martedì 15 gennaio 2013

Vincenza De Nigris dal 16 gennaio al castello Normanno-Svevo di Bari


«La narrativa è il punto di partenza del mio lavoro, è il mezzo con il quale riesco a descrivere ciò che vedo. Talvolta trovo un'ambiente o una persona che mi colpiscono, allora comincio ad immaginare una scena, una storia, che si traduce subito in una sequenza fotografica»Così spiega Vincenza De Nigris parlando della mostra che sarà inaugurata domani gennaio presso il castello Svevo di Bari. La mostra, come ha dichiarato Carlo Garzia, il curatore, «è la prima tappa di un viaggio nella creatività femminile». 

Con gli scatti di Vincenza De Nigris viene riscoperto il gusto del racconto. La mostra personale Narrative Photographyvisitabile dal 16 gennaio - vernissage alle 18 - fino al 17 febbraio negli spazi dell'associazione La Corte, Fotografia e ricerca al castello Normanno-Svevo di Bari è composta da 23 immagini che testimoniano tre diverse direttrici della ricerca fotografica, tuttora in progress, dell'autrice, cioè Autobiography, progetto che vede l'accostamento dell'immagine della fotografa a quella della madre. Questo «è un lavoro sulla memoria e sul confronto generazionale, al di là dell'auto-narrazione». E vale la pena ricordare che la serie Autobiography ha debuttato, scelta da Denis Curti, direttore dell'agenzia Contrasto, nella sezione Young Talent per Affordable Art Fair a Milano nel 2012.

Quindi il progetto Melancholy «che è un'indagine fotografica sulla capacità evocativa dei colori nello sguardo dei fruitore di un'immagine». Ed Epifanie urbane che è un viaggio sul dialogo fra il corpo femminile, nella massima parte dei casi, e i non luoghi delle periferie metropolitane. «Più in generale   precisa Vincenza De Nigris   le immagini che realizzo sono una sorta di film-still, come se fossero state estrapolate da una storia più ampia e spesso possono vivere in modo indipendente l'una dall'altra. Quello che mi interessa non è che il pubblico comprenda la mia storia, ma che ogni singola persona riesca a farla propria, riesca ad entrare nella sequenza e a costruirsi una propria narrazione: le mie immagini sono solo delle tracce, degli spunti per l'osservatore».

Ma, spiega ancora Garzia, la personale Narrative Photography rappresenta soprattutto «la prima tappa nel 2013, un precedente c'è stato lo scorso anno con Francesca Loprieno, di una ricognizione a chilometro zero nel giovane panorama autoriale pugliese, destinata a svilupparsi anche nei prossimi progetti espositivi della Corte. Al femminile, soprattutto, perché sono le giovani fotografe a destare interesse per la loro riscoperta della memoria in chiave sia lirica che di introspezione attraverso la pratica dell'auto-narrazione come della messa in scena del quotidiano».

(vedi repubblica.it)

Nessun commento:

Posta un commento