martedì 23 aprile 2013

Dal ferro alla carta: l'opera artigiana di Angelo Colaninno si racconta


Durante le ultime settimane ho avuto il piacere di condividere alcuni episodi di gioventù, legati alle prime esperienze lavorative e in-men-che-non-si-dica mi son ritrovato a fare l'elogio dell'artigianato e dell'artigiano. Da ragazzino chi ha avuto la possibilità (poiché non sempre, come nel mio caso, era necessità) di calpestare il pavimento polveroso di qualche bottega, oggi, con la penuria morale e civile, prim'ancora che economica, ha la facoltà di ricordare che «prima non esistevano i corsi di formazione, prima dovevi rubare il mestiere». Vero, verissimo; nelle botteghe fino a qualche anno fa u'mest era il maestro-educatore e il "padrone della baracca": era colui che in un modo o nell'altro forgiava i giovani al lavoro, alla vita.

In tutto quel marasma di ricordi non è stato facile far virare decine e decine di fotogrammi in un'unica pellicola di senso compiuto, ma con un pizzico di fortuna la Cultura mi ha soccorso: visto che ho mancato l'appuntamento del 7 aprile, durante il quale veniva presentata la mostra 'Volute di ferro', ho colto il momento emotivo in cui mi trovavo immerso e sono salito e poi sceso nei meandri del palazzo Miani-Perotti per osservare, leggere e immaginare i lavori realizzati da un maestro del ferro, ora nei ricordi anche di coloro che non l'hanno conosciuto in vita. Nella sala delle conferenze del palazzotto sono esposti fino al 30 aprile una serie di disegni dei lavori in ferro eseguiti dagli anni ’20 in poi dal maestro del ferro Angelo Colaninno, disegni che rappresentano il momento progettuale alla base della realizzazione delle opere

Questa mostra di pergamene, solcate dal tratto del maestro, ha restituito dignità all'opera artigiana, che è stata parte fondante della nostra storia cittadina, storia fatta di microstorie silenziose, abitate soltanto dall'immagine sonora del martello che batte sull'incudine, del tintinnio del ferro sul ferro, del magma che fonde. Confesso di aver provato invidia: invidia per la dignità restituita al lavoro manuale du f'rrar. Anzi no, più che invidia, ho avuto il sentore di essere percorso da una voglia dormiente da anni: raccontare il lavoro artigiano, raccontare l'opera umana che ha trasformato i materiali freddi in caldi oggetti desiderati.

Questa volontà di mostrare, voluta dalla professoressa Dina Colaninno (in collaborazione con la rivista Enkomion, dal Club Unesco di Cassano delle Murge e patrocinata dall'amministrazione comunale), mi auguro che sia la prima tappa di un viaggio a ritroso alla riscoperta delle tante microstorie troppo facilmente dimenticate e relegate all'esclusiva dialettica familiare. È stato fortunato il maestro del ferro Angelo Colaninno, perché per il suo lavoro oggi viene ricordato e attraverso la sua opera artigiana viene celebrata una Cassano quasi scomparsa, ma mai completamente trapassata. Siamo fortunati noi oggi, perché possiamo fare qualche passo indietro per assaporare il sapore delle radici e, magari, riuscire a trapiantarle nel nostro perduto tempo d'oggi. 

23.04.2013
Vito Stano

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