lunedì 12 marzo 2012

Il risorgimento possibile di Taranto

San Cataldo, patrono di Taranto
Acciaio e carbone, ruggine e diossina. La città di Taranto è tristemente conosciuta per l'inquinamento, per l'altissimo tasso di malattie, per la presenza della marina militare.
Il giornalista Carlo Vulpio nel suo libro La città delle nuvole, edito da Verdenero, racconta l'attualità del capoluogo jonico e di  questa ne tratteggia il profilo anomalo tutto italiano, nel quale l'industria siderurgica ha "occupato" la città tarantina tendendola sotto scacco, a causa del continuo ricatto del lavoro. Vulpio racconta di una città in cui tanti muoiono senza guardare più le nuvole "tutte uguali" del cielo di Taranto.

Basterebbero questi luoghi poco comuni per non farsi mai balenare l'idea di andare a Taranto, se non per necessità. E invece la scoperta è nascosta nelle pieghe di città-scrigno, che racchiude in sé una storia sconosciuta a molti, che parte da molto lontano.  
Taranto I

Taranto II
La Taranto magnogreca del tempio di Poseidon, i cui resti sono visibili nei pressi della residenza comunale, la Taranto aragonese del Castello di S. Angelo, ricostruito su una precedente fortificazione normanna-svevo-angioina, che a sua volta poggiava su strutture murarie antiche risalenti ai periodi greco e bizantino. La Taranto del centro storico, con le sue chiese, in particolare quella in onore del patrono S. Cataldo e quella di S. Domenico. E poi la Taranto dei mari Piccolo e Grande, la tradizione della coltivazione dei mitili e il ponte girevole, simbolo della modernità.

Camminare per Taranto pertanto significa oltrepassare la Storia di una città, che è stata avversa alla Roma antica e da questa distrutta e ricostruita. E come in un parallelo metastorico sempre da Roma moderna convertita all'industria pesante e distrutta nel suo profondo. 
La prima tappa della Taranto da scoprire è la Torre dell'orologio, sita in piazza Fontana: l'edificio settecentesco, residuo della "Cittadella", è il monumento del borgo antico da sempre simbolo della municipalità; oggi ospita un'esposizione permanente dedicata alla mitilicoltura, allestita dal Centro Ittico Tarantino in collaborazione con il Cnr - Istituto per l'Ambiente Marino Costiero e il comune di Taranto.     
Torre dell'orologio, piazza Fontana 

Ecosistema marino tarantino, riproduzione
L'edificio è stato "costruito nella seconda metà del settecento nella forma originaria, cioè senza il corpo poligonale avanzato e la cuspide campanaria aggiunti più tardi. E' situato sul lato orientale della piazza Fontana (già piazza Grande) teatro degli scambi commerciali della città".
Oggi, come detto, l'edificio è stato riaperto e riqualificato quale spazio dedicato "a una delle attività che da sempre ha contraddistinto e segnato l'economia tarantina: la mitilicoltura".

Il Centro Ittico Tarantino ha promosso e sostenuto questo progetto, che attraverso una mostra di specie marine si propone di divulgare la memoria storica e stimolare la ricerca di un'attività caratterizzante la città jonica.
"L'esposizione è arricchita da reperti di elevato pregio scientifico raccolti in due storiche vetrine facenti parte della collezione dello studioso Pietro Parenzan (Pola 1902-Taranto 1992) del Museo Oceanografico.
Inoltre un allestimento fotografico corredato d'importanti foto d'epoca provenienti da archivi privati e dagli scatti del fotografo Sergio Malfatti, al fine di ricostruire la storia di alcune attività marinare (tessitura del Bisso, l'arte dei maestri d'ascia e le imbarcazioni, mitilicoltura e ostricoltura tradizionali) tipiche dei mari di Taranto".   

Facciata chiesa di San Domenico  
Rosone romanico chiesa di San Domenico
Il giro per il centro storico di Taranto continua con la visita alle chiese di S. Domenico, esempio di romanico, e S. Cataldo; quest'ultima dedicata al patrono della città, la  quale è semplicemente uno scrigno; le sorprese all'interno sono molteplici: dal soffitto a cassettoni completamente decorato ai tanti dipinti raffiguranti scene del culto cattolico, dalla cripta adornata da affreschi antichi al cappellone dove sono custodite le spoglie del Santo. Questo è il luogo più suggestivo dell'intero complesso religioso: dall'alto la statua in argento di S. Cataldo osserva benevola i fedeli e li ammiratori del bello. Il cappellone è una gioia per gli occhi, tutto lo spazio è completamente ricoperto di marmi intarsiati e decorati, uno spettacolo indimenticabile.
Il centro storico di Taranto, così come l'affaccio a mare, però soffrono di una tendenza all'abbandono e al degrado; ne sono esempio alcune immagine volutamente inserite per evitare di alterare lo stato reale dell'architettura cittadina e produrre un'immagine della città infarcita di retorica. Pertanto per onore del vero e non per volontà di danneggiare, queste foto contribuiscono certamente a comprendere la complessità che vive oggi la capitale della siderurgia europea, tra necessità di produrre e volontà di riscatto. 
Particolare affresco chiesa di San Domenico
Crocifisso chiesa di San Domenico

Statua votiva Madonna Addolorata chiesa S. Domenico
Certamente il problema del degrado urbano è uno dei nodi cruciali di questa città. Negli anni del dopoguerra la scelta di fare di Taranto la capitale della siderurgia italiana ha pesato come un'ipoteca sullo sviluppo urbanistico e di conseguenza sociale della comunità. In effetti gli skyline che si possono mirare da diversi punti offrono numerosi e diversissimi scenari: dalle ciminiere industriali al porticciolo, dalla visione dei palazzi del nuovo centro interrotta dall'ingegneria idraulica del ponte girevole alla lontananza fisica e sociale del quartiere Paolo VI, sorto su un lembo di terra, distante dal centro, dove vi abitano circa 25mila persone. 
Quello che preme dire è che Taranto mal conosciuta a causa della ingombrante presenza industriale può e deve risorgere sulle sue ceneri, così come la storia ha già dato prova.
Il passato può e deve essere relegato ai libri e alla memoria, affinché si possa attraverso il turismo e le numerose risorse che il territorio offre stravolgere il volto martoriato della città che si alleò con Annibale per fronteggiare gli invasori romani.

12.03.2012
foto e testo di Vito Stano


Chiostro chiesa di San Domenico 


Sarcofagi nel chiostro della chiesa di S. Domenico

Particolare di palazzo storico di una famiglia spagnola


Interno del cappellone della chiesa di San Cataldo II

Organo della chiesa di San Cataldo

Particolare di affresco cappellone di San Cataldo

Affreschi all'interno della cripta, chiesa San Cataldo II

Soffitto a cassettoni in legno decorato, chiesa S. Cataldo

Facciata chiesa San Cataldo

Facciata chiesa San Cataldo II



Lato sinistro della chiesa di San Cataldo


Particolare architettonico del cappellone di S. Cataldo 

Sculture in mare 

Industrie 

Mare

Affaccio fronte mare

Palazzi fronte mare
Centro storico (foto Sara Fiorente)

Palazzi fronte mare II



Castello Aragonese I

Castello Aragonese II


Castello Aragonese III



Castello Aragonese IV



Ponte girevole

1 commento:

  1. Bell'articolo, solo una puntualizzazione:
    all'allestimento dell'Esposizione Permanente sulla Mitilicoltura "Il Tempo del Mare" nella torre dell'Orologio ha collaborato anche l'Associazione "Centro Studi Documentazione e Ricerca Le Sciaje" (vincitrice di Principi Attivi 2010) che tuttora all'interno della Torre cura le visite guidate, gli allestimenti e l'organizzazione di eventi, come potete vedere dal sito www.lesciaje.it.
    Non solo, ma dalla sezione download è possibile scaricare gratuitamente e in ebook il catalogo dell'esposizione, curato da noi!
    spero che vogliate integrare questa info, grazie!
    saluti!

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