sentire la propria famiglia, il diritto di essere figlio, padre e marito»

Il 22 febbraio 2013, il Commissario per i Diritti umani del Consiglio d’Europa (Nils Muiznieks) ha dichiarato che «se si mette tutti in prigione, per qualsiasi reato, il risultato è il sovraffollamento, e condizioni orribili. La costruzione di nuove carceri non è la soluzione. Per questo si devono sviluppare misure alternative» (ristretti.org). 

Il professor Campesi ha posto l'accento sulla necessità di rivedere le politiche penali e dunque le leggi che regolano la vita carceraria. «È necessario mettere in luce – ha affermato il professor Campesi – il problema carcere anche durante le campagne elettorali, sensibilizzando la collettività e il Paese tutto». 

«La soluzionequindi, non sta solo nell'approntare nuove strutture penitenziarie, ma nel riformare la giustizia penale in materia di misure cautelari – ha affermato il professor Massaro –, il quale ha precisato che è possibile, attraverso l'utilizzo delle misure alternative, sopperire al problema del sovraffollamento, tenendo il carcere come extrema ratio».

La dottoressa Piré (direttrice del Carcere di Bari) ha descritto la realtà carceraria del capoluogo pugliese, che attualmente si trova ad affrontare una situazione di sovraffollamento tra le più gravi in Italia. La domanda, più volte rimbalzata, è stata «se sia possibile parlare di rieducazione e rispetto dei diritti umani in un contesto in cui le persone si tengono dietro le sbarre come fossero animali in uno zoo?». 

Appare lampante, pertanto, la necessità di agire innanzitutto sulla collettività tutta e sui minori in particolare, al fine di ridurre il tasso di criminalità ed evitare che altre vite vadano sprecate all'ombra di quattro mura.

Durante il seminario è stata anche presentata la proposta di legge dell’associazione Antigone, denominata '3 leggi: tortura, carceri, droghe', per la quale è in atto una raccolta firme su tutto il territorio nazionale.

22.05.2013
Vito Stano

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