«La narrativa è il punto di partenza del mio lavoro, è il mezzo con il quale riesco a descrivere ciò che vedo. Talvolta trovo un'ambiente o una persona che mi colpiscono, allora comincio ad immaginare una scena, una storia, che si traduce subito in una sequenza fotografica». Così spiega Vincenza De Nigris parlando della mostra che sarà inaugurata domani gennaio presso il castello Svevo di Bari. La mostra, come ha dichiarato Carlo Garzia, il curatore, «è la prima tappa di un viaggio nella creatività femminile».
Con gli scatti di Vincenza De Nigris viene riscoperto il gusto del racconto. La mostra personale Narrative Photography, visitabile dal 16 gennaio - vernissage alle 18 - fino al 17 febbraio negli spazi dell'associazione La Corte, Fotografia e ricerca al castello Normanno-Svevo di Bari è composta da 23 immagini che testimoniano tre diverse
direttrici della ricerca fotografica, tuttora in progress, dell'autrice, cioè Autobiography, progetto che vede l'accostamento dell'immagine della fotografa a quella della madre. Questo «è un lavoro sulla
memoria e sul confronto generazionale, al di là dell'auto-narrazione». E
vale la pena ricordare che la serie Autobiography ha debuttato, scelta da Denis
Curti, direttore dell'agenzia Contrasto, nella sezione Young Talent per Affordable Art Fair a Milano nel 2012.
Quindi
il progetto Melancholy «che è un'indagine fotografica sulla capacità
evocativa dei colori nello sguardo dei fruitore di un'immagine». Ed Epifanie urbane che è un viaggio sul dialogo fra il corpo femminile,
nella massima parte dei casi, e i non luoghi delle periferie metropolitane. «Più
in generale – precisa Vincenza De Nigris – le immagini che realizzo sono
una sorta di film-still, come se fossero state estrapolate da una storia più
ampia e spesso possono vivere in modo indipendente l'una dall'altra. Quello che
mi interessa non è che il pubblico comprenda la mia storia, ma che ogni singola
persona riesca a farla propria, riesca ad entrare nella sequenza e a costruirsi
una propria narrazione: le mie immagini sono solo delle tracce, degli spunti
per l'osservatore».
Ma,
spiega ancora Garzia, la personale Narrative Photography rappresenta
soprattutto «la prima tappa nel 2013, un precedente c'è stato lo scorso
anno con Francesca Loprieno, di una ricognizione a chilometro zero nel giovane
panorama autoriale pugliese, destinata a svilupparsi anche nei prossimi progetti
espositivi della Corte. Al femminile, soprattutto, perché sono le giovani
fotografe a destare interesse per la loro riscoperta della memoria in chiave
sia lirica che di introspezione attraverso la pratica dell'auto-narrazione come
della messa in scena del quotidiano».
(vedi repubblica.it)
(vedi repubblica.it)