giovedì 10 gennaio 2013

Fotografia come antropologia: Sisto Giriodi al Museo della Fotografia


Le attività del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari riprendono con l'incontro con Sisto Giriodi, che parlerà di Fotografia come antropologia. L'appuntamento è per oggi pomeriggio (giovedì 10  gennaio) alle ore 17,30 presso la sala conferenze del Politecnico di Bari in  via Giovanni Amendola n. 126/B. L'ingresso è ingresso libero.                                                                                  

Sisto Giriodiarchitetto, docente di Progettazione architettonica al Politecnico di Torino, da  fotografo di territorio lavora da più di dieci anni ad un progetto di lunga durata – l’Atlante Piemontese – nel quale raccoglie i miti-enigmi che il progresso nasconde nelle campagne del Basso Piemonte; capitoli dell’Atlante sono stati esposti in Italia ed all’estero, mentre pagine dell’Atlante sono conservate in collezioni private e nel Dipartimento di Fotografia della Biblioteca Nazionale a Parigi.

Notevole riscontro ha ottenuto il progetto su Torino, città trasformata dalle bandiere della pace, al festoso teatrino tricolore (in occasione dei 150 anni di Unità d’Italia); sulla città trasformata dai cantieri della metro nel centro storico in un teatrino bellicoso; sulla città trasformata dagli anni olimpici, o su aspetti singolari di Torino: sui circoli dei canottieri sul Po, sulle case a colori del dopo guerra; sulle storia di una tecnica artigianale, quella delle facciate in finta pietra. Il modello dell’atlante è all’origine anche di due campagne fuori dei confini del Piemonte: quella sugli enigmatici cancelli rurali in Puglia e quella su Parigi come festa mobile.

Fotografia come antropologia
Sisto Giriodi parte dagli incunaboli della Fotografia, fatta di pratiche quasi negromantiche, osservando le diverse fasi del processo storico, attraverso la visione ideologico-romantica, passando così dall’osservazione dei nuovi modelli scientifici di revisione radicale del concetto di spazio alla fotografia del nulla, senza temi, espressione della società del nulla, caratterizzata dalla società industriale, fino a quella del tardo-capitalismo, in cui l’immagine è frammentata, decentrata in ogni parte del mondo dalla potenza della tecnologia spinta della rete mentre il paesaggio muta più in fretta del nostro recepimento.
Sisto Giriodi decide per il suo progetto di andare alla ricerca di vecchie fotografie, di ritratti spontanei, di immagini di strada, che colgono un’espressione istintiva nel suo farsi, nel suo contesto urbano o rurale di gruppi ritratti tra la fine dell’800 a quelli più liberi  del ‘900.
Icone spesso trascurate dalle storie della fotografia.

Immagini che attirano per la ricchezza di espressioni, dei dettagli, per la capacità di restituire la vita di gruppo tra XIX e XX secolo: che si tratti di un clan familiare, di bambini a scuola, di ragazzi di oratorio, di soldati in caserma, di cuochi e camerieri in trattorie e ristoranti, di contadini in una cascina; ogni fotografia si distingue per la capacità di raccontare storie oggi lontane e diverse, che nessun altro riesce a narrare cosi bene.

(fonte Museo della Fotografia del Politecnico di Bari)

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