venerdì 22 novembre 2013

Cassano delle Murge. Costi della politica: sindaco Di Medio come il presidente Mujica?

In questi giorni in piazza Aldo Moro in molti hanno commentato la decisione della Giunta Di Medio di tagliarsi di circa 22mila euro gli indennizzi da sindaco e da assessore. Contrastanti i pensieri di coloro che dicono «a ma pare una manovra pre-elettorale», altri che invece lo ritengono un gesto di intelligenza «specialmente in questo periodo». 

L'articolo a firma del sottoscritto pubblicato l'altro ieri su Murgiambiente ha scatenato a suo modo un dibattito breve ma interattivo in perfetto stile Web 2.0, in cui il commentatore non trovava sensate le mie considerazioni «Stano ma che castronerie scrivi?». A questo proposito oggi ho voluto rileggere un articolo, anzi un'intervista al presidente della Repubblica dell'Uruguay Josè Mujica, a cura di Riccardo Staglianò, pubblicato sul numero 1338 del il venerdì di Repubblica andato in edicola l'8 novembre.

Premesso che fare paragoni sarebbe improprio, ritengo interessante questa storia proprio nell'alveo della nostra più umile storia cassanese. Il presidente Mujica «ha rinunciato al 90% dello stipendio, vive in 50 metri quadrati». Ecco queste sono le coordinate di una storia che ha il sapore della semplicità, della terra che Mujica lavora come un qualunque cittadino uruguayano. Dopo anni di carcere, 14 per la precisione, il presidente-tupamaros, ritrovata la libertà, ha continuato la sua battaglia civile e politica e ha ricoperto dapprima l'incarico di deputato, poi quello di senatore, poi quello di ministro dell'Agricoltura e poi... Presidente della Repubblica dell'Uruguay. 

La semplicità di Mujica ha fatto scalpore, ma anche i più inveterati hanno dovuto rassegnarsi all'evidenza di un presidente capace di vivere come uno del popolo, «senza cravatta». Ora il paragone in effetti non tiene, ma questa storia, che vi suggerisco di leggere, mi ha convinto, anche se non c'era bisogno, della bontà dell'idea di tenere per sè soltanto quanto è necessario a vivere e a rappresentare degnamente l'istituzione. Il resto può, anzi deve, essere redistribuito dagli uffici e non dai singoli amministratori, perché il clientelismo si alimenta anche delle buone azioni, quelle in buona fede. A questo proposito basti ricordare la vicenda delle tessere che il cinema Vittoria diede all'assessore alla Cultura Pierpaola Sapienza. Si gridò allo scandalo, appunto. Non gli uomini, ma gli uffici devono, seguendo un'idea di giustizia sociale, redistribuire i denari, appositamente accantonati in fondi creati ad hoc, per realizzare opere nel sociale.

Insomma per evitare che i politici e gli amministratori rubino denaro pubblico, non è necessario dare loro il contentino. Occorre invece scegliere con dovizia il politico e controllare il suo operato sempre, sempre, sempre; affinché non abbia nemmeno per un momento la cattiva idea di approfittare. E qualora succedesse, perché siamo sotto il cielo e può sempre piovere, è facile sbarazzarsi (politicamente) di personaggi chiacchierati: basta non votarli al prossimo giro di giostra.

22.11.2013
Vito Stano

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