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giovedì 28 novembre 2013

Bari. Regione Puglia: Alleanza Nazionale programma la protesta contro il presidente

La vicenda Ilva ha provocato nelle ultime settimane non pochi grattacapi al presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, il quale si è dovuto difendere dall'immorale accusa, scagliata da alcuni articoli di noti quotidiani nazionali, di aver riso della tragedia tarantina e per giunta di averlo fatto con uno dei massimi accusati della vicenda, Girolamo Archinà, all'epoca dei fatti factotum della famiglia Riva. Questa storia, parte rilevante della più grande vicenda Taranto-Ilva, ha scatenato l'ira, politica s'intende, di numerosi oppositori. A raccogliere la palla al balzo è stato il rinato movimento per Alleanza Nazionale, che mercoledì prossimo 4 dicembre, ha dato appuntamento ai militanti pugliesi e non solo al fine di "assediare" pacificamente, a partire dalle 11,30, il palazzo del Consiglio regionale pugliese per chiedere le dimissioni del presidente Vendola. Pare che lo decisione di "assediare" il palazzo sia  emersa durante la riunione dei fondatori del movimento su proposta di Adriana Poli Bortone.

Dunque, come si legge sul social network facebook.com «le bandiere di Alleanza nazionale sventoleranno nel nome della lotta alla malasanità per sollecitare lo scioglimento di un'amministrazione incapace di dare risposte serie e per sollecitare impegni concreti sul lavoro in una terra che soffre drammaticamente la tragedia della disoccupazione. Non solo: al centro della protesta la drammatica situazione dell'Ilva di Taranto nella quale il presidente Vendola si trova coinvolto in un'inchiesta dai contenuti molto imbarazzanti, se è vero che ha ostacolato i controlli ambientali sul colosso industriale. Se per concussione si condanna Berlusconi a sette anni per quello che faceva in casa sua, ci chiediamo come faccia a restare al suo posto un governatore indagato per lo stesso reato ma per fatti ben più gravi»

Come si può leggere, il paragone tra Berlusconi e Vendola è una sottigliezza che il movimento di destra non si risparmia. Ma tantè, questo non cambia la natura delle accuse e delle condanne. 


Gli organizzatori della manifestazione concludono affermando che «tutta Italia deve sapere quello che succede in una delle regioni più importanti e auspichiamo che tutta l'opposizione decida finalmente di presentare la sfiducia al Presidente della Regione. Per ora, si sta muovendo il tal senso il solo consigliere regionale Curto, esponente del nostro movimento (Alleanza Nazionale, ndr)». Chissà se questa dimostrazione politica darà al presidente Nichi Vendola una ragione in più per candidarsi al Parlamento Europeo. Nell'attesa i suoi avversari affilano le armi. 

28.11.2013
Vito Stano

Taranto. Fondo Antidiossina: denuncia inottemperanze da parte di organi di governo

Foto google.com
A proposito di Ilva e scandali da Fabio Matacchiera, presidente della onlus Fondo Antidiossina Taranto, riceviamo e pubblichiamo integralmente un comunicato sulla vicenda tarantina. V.S.

di Fabio Matacchiera
L’Ilva non ottempera alle prescrizioni dell’AIA e il prefetto non irroga le sanzioni previste per legge. Siamo molto perplessi e preoccupati  nel constatare che, attorno alla spinosa questione  Ilva di Taranto, il Governo, ancora una volta, si affanni alla ricerca di soluzioni normative per rinviare ripetutamente situazioni in stallo da ormai troppo tempo.

Come si evince dalle azioni d’ispezione, a cura delle autorità controllo, sono state riscontrate numerose violazioni alla Legge 231/12,  ovvero numerose inottemperanze alle prescrizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. Tra queste, come si sa, vi sono quelle già accertate relative alla chiusura completa dei nastri trasportatori, degli edifici e dei sistemi di trasporto di materie prime che causano notevoli e frequenti fenomeni di diffusione di polveri, anche verso l’esterno dello stabilimento, investendo anche i quartieri cittadini.

Alla luce di queste gravi inadempienze e del perdurare delle situazioni di inquinamento, ci chiediamo con preoccupazione: come mai il Prefetto di Taranto non abbia ancora disposto alcuna sanzione amministrativa, così come è previsto dalle norme vigenti? Infatti, l’art. 1.2 della Legge 231/12 obbliga l’Autorità Territoriale di Governo, cioè il Prefetto, ad agire immediatamente, comminando la sanzione fino al 10% del fatturato annuo, nel momento in cui l'ILVA spa non osserva le prescrizioni dell'AIA e le sue scadenze. 

Altresì, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, si limita ancora una volta a richiedere semplicemente l’applicazione della lettera a) dell’art.29decies del D.Lgs n.152/06, reiterando soltanto la diffida con un mero atto formale di informazione alla Procura della Repubblica di Taranto, eludendo così le disposizioni delle lettere b) e c) dello stesso articolo di cui sopra che prevedono finanche la sospensione e la revoca dell’autorizzazione all’esercizio.

lunedì 25 novembre 2013

Taranto-Ilva. Peacelink e Fondo antidiossina ascoltati al Parlamento Europeo

Intercettazioni, sequestri e dissequestri. Rapporti sulla salute pubblica, silenzi ministeriali. Morte e tanta, tanta rabbia di una città alla quale è stata e viene ancora oggi negata la facoltà di decidere il proprio futuro. Questa è Taranto. La vicenda non si esaurisce, anzi. Antonia Battaglia, Alessandro Marescotti, Fabio Matacchiera fanno sapere che «in relazioni agli ultimi preoccupanti eventi di questi ultimi giorni, PeaceLink e Fondo Antidiossina hanno comunicato stamane alla Commissione Europea ed al Parlamento Europeo che la situazione all'ILVA di Taranto e di conseguenza in città resta particolarmente grave»


I tre rappresentanti della battaglia tarantina continuano affermando che «le alte concentrazioni di IPA registrate nelle ultime settimane e le imponenti colonne di fumi neri rilasciati nell'aria da fenomeni di slopping nella giornata di ieri sono state ampiamente documentate e dettagliate nelle relazioni inviate a Bruxelles».

Per questo «PeaceLink e Fondo Antidiossina invitano le autorità italiane a prendere posizione rispetto a questi eventi fuori norma e preoccupanti, in particolare il Ministero della Salute il cui silenzio, in una vicenda che tocca direttamente la salute di tutti i cittadini di Taranto, rimane inspiegabile. Invitiamo inoltre le istituzioni europee a considerare la piena gravità degli eventi che continuano a susseguirsi a Taranto e di cui cittadini e lavoratori pagano direttamente pesantissime conseguenze sulla propria salute».

25.11.2013
Vito Stano


martedì 24 settembre 2013

77^ Fiera del Levante: boom di presenze e polemiche politiche sul futuro

La 77esima Fiera del Levante si è conclusa e i numeri quest'anno hanno dato la possibilità di cantare vittoria. Sul sito internet ufficiale della Campionaria si leggono parole di soddisfazione: «la 77esima Fiera del Levante di Bari, ha superato a pieni voti il giudizio dei visitatori. Anche ieri, infatti – si legge in una comunicato del 21 settembre – in migliaia hanno visitato i padiglioni e affollato i viali del polo fieristico. Una Fiera di tutti, del popolo, come è sempre stata nelle intenzioni del suo presidente, Ugo Patroni Griffi, che in questi giorni è sceso fra la gente, ha ascoltato e non si è sottratto a critiche e complimenti».

Ma la Fiera del Levante è stata anche occasione di scontro politico. Ne è mancata la nota polemica dell'opposizione in Consiglio regionale, che a nome del capogruppo Pdl Ignazio Zullo ha criticato l'approccio vendoliano alla risoluzione dei problemi che attanagliano la Puglia e in particolare la necessità di privatizzare l'ente Fiera.

«Vendola – si legge in una nota pubblicata sul profilo facebook di Ignazio Zullo – sull'altalena tra voglia di Ilva pubblica e Fiera del Levante privata Pietro Nenni disse che le idee camminano con le gambe degli uomini. Questo aforisma non credo possa essere applicato al comportamento di Vendola, che ha invece l’abitudine di calpestare  le idee, percorrendo  una strada che è sempre nella direzione del suo tornaconto personale. Vendola ha dimenticato gli ideali che erano alla base delle  internalizzazioni in sanità, spinge per l’esproprio proletario dell’ILVA e si converte alla privatizzazione per la Fiera del Levante. Tutto ciò, apparentemente  per offrire ai cittadini pugliesi un’altra finestra aperta alla speranza, in realtà con il solo scopo di coprire il fallimento della gestione pubblica degli anni di suo governo in Puglia»

E venendo in particolare alla Campionaria, Zullo scrive che «la privatizzazione della Fiera del Levante è al momento uno sbocco obbligato per un Ente frustrato da un immane indebitamento accumulatosi negli anni di gestione Lacirignola-Viesti, coordinati nello sperpero di risorse pubbliche dallo stesso Vendola. Abbiamo un  presidente,  sempre più impegnato in elezioni primarie, secondarie e se occorrerà anche in quelle di condomini e questo deve far riflettere la Puglia e i pugliesi. Gli ideali di Vendola non solo non hanno avuto gambe per camminare, ma soprattutto non hanno avuto coerenza, linearità e senso di responsabilità verso una Regione che l’ha eletto per essere governata e non  per inseguire Bersani sui tetti di Roma in una contesa di leadership, peraltro negata dall’esito popolare».

La riflessione del capogruppo Pdl in Consiglio regionale Ignazio Zullo, ironica e piccata come sempre, fa andare con la memoria alle numerose campagne elettorali nazionali portate avanti con altalenanti successi da Silvio Berlusconi leader del Popolo della Libertà-Forza Italia. Le strategie di marketing, efficacissime durante i periodi elettorali, perdono l'appeal a campagna finita. Quando agli altoparlanti viene negata la voce occorre iniziar a realizzare politica. Purtroppo troppo volte si aspetta invano.

24.09.2013
Vito Stano 

sabato 14 settembre 2013

Ilva: continua il ricatto occupazionale. Elusi i principi di tutela ambientale

«L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali». Ma quanto sancisce l’art. 41 della Carta Costituzionale sembra non valere per la questione ILVA. La Legge ‘Salva Ilva’, infatti, ha riproposto in tutta la sua drammaticità la contrapposizione tra Salute, Ambiente e Lavoro: diritti costituzionalmente rilevanti ma squilibrati in soccorso dell’iniziativa economica privata.

«L'azione della Magistratura, che ha correttamente disposto il sequestro preventivo e conservativo dei beni del gruppo Ilva, finalizzato all'applicazione del principio chi inquina paga, viene elusa dalla scelta dell'azienda di mettere in libertà i lavoratori»  dichiara l’avvocato Antonio de Feo, Consigliere Nazionale del WWF Italia. «Questa scelta aziendale crea di fatto un danno sociale (effetto del danno ambientale) ed economico, con oneri a carico della collettività (la cassa integrazione) che, invece, il principio chi inquina paga vorrebbe salvaguardati affinché il danno ambientale sia realmente ed effettivamente circoscritto nella sfera degli interessi privati».

Calpestato, dunque, l’art. 42 della Costituzione: «[...] La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti».

«La decisione di chiudere gli impianti da parte dei Riva svela il ricatto occupazionale che stanno mettendo in atto». È questo il durissimo commento dell’ingegner Matteo Orsino, Presidente del WWF Puglia. «Quanto avvenuto in queste ore avvalora l’estromissione della Famiglia Riva dalla proprietà dell’Ilva. Ribadiamo – conclude Orsino – la nostra richiesta alla Regione Puglia di sollevare la questione di legittimità costituzionale della L. n. 89/13 affinché salute e ambiente siano veramente e finalmente tutelati».


(fonte WWF Puglia)

sabato 13 luglio 2013

Ilva: documenti fotografici e filmici al cospetto della Commissione Europea

Ilva di Taranto - Foto google.com
Siamo appena tornati da Bruxelles, reduci da un proficuo incontro con la Commissione Europea a cui abbiamo fornito ulteriori aggiornamenti sulla gravità del caso Ilva di Taranto. In quanto interlocutori della Commissione Europea, abbiamo avuto nuovi incontri, tra i quali quello con il Direttore Generale dell'Ambiente Karl Falkenberg. Con noi era presente anche l'onorevole Monica Frassoni, particolarmente attenta alle questioni ambientali europee.

Questa importante missione si iscrive nel solco nella nostra cooperazione con la Commissione Europea, al fine di trovare una soluzione equa e viabile per il caso Ilva, a supporto della legalità e del rispetto delle norme europee. Abbiamo portato dentro i palazzi della Commissione Europea le immagini impressionanti delle emissioni notturne e diurne e degli scarichi in mare dell'Ilva, abbiamo mostrato le  foto raccapriccianti  dei necrofori che, nel cimitero di Taranto, sono costretti a proteggersi dalle sostanze inquinanti che hanno intriso i terreni,  indossando le tute di protezione integrale. 

«Inaccettabile»: cosi' il Direttore Generale Karl Falkenberg ha commentando le immagini.

Abbiamo esposto, tra l'altro, anche le informazioni del dossier aggiornato. Forte è stata la sottolineatura delle ragioni di legalità e le informazioni scientifiche per cui la magistratura è intervenuta. I cittadini di Taranto hanno diritto ad essere tutelati con una rigorosa, celere ed efficace attuazione delle direttive europee. Abbiamo evidenziato la grottesca situazione per cui le autorità italiane non hanno ancora attuato il principio di "chi inquina paga" previsto dalla direttiva 35 del 2004 e richiamato dalla direttiva 75 del 2010.

Il governo italiano, invece di imporre l'attuazione dell'Aia, sta apprestando una seconda legge di aiuto all'Ilva, allo scopo di evitare la tempistica delle attuali prescrizioni. Abbiamo evidenziato alla Commissione Europea la grave azione del governo che, invece di imporre il rispetto delle prescrizioni ad un'azienda inadempiente, pensa al contrario di modificarle, tramite una nuova legge per garantire all'azienda di inquinare come prima. Appena arrivati in Italia abbiamo scoperto che sarebbe stato stilato un piano industriale da 1,8 miliardi di euro: una cifra assolutamente insufficiente.

La sola copertura dei parchi minerali costa 1 miliardo di euro a cui va aggiunta l'impermeabilizzazione e la bonifica del terreno sottostante e della messa in sicurezza della falda. Se con una nuova legge il governo intende aggirare le attuali prescrizioni autorizzative, è chiaro che si potrebbe gererare un contenzioso di enorme e imprevedibile portata, in quanto la sentenza della Corte Costituzionale condizionava la prosecuzione dell'attivita' produttiva dell'Ilva alla attuazione puntuale e integrale di tutte le prescrizioni dell'Aia.

Mentre noi eravamo a Bruxelles, contemporaneamente Lidia Giannotti e Fulvia Gravame, in rappresentanza di PeaceLink, erano convocate al Senato della Repubblica in audizione, sempre sul caso Ilva, per la conversione in legge dell'attuale decreto. Nonostante l'estate, siamo mobilitati per vigilare e per svolgere un ruolo di cittadinanza attiva, per dare voce alle ragioni della salute e della legalita'

(per Peacelink e per Fondo Antidiossina
Antonia Battaglia; Alessandro Marescotti; Fabio Matacchiera)

mercoledì 5 giugno 2013

Ilva: violate prescrizioni governative. La denuncia del Fondo Antidiossina

Taranto manifesta - Foto Archivio Vito Stano © 2013
La situazione tarantina si aggrava: il governo, i sindacati , i rappresentanti del gruppo Riva non ascoltano il grido della piazza. Fabio Matacchiera, presidente del Fondo Antidiossina di Taranto, stamane ha diramato un comunicato con il quale ha reso noto che «il Fondo Antidiossina Taranto onlus ha consegnato questa mattina, alle ore 12,30, nelle mani del dirigente della Digos di Taranto, dott. Maurizio Scialpi, l'esposto indirizzato al Procuratore di Taranto, Franco Sebastio»

«Il documento si legge nel comunicato – è correlato da due video e da importanti deduzioni che metterebbero in luce presunte violazioni, da parte dell'ILVA di Taranto, di diverse prescrizioni dell'Autorizzazione Integrata Ambientale. Come già preannunciato, entrambi i video saranno consegnati anche alla Commissione Ue e al Parlamento Europeo entro questa settimana». 

Ieri, invece, lo stesso presidente del Fondo antidiossina di Taranto Fabio Matecchiera ha reso pubblico un altro comunicato in cui dichiarava che «nel primo video, girato da alcuni operai all'interno dell'Acciaieria1 (il 25 maggio 2013, ore 19.00), già proposto alcuni giorni fa da alcuni telegiornali nazionali, si evidenziano alcune anomalie che sarebbero in atto nell'impianto in questione durante il trattamento di desolforazione della ghisa che proviene dall'altoforno. La desolforazione avviene mediante l’iniezione nel bagno di ghisa fusa di agenti desolforanti (carburo di calcio, soda, calce, eccetera) e provoca la formazione di polveri e fumi acidi soprattutto pericolosi per la salute degli operai che lavorano all'interno dell'acciaieria.  I fumi dovrebbero essere captati da apposite giranti e cappe di aspirazione che, come si vede nel filmato, ed in tante altre occasioni rilevate dall'esterno, non funzionano come dovrebbero a norma, causando di frequente i noti fenomeni di slopping, più volte rilevati e segnalati dai carabinieri del NOE di Lecce e dai custodi giudiziari della Procura di Taranto».

«Nel secondo video, girato dal presidente del Fondo Antidiossina nella notte tra il 3 e il 4 giugno 2013, si notano imponenti nubi di fumi e di polveri che fuoriescono dalle aree basse degli impianti delI'lva di Taranto. Le immagini nette evidenziano che si tratta, senza alcun dubbio, di emissioni diffuse, fuggitive e non convogliate poichè non provenienti dai camini. Un vero scenario da girone dell'Inferno che potrebbe rivelarsi un elemento importante nel dimostrare la non ottemperanza delle prescrizioni dell'Autorizzazione Integrata Ambientale concessa all'Ilva di Taranto. Vedendo questi fumi che fuoriescono, su vasta scala in diverse zone degli impianti, il Fondo Antidiossina si pone degli interrogativi sulla effettiva messa in atto e rispetto delle prescrizioni dell'Aia. La non-osservanza delle prescrizioni AIA, la cui inottemperanza é stata denunciata anche dal Garante dell'Aia, dott. Vitaliano Esposito, resta un fatto molto grave ed eloquente in merito alla condotta dell'Ilva nei confronti delle procedure ritenute fondamentali al corretto svolgersi della produzione e dei suoi cicli».

«Il video in oggetto pone dunque l'accento sulle prescrizioni seguenti: copertura nastri trasportatori (prescr.6), installazione sistema 'proven' per abbatere i fumi in cokeria (prescr. 16/B e 16/F); copertura area GRF, area scarico paiole, area gestione polveri (prescr.16/H e 16/I); minimizzazione emissioni gassose e fuggitive impianti trattamento gas (prescr.36), captazione e convogliamento emissioni diffuse impianto sinterizzazione (prescr.60); impianto aspirazione desolforazione ghisa (prescr.70A); nebulizzazione area svuotamento scoria liquida paiole (prescr.70B)».

Per i cittadini di Taranto la marcia per liberarsi dal "mostro", viste le posizioni governative, pare ancora molto, molto lunga.

05.06.2013
Vito Stano

giovedì 21 marzo 2013

Taranto non si arrende alle leggi: domenica 7 aprile scende in piazza


La storia di Taranto non si ferma: il silenzio calato sulla sorte del capoluogo jonico non promette niente di buono. Per questo i cittadini  e i movimenti, che hanno scosso con imponenti manifestazioni l'opinione pubblica, domenica 7 aprile alle 10,30 si ritroveranno per dire «no» alla legge "Salva Taranto". 

Questa volta il colore dominante sarà il bianco dei camici dei dottori, dei farmacisti, degli infermieri, del personale sanitario e parasanitario. L'appuntamento è per domenica 7 aprile davanti all'Arsenale militare (in via Di Palma), l'arrivo è previsto in piazza Vittoria. 

Per rendere l'idea di quanto sia sentita questa battaglia dai tarantini, dalla pagina fb Aria pulita per Taranto abbiamo preso in prestito un video-documentario, girato da Gerardo Guarini, dal titolo «Taranto - Solo alla fine» , che racconta la Taranto che non si arrende, la Taranto che lotta per il diritto di vivere in condizioni di salubrità e benessere nella propria terra.

In prima fila domenica 7 aprile ci saranno i degenti e tutti i cittadini, per ribadire che la cosiddetta legge "Salva Taranto" non tutela i cittadini e l'ambiente. La cittadinanza, inoltre, scenderà in piazza per ribadire la sua vicinanza all'azione della magistratura tarantina che ha posto sotto sequestro gli impianti.

21.03.2013
Vito Stano

venerdì 14 dicembre 2012

Manifestazione per la vita. Domani Taranto grida le sue ragioni


Angelo Bonelli - Foto google.com
La situazione a Taranto a fronte del decreto "Salva Taranto" o, come  sarebbe bene rinominarlo, "Salva il salvabile", non accenna a sbloccarsi. La tensione invece che placarsi aumenta, si alimenta delle dichiarazioni convulse di deputati e governanti, i quali, come in un conflitto medievale tra guelfi e ghibellini, s'appostano su barricate frontali. Da una parte quelle che, come Angelo Bonelli, difendono a spada tratta le ragioni della salute e dell'ambiente della città jonica e dall'altra coloro che difendono le ragioni della salute e dell'ambiente della città jonica. E quindi sono tutti d'accordo? No, sono d'accordo sul fatto di essere completamente in disaccordo.

Angelo Bonelli, leader dei Verdi e consigliere comunale a Taranto, scriveva ieri 13 dicembre: «Dopo un decreto per commissariare la magistratura ora il governo ed il ministro Clini hanno tirato fuori dal cilindro un emendamento per precisare l'ambito del commissariamento. Quello che tutti i cittadini di Taranto e gli italiani si aspettano, invece, non arriva mai: dove sono i provvedimenti e le risorse per l'emergenza sanitaria? Dove sono le risorse per le bonifiche? Perché non si procede al sequestro dei beni della Famiglia Riva e degli altri soci del gruppo per garantire gli interventi per la bonifica? Ogni giorno se ne inventano una pur di impedire alla magistratura di fare il proprio dovere e di tutelare la salute delle persone che vivono a Taranto. Il conflitto con i magistrati che il ministro Clini esclude a parole non solo esiste nei fatti ma è anche violentissimo. Solo nei regimi autoritari si blocca attività magistratura».

Invece Pierluigi Bersani afferma, con le stesse parole di Pierferdinando Casini e Silvio Berlusconi, di voler «lavorare per l'Italia e per l'interesse comune di tutti  gli italiani». Qualcuno, certamente malizioso, non riesce proprio a dimenticare il versamento effettuato dalla famiglia Riva al segretario del Pd in campagna elettorale qualche anno fa e con questo non risulta possibile neanche gradire quel dinamico immobilismo, tipico del cambiare tutto per non cambiare niente. 

Le ragioni, sin qui sintetizzate, non possono certo dipingere in modo esauriente la grande tela di Taranto, ma possono darne un accenno. Domani 15 dicembre in concomitanza con tante iniziative natalizie la gente di Taranto si radunerà e darà vita ad una grande e attesa manifestazione per ribadire ancora una volta le ragioni della vita contro quelle della morte e dell'inquinamento. 
La manifestazione inizierà alle 16,30 da piazza Sicilia.

14.12.2012
Vito Stano