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venerdì 24 maggio 2013

«La bellezza ci salverà»: Francesca De Santis e la fotografia subliminale

Da sinistra il direttore del Museo delle Fotografia del Politecnico di Bari
Pio Meledandri e la fotografa Francesca De Santis - Foto © Rosaria Pas
La promessa è stata mantenuta: Francesca De Santis giovane fotografa pugliese ha graziato gli allievi e il pubblico del Museo della Fotografia con una lezione (molto ben fatta) sulla 'fotografia subliminale'. Mi scuserete se insisto con il gioco di parole 'promessa-promossa', ma non potrei fare-scrivere altrimenti, poiché l'idea di poter realizzare il salto creativo-intellettuale passando da una parte all'altra della cattedra dei relatori è cosa importante, molto importante. In particolar modo in questo periodo di estrema sfiducia nel futuro e in questo bagno di retorica al quale siamo sottoposti (noi giovani...) quotidianamente in tutti i settori della vita professionale italiana. 

La lezione di ieri è stata a dir poco interessante: l'analisi compiuta da Francesca De Santis ha spaziato in lungo e in largo dalla psicologia alle regole del marketing, analizzando l'opera fotografica, specialmente quella di moda e pubblicitaria e con esse i grandi nomi di autori che hanno con le proprie immagini "fatto" un marchio: a questo proposito più volte è stato citato l'esempio Oliviero Toscani e l'identificazione avvenuta con il marchio Benetton. 

Ciò che ha colpito della conferenza di ieri, oltre alla sicurezza e alla chiarezza espositiva della 'giovane' De Santis, è stato lo svelamento dei "trucchi" che la fotografia subliminale nasconde: «la bellezza salverà il mondo», ha detto Francesca De Santis; personalmente me lo auguro, visto che la lezione di ieri ha sciolto i pregiudizi di molti (i miei certamente, vista l'assonanza con il concetto alla base del film 'Il diavolo veste Prada') su come e quanto il mondo della moda e quello della pubblicità non siano affatto frivolezze, ma universi complessi che entrano ed escono da mondi dall'etichetta intellettuale e accademica riconosciuta. 

La moda pesca a strascico nel mare della società nel suo complesso, tanto quanto semina le piante dalle quali cadranno nuovi frutti: racconta un accaduto e scrive nuove narrazioni. 

24.05.2013
Vito Stano 

venerdì 17 maggio 2013

Fotografia a Bari: Giulia Caira in mostra a Muratcentoventidue a Bari


La galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea prosegue il suo programma espositivo con Evil Sisters, la  mostra personale di Giulia Caira, a cura di Francesca Referza, la quale dice dell'artista: «conosco personalmente Giulia Caira (Cosenza, 1970) da diversi anni, nel corso dei quali ho seguito l’evoluzione del suo lavoro con discrezione. Giulia Caira, torinese d’adozione, utilizza soprattutto fotografia e video e, in venti anni di carriera,  ha modificato il proprio linguaggio con la maturità acquisita nel tempo, senza tuttavia tradire l’autenticità del messaggio originario. Inizialmente la Caira è ricorsa al proprio corpo ambientandolo in luoghi fisici e psicologici,  in cui l’aspetto autobiografico ed autoironico veniva  attutito per via  di un approccio fortemente caricaturale».

L'immagine fotografica risultava particolarmente accattivante per via di colori vitali e di una sensualità intuita piuttosto che esibita. I soggetti di quei primi lavori, attraverso un sé spesso riprodotto su superfici riflettenti, interpretavano tanto gioiosamente quanto malinconicamente stereotipi  femminili tra i più comuni. Nel saggio scritto sulla serie Speculum della Caira del ’99, Achille  Bonito Oliva scriveva: ‘L'arte di Giulia è, in breve, l'installazione dello specchio. […] La performance ha come contesto il teatro domestico e gli oggetti di scena sono i materiali appartenenti alla vita quotidiana della casalinga: la pellicola trasparente, il foglio di stagnola, le borse della spazzatura e gli occhiali deformanti’.

In una recente intervista di Maja Pacifico pubblicata su Andy Magazine, Giulia Caira ha dichiarato: «La mia casa era lo scenario ideale per elaborare tale processo ed anche un modo per affrontarlo in assoluta solitudine. Un percorso che considero concluso nel 2004 con il video Se stasera sono  qui, anno in cui mi sono spostata a lavorare in un vero studio ed è stata l’occasione per ripensare tutto, cercando strade nuove. Non volendo assumere il cliché dell'artista sempre munita di carta stagnola e domopack, ho cercato le stesse tensioni altrove, rinnovando il senso del mio lavoro con l’introduzione di storie e luoghi dal mondo esterno».

In effetti la Caira, con le serie Domani felicità (2006), Virago (work in progress dal 2008) e Terapia familiare (2009) sembra aver acquisito una nuova consapevolezza, passando dalla messa in scena delle conseguenze di una certa identità al femminile, alla più complessa analisi delle cause. Ne Le parole nascoste (2009), lavoro con il quale l’artista ha vinto il premio della tedesca Foundation Vaf nel 2012  (selezione 2011), Giulia Caira, con una incredibile dose di trasformazione fisica, grazie  a trucco ed abbigliamento e ad un’ottima capacità interpretativa, ha affrontato la dicotomia tra l’essere e l’apparire messa in discussione a partire dal classico tavolo di lavoro di forma ovale, topos della mistificazione per eccellenza.

Dunque è  l’identità a 360 gradi al centro della ricerca dell’artista, la sua complessità e fragilità alla prova dell’io soggettivo e di quello collettivo. Nelle diverse interpretazioni di Virago (termine con cui si definisce una donna che, per aspetto fisico e modo di pensare, ha caratteristiche più vicine al modello maschile che a quello femminile), la Caira si è concentrata  sull’analisi di una certa identità femminile. In quest’ultimo progetto tornano quelle caratteristiche caricaturali dei primi lavori dell’artista, che tuttavia da fotografici sono diventati quasi cinematografici.

Il mio lavoroafferma l’artistanasce dall'osservazione della condizione umana, esaminando storie provenienti  da cronaca, letteratura, cinema, musica. Sono interessata alle distorsioni della natura umana, quelle che esprimono le contraddizioni del nostro tempo. In un certo senso ho delle visioni e cerco di metterle  in scena. Nei progetti più recenti di Giulia Caira è possibile intravedere in  nuce il tema oggetto del nuovo video Evil Sisters (Perfide sorelle), il cui titolo riprende quello di un saggio del ’96 dell’americano Bram  Dijkstra, in cui l’autore analizza le motivazioni dell’affermazione, tra Ottocento e Novecento dell’immagine, nell’arte e nella letteratura, di una donna vampiro, peccaminosa e sessualmente pericolosa, in antitesi a quella rassicurante della donna madre. Evil Sisters -  spiega l’artista -  è una doppia video-installazione e una serie fotografica. Una visione  poetica, costituita da brevi segmenti di una storia su alcuni aspetti  tipici delle relazioni tra donne: l'amicizia e la complicità, da una  parte, l'invidia, la rivalità e il conflitto dall’altra. Un focus sulle  problematiche di genere con la speranza di stimolare una riflessione in  chiave autocritica sulla questione femminile.

Girato in una storica sala da ballo, il Dancing Lutrario di via Stradella (ora Le Roi), che ancora  conserva  gli splendidi arredi originali  ideati dall’architetto Carlo  Mollino nel ‘59, il video di Giulia Caira prende spunto da un fatto di cronaca nera avvenuto nel settembre 2006 nella stessa via:  l'uccisione di una ragazza di 19 anni al quarto mese di gravidanza, trovata morta, nel suo appartamento, con otto colpi di ferro da stiro e sette coltellate alla gola. Per quell'omicidio l'unica responsabile è stata ritenuta la migliore amica della ragazza assassinata. Il fidanzato dell’accusata, in un primo tempo condannato, è stato assolto in quanto ritenuto succube della ragazza. Per la difesa, infatti, ‘era finito nelle mani di una erinni’ che, nella mitologia greca, sono le personificazioni femminili della vendetta. Nel cosiddetto processo del  ‘delitto del ferro da stiro’, le erinni sono dunque state associate  all'imputata principale, che avrebbe ucciso l'ex amica del cuore per ragioni da ricondurre, secondo gli inquirenti, al complesso rapporto fra le due ragazze.

Colpita da questo episodio di cronaca, Giulia Caira ha iniziato a riflettere sulla poco studiata questione della rivalità tra donne, attraverso letture molto eterogenee, dal più ampio saggio storiograficodi Dijkstra al più specifico testo di carattere psicologico di Renata Puleo, dal titolo Donne, potere e conflitto fra donne.  Giulia Cairainfatti, dopo aver riflettuto sulla diffusione di un’immagine delladonna amante tanto negativa come quella che è stata veicolata da letteratura ed arte tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, si chiede, sulla scorta delle riflessioni della Puleo, quali siano state le effettive conquiste del più recente femminismo, se la rivalità tra donne continua ad essere un tabù tra i più resistenti della società contemporanea.

In Evil Sisters, rinunciando per la prima volta alla messa in scena del proprio corpo, Giulia Caira ricorre a quello di due attrici dal fascino ombroso, Roberta Lanave ed Alice Spisa. Riprese in un dinamico ballo a due, le protagoniste sono morbidamente illuminate dalle tante luci colorate che seguono una spirale fino al centro della sala del Le Roi.

Tutt’attorno una corona di figure femminili danzanti, una sorta di coro muto, testimone silenzioso dell’imprevedibile epilogo. All’improvviso la scena cambia e ci si ritrova nel bel mezzo di una lotta furiosa, senza esclusione di colpi  tra le due donne. Il clima inizialmente gioioso e divertito è ora via via più violento e grottesco in un climax ascendente che coincide con il progressivo spostamento delle due donne verso l’ingresso maiolicato del Le Roi. La scena è talmente surreale da creare dei dubbi in chi guarda. Se ne Le parole nascoste la Caira gioca consapevolmente con la  constatazione della possibile dicotomia tra il dire e il pensare, in Evil Sisters l’ambiguità suggerita è quella  tra il fare e il pensare di fare.

Evil Sisters è, a mio avviso, la più compiuta espressione del temperamento passionale di Giulia Caira che, nel tempo breve di un video in loop, riesce  a condensare alcuni dei tratti più riconoscibili del suo lavoro degli ultimi anni: teatralità, pathos, sottile erotismo, bellezza e decadenza, affermazione della personalità, complicità  e rivalità, successo e fallimento nella società contemporanea.  Senza  distinguo culturali, senza attenuanti di alcun genere, il conflitto tra le donne, teatralmente messo in scena dalle protagoniste di Evil Sisters, continua ad essere un nodo irrisolto della questione femminile, che tuttavia è direttamente collegato alla considerazione dell’universo femminile nel suo insieme, determinato da un certo contesto socio culturale. È dunque impossibile risolvere il problema del conflitto tra donne, se prima non si prova a modificare il contesto in cui questo conflitto si determina, attraverso un lungo lavoro di educazione collettiva  che giunga, pur nelle differenze, alla comparazione tra uomini e donne in quanto persone tout court.

(Francesca Referza)

Muratcentoventidue-Artecontemporanea
Via G. Murat 122/b – Bari
Inaugurazione
Sabato 18 maggio, ore 19,30
Periodo: 18 maggio - 30 giugno 2013
Orario di apertura: dal martedì al sabato, dalle 17 alle 20
Info: 393.8704029
392.5985840

Giulia Caira (Cosenza, 1970) vive e lavora a TorinoLe sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private. Tra le collezioni pubbliche da segnalare: Fondazione Sandretto Re Rebaudengo - acquisizione effettuate nel corso della mostra curata da Francesco Bonami Che Cosa Sono Le Nuvole? 1997 - e la GAM di Torino – acquisizioni effettuate nel corso delle seguenti mostre: 2001- LA GAM costruisce il suo futuro curata da Pier Giovanni Castagnoli, 2008 e 2006, acquisizioni effettuate dai comitati tecnici – Nel 2009 la Camera di Commercio di Torino ha acquistato una delle sue video installazioni Le Parole Nascoste. Nel 2012 ha vinto il Primo Premio - Premio Fondazione VAF - Italienische KUNST HEUTE, Frankurt Fondazione, con l'installazione video Le Parole nascoste e il primo Premio Fabbri, sezione fotografia.

Shoutern Photographs: a Polignano una mostra con Andrew Phelps


Sabato 18 maggio, alle ore 19 presso la nuova sede del  Museo Pino Pascali di Polignano a Mare, verrà inaugurata la  mostra Southern Photographs, ideata e realizzata dall’Associazione culturale LAB – Laboratorio di Fotografia di Architettura e paesaggio e promossa con la Fondazione Maria Rossi Onlus.

La mostra, curata da Michele Cera, raccoglie una parte dei lavori fotografici prodotti durante il workshop 'Southern Photographs' tenuto nel settembre 2012 da Andrew Phelps, presso il sito archeologico Madonna di Grottole, nel territorio comunale di Polignano a Mare.

La mostra sarà inaugurata il 18 maggio alle ore 19,00 dalla vice presidente e assessore alla Qualità del Territorio della Regione Puglia Angela Barbanente, e dal sindaco di Polignano Domenico Vitto e terminerà il 9 giugno.

Il workshop, finalizzato alla costruzione da parte dei partecipanti di un progetto fotografico di lettura e documentazione del territorio della città di Polignano a Mare, ha inaugurato una serie di laboratori internazionali di fotografia sul territorio pugliese.

Per questa prima edizione sedici fotografi, provenienti da diverse regioni d'Italia, hanno esplorato i margini dell'abitato di Polignano a Mare, misurandosi con il tema del periurbano quale tipico territorio della contemporaneità. Andrew Phelps con i suoi scatti ha dato lustro al sito di Madonna di Grottole, straordinario complesso rupestre con annessa cappella risalente al XVI secolo che la Fondazione Maria Rossi conserva e tutela.

Andrew Phelps ha svolto un lavoro di ricerca sulle trasformazioni territoriali del suburbio di Phoenix, Arizona; sul territorio pugliese ha guidato i partecipanti nel corso delle tre giornate del workshop, aiutandoli a sviluppare il  proprio lavoro e a costruire in maniera coerente una propria  serie fotografica.

La mostra, oltre ad una selezione dei lavori dei partecipanti, ospiterà alcune fotografie realizzate da Phelps durante i giorni del workshop. Questo è il primo evento in territorio pugliese del progetto 'AdriatiCoasToCoast', un grande progetto internazionale di lettura dei territori che si affacciano sull’Adriatico, con capofila il SiFest di Savignano sul Rubicone.
Nel corso dell'evento sarà in vendita la pubblicazione 'Southern Photographs 01'.


Fotografie di Andrew PhelpsNicola BaldazziAlessandro CirilloEmanuele Clarizio, Cristina Dicillo, Cesare Fabbri, Angelo Giovannetti, Massimo Lastrucci, Giovanni Miali, Francesco Neri, Gabriele Rossi, Fabrizio RossielloVincenzo Schiraldi, Rossella Stufano, Giuseppe Taneburgo, Gianluca Tappatà, Antonio Tartaglione.

Info: La mostra rimarrà aperta dal 18 maggio al 9 giugno. Orario di visita: dal martedì alla domenica ore 11-13 e 17-21, lunedì chiuso. Visite su appuntamento, telefono 080.424.9534 -333.2091920Ingresso 1 euro (inaugurazione ad ingresso libero).

FONDAZIONE MUSEO PINO PASCALI
VIA PARCO DEL LAURO 119
70044 POLIGNANO A MARE (BA)

Con il patrocinino del Comune di Polignano a Mare

mercoledì 1 maggio 2013

Vis-à-Vis da venerdì a Bitonto: Francesca De Santis immagina l'altro


10x10 oltre a riproporsi come una chiamata alle arti, intende approfondire i nuovi linguaggi del contemporaneo avvalendosi della visione creativa di giovani talenti. Obiettivo fondamentale del progetto quello di avvicinare i non addetti ai nuovi alfabeti contemporanei attraverso incontri, workshopperformance proposti dagli stessi artisti, durante tali occasioni il visitatore sarà partecipe alla condivisione di idee innovative e potrà personalmente confrontarsi con la creatività degli artisti attraverso un percorso di ricerca, progettualità e sperimentazione individuale e collettiva. Inoltre, il progetto 10x10, ripercorrendo l’iter di sperimentazione della prima edizione, offre la possibilità a giovani artisti di poter esporre un progetto personale negli spazi espositivi delle officine culturali di Bitonto. I creativi che desiderano partecipare a 10x10, potranno proporre il proprio progetto artistico che, previa analisi e valutazione, potrà essere inserito nel calendario della manifestazione. Gli artisti interessati all'iniziativa, potranno inviare una sintesi progettuale (idea e immagini dei lavori) all’indirizzo di posta del referente del progetto 10x10, Amalia Di Lanno: amalia.dilanno@libero.it.

Il primo progetto espositivo è Vis-à-Vis di Francesca De Santisa cura di Amalia Di Lanno. Nell’ambito del progetto culturale 10x10, venerdi 3 maggio 2013 ore 20,00 sarà inaugurata da Amalia di Lanno, la prima espositiva della fotografa pugliese Francesca De Santis. Il progetto della De Santis pone in relazione differenti piani in cui il confronto visuale non risulta legato unicamente alla fisionomia dei soggetti ripresi, ma ad un’esamina fortemente semiotica. Il vis-à-vis diviene nell’ottica dell’artista un rapporto ampio che va oltre il determinato approccio fotografo-fotografato, un’analisi sperimentale e surreale della visione del singolo con se stesso e con la proiezione di Sé. Immagine e immaginazione nell’ottica di un faccia a faccia più profondo e, al contempo, magico in cui la fotografia risulta soltanto una delle chiavi di accesso mediante la quale l’artista dialoga con il singolo e con i mondi che lo stesso crea, l’immaginazione si fa immagine e l’immagine, a sua volta, materializza l’immaginario.

Vis-à-Vis è un esperimento che esplora diversi mondi e realtà soggettive, i ritratti presentati in mostra fanno parte di un vero e proprio catalago di facce in fieri, un "censimento visionario" di soggetti eterogenei per età, provenienza geografica, etnia, stato sociale, un repertorio in cui Francesca De Santis, attraverso uno studio approfondito e una elaborata ricerca, si pone vis-à-vis con chi ha di fronte, unica regola l’immaginazione. Pertanto, il soggetto è libero di esprimere se stesso, di divenire altro, di rappresentarsi diverso scegliendo un ritaglio di immagini celebri proposte dall’artista (dalla bocca di Marilyn Monroe particolare estratto dall’opera di Andy Warhol ai baffi di Salvador Dalì decontestualizzati dallo scatto di Willy Rizzo). 

La scelta del cielo esoprattuttodelle nuvole che compongono lo sfondo di ciascun ritratto sottolineano maggiormente l’atmosfera e l’iter progettuale, i protagonisti degli scatti si trasformano a loro volta in personaggi fantastici, celebrità ibride che giocano in una dimensione aerea, sospesi con la testa fra le nuvole, sognano e ‘si scompongono’ ricomponendosi in altro modo, l’immagine di se stessi diviene collage umano, ci si ritocca senza modificarsi ma soltanto sperimentandosi in una proiezione fantastica. Il cielo è lo scenario nel quale i soggetti immersi nelle immagini si mascherano, simbolicamente esso rimanda altresì all’idea dell’interezza, di un tutto in cui i personaggi ritratti si destrutturano per poi liberamente ridefinirsi in nuova ‘forma’, il particolare ovvero la nuova immagine creata si mescola all’universalità unica con un forte richiamo e omaggio al mondo dell’arte a cui la sensibilità dell’artista si ispira.

Vis-à-Vis è un progetto dell’immaginario in cui si è protagonisti di ciò che si desidera essere, un laboratorio interattivo in cui poter liberamente esprimere se stessi, ci si scompone e ci si ricrea in altro modo, siamo altrove e ovunque. In una realtà sempre meno attenta ai sogni e alle speranze il progetto Vis-à-Vis di Francesca De Santis desidera porre attenzione al valore della fotografia come mezzo di indagine e di scoperta di se stessi e delle potenzialità creative nascoste o semplicemente dimenticate.

Vis-à-Vis apre le porte all’arte di sognaredi inventare, di fantasticare perché… oltre noi c’è un cielo di nuvole nel quale ogni tanto è bello poter liberare la testa e lasciarsi andare all’incanto, la magia della fotografia regala ben oltre 15 minutes of fame decantati da Warhol, basta saper immaginare e si resta famosi per sempre.

Il 24 maggio 2013 in occasione del finissage della mostra avrà luogo un originale Vis-à-Vis con l’artista. Unica indicazione: portate con voi l’immaginazione. Tutte le espositive in programma da maggio a dicembre 2013 saranno professionalmente documentate da un reportage video-fotografico a cura di Rosaria Pastoressa.

lunedì 29 aprile 2013

Fotografia europea: dal 3 maggio Reggio Emilia capitale della fotografia



Dal 3 maggio alle ore 18.00 al 16 giugno alle 22,00 Gabella di San Pietro, via Emilia San Pietro 73, Reggio Emilia. Esporranno Daniela Guccini, Manuela Assilli, Daniela Ciamarra, Selene Lazzarini. L'inaugurazione è programmata per venerdì 3 maggio alle 18,00; orari di apertura sabato/domenica dal 4 maggio al 16 giugno dalle 10,00 alle 22,00.

L'Ikebana è un'antica forma d'arte giapponese che cerca di creare un microcosmo equilibrato attraverso la composizione floreale, usando materie ed elementi presenti in natura. Questa selezione di immagini, si sente legata al modus Ikebana, reinterpretato in chiave fotografica.

La mostra mette l'accento sulla composizione ragionata che ricerca, anche tramite l'uso della manipolazione digitale, non solo la ricchezza e il compiacimento formale, ma l'equilibrio tra realtà e finzione. Un surrealismo onirico che ben si addice al mezzo fotografico.

Per maggiori informazioni è possibile contattare ikebana2013@gmail.com o è possibile visitare il sito http://ikebana2013.tumblr.com/.

venerdì 12 aprile 2013

Bari murattiana: nel bicentenario del borgo tra architettura e fotografia


La storia di Bari passa dal recupero della memoria urbanistica: centro murattiano, porto, stazione ferroviaria e della contestuale caotica espansione della città, questi i nodi nevralgici dello sviluppo urbanistico-architettonico della città levantina.

La fotografia è uno strumento utilissimo per ricostruire la storia delle città e proprio in questi giorni nei quali il salotto cittadino barese è movimentato dalla musica andalusa a galiziana per le giornate di promozione turistica della Spagna,  la Galleria Spazio Giovani, sulla muraglia che guarda sul lungomare in via Venezia al civico 41, sabato 13 aprile alle 19,00 si terrà una conversazione dal titolo 'Murat senza filtro. 1813-2013 duecento anni di architettura al centro di Bari' nell’ambito dell’evento 'Fotografare la città. Le trasformazioni delquartiere Murat, un percorso tra arte e storia' con l’architetto Antonio Labalestra, che è autore di saggi, articoli e recensioni dedicati principalmente al rapporto tra arte e architettura e tra storia, teoria e progetto, con pubblicazioni autonome e su riviste italiane di settore, tra queste: XY dimensioni del disegnoSegnoL’Industria delle CostruzioniPaesaggio UrbanoDisegnare idee immagini e Progetti

Al termine della comunicazione, durante la cerimonia di chiusura dell’evento, saranno premiati i lavori giudicati più interessanti tra i partecipanti alla mostra 'Fotografare la cittàraccontare la cittàLe trasformazioni del quartiere Muratun percorso tra arte e storia' a cura dell’associazione Camera 231. Per l'occasione saranno percorsi gli aspetti storici relativi e le mutazioni occorse nel quartiere murattiano fondato nel 1813, che si estende da corso Vittorio Emanuele fino via Quintino Sella, da corso Cavour fino alla Stazione Ferroviaria. 

Una narrazione che riprende il percorso proposto dalla curatrice Caterina Rinaldo tra «le corti silenziose dei palazzi signorili, simili a quinte di teatro, su cui si aprono lucernai dimenticati tra il nuovo che avanza e il vecchio che resiste; come le ardite sperimentazioni di Vittorio Chiaia o le raffinate architetture di Vito Sangirardi; di come l’esuberante eclettismo di Ettore Bernich o le lunghe prospettive che si aprono verso la città moderna, ricordando l’ambizione che accompagnò, nel 1813, la nascita del nuovo quartiere e le decisioni che, a partire dal 1955, ne decretarono l’inizio della distruzione».

12.04.2013
Vito Stano

giovedì 28 marzo 2013

Africa Express: il viaggio su treno unico attraverso un grande Paese


La fotografia non abbandona i suoi adepti mai, li porta sempre con sè, così come i cacciatori d'immagini non abbandonano mai le proprie "armi". Per gli appassionati che  dovessero avere la fortuna di trovarsi nella capitale del Bel Paese, oggi pomeriggio in via Giosuè Borsi, al civico 18, la Scuola Romana di Fotografia e Cinema ha organizzato la presentazione del volume «Africa Express» (Edizioni Postcart 2013). 

L'incontro  con l’autore Giorgio Cosulich de Pecine inizierà alle 18,30. Modererà Nazario Dal Poz. L'ingresso è libero, è necessario prenotare scrivendo all’indirizzo srf@scuolaromanadifotografia.it o telefonando al numero telefonico 06.4957264.

L'autore racconta che «nell’aprile del 2002 fui invitato dall’Istituto di Cultura Italiano ad Addis Abeba, in Etiopia, a esporre il mio lavoro di fotoreporter… Fu una bella esperienza… Prima di partire per l’Etiopia avevo fatto delle ricerche per trovare una storia interessante da raccontare… sfogliando una guida turistica trovai la storia che cercavo… Quel treno, unico in un paese grande quattro volte l’Italia, era la mia storia. Era uno spunto, il seme di un reportage che per me era più stimolante e curioso di altri». 

Quella storia ha ispirato «Africa Express»: diecimila chilometri in treno attraverso l’Africa, passando per giungle, deserti, pianure, montagne e fiumi, seguendo le rotte migratorie di un popolo in perenne movimento, che ogni giorno si muove alla ricerca del proprio destino. Un racconto lontano dagli stereotipi dell’Africa misera e sofferente, che al contrario vuole mostrare il volto dell’uomo comune . 

28.03.2013
Vito Stano

sabato 9 marzo 2013

Instabox a Bari: domenica 10 la community instagram si mostra in città


È partito il 7 febbraio per la community Instagram pugliese l’evento denominato INSTABOX13, pensato e studiato da @igersbari in collaborazione con lo studio fotografico barese Ph10studio (@ph10studio).

«L’idea – dicono Antonio di Ciaula, fotografo professionista proprietario dello studio e Francesca Romana Valentini, relazioni pubbliche e comunicazione – è quella di creare un contenitore culturale ricco di attività differenti su arte e fotografia aperto a tutti i cittadini baresi che vorranno fruirne e che iniziano proprio con il coinvolgimento del team di @igersbari e la community Instagram della nostra città».

BOX è dunque il contenitore, ma anche il quadrato, forma standard delle foto caricate sul famoso social network. Così Instabox diventa un challenge pensato dal team di @igersbari composto da Sara,  Annarita  e Marco e conclusosi online il 25 febbraio basato su 4 categorie: Bianco e NeroLa mia cittàFoodStreetphotography. Tantissime le foto arrivate per ogni tema, dalle quali lo stesso team e @ph10studio hanno scelto le 150 più rappresentative e attinenti ai temi.
Il giorno 10 marzo le foto saranno esposte in mostra presso lo studio fotografico Ph10studio in via Nicolai 124 – Bari, con un programma dettagliato del pomeriggio che comprende alle 17,00 E tu… che filtro sei?workshop sull’editing digitale e mobile: accenni di Lightroom con Roberto Tartaglione, accenni di Filterstorm con Marco Bottalico, Editing mobile black and white con Daniela Di Natale.

Alle 18,30 inaugurazione della mostra Instabox13: una giuria di esperti composta dal direttore del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari Pio Meledandri, dall’attore e conduttore Antonio Stornaiolo, da @ph10studio e Annarita Dipace di @igersbari girerà tra le foto selezionando le migliori foto di ogni categoria per decretare le 4 foto vincitrici del challenge.

Alle 19,30 è prevista la premiazione dei best 4. Alle 20,00 invece sarà happy hour: offerto dallo sponsor Peroni, un marchio al quale i baresi sono molto affezionati e che su instagram è gettonatissimo; basti pensare che il tag #peroni conta oltre 24mila foto.

Si potrà raccontare l’evento ovviamente tramite instagram, ma anche su facebook e twitter con il tag #instabox13 e #igersbari


giovedì 31 gennaio 2013

Aldo Grittani in fotografia: «libertà di raccontare l'essenza dei luoghi»

Punto di osservazione sulla mostra fotografica - Foto Archivio Vito Stano
«In una società ‘le cui macerie non hanno più il tempo di diventare rovine’» scrive Aldo Grittani nello scritto che accompagna le immagini fotografiche in mostra in una sorta di serra cittadina realizzata nello storico Palazzo delle Poste di Bari, oggi acquisito dall’Università degli Studi Aldo Moro e fruibile per conferenze, convegni, mostre e come sala lettura per gli studenti baresi.


Aldo Grittani, agronomo e artista, arricchisce le sue riflessioni citando l’antropologo francese Marc Augé e traccia con la parola il percorso fotografico esplorato e spiega che «nella definizione di questi aspetti la fotografia può essere uno strumento molto utile per leggere e interpretare i luoghi, per riflettere sugli stessi, per supportare con efficacia processi di coinvolgimento degli abitanti nelle decisioni relative ai luoghi stessi», ma nel caso dell’area in questione il fatto che la trasformazione dei luoghi fosse già in atto ha permesso a Grittani di raccontarli liberamente, senza il dovere di accollarsi «responsabilità sociali».

Le immagini raccontano spazi «sospesi, fermi», residuali. E come precisa l’autore «sotto molti punti di vista sono luoghi che non esistono», in effetti «le immagini raccontano sie l’essenza dei luoghi, che la loro assenza. La documentazione dei luoghi, dei loro segni e della loro fruizione diventa, in un certo senso, il racconto di una scomparsa».

Questa fotografie stranamente silenziose in un contesto cittadino chiassoso rappresentato per chi scrive una conferma, poiché incarnano una lettura dei luoghi con cui da anni, a mia volta, racconto il territorio: non la periferia barese, ma le periferie rurali dei paesi che cingono il capoluogo. Lo spazio circostante come specchio esteriorizzante di una confusione interiore. 

31.01.2013
Vito Stano

giovedì 17 gennaio 2013

Mario cresci a Bari per presentare il suo libro Forse Fotografia


Il laboratorio del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari presenta Mario Cresci in Forse Fotografia giovedì 17 gennaio 2013 ore 17,30 sala conferenze del palazzo Politecnico in via Giovanni Amendola n. 126/B. 

Intervengono: Nicola Costantino   Magnifico Rettore del Politecnico di Bari; Pietro Marino Critico d'Arte e giornalista; Marta Ragozzino Soprintendente per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici della Basilicata.

«È il risultato editoriale di un progetto di co-produzione e committenza pubblica, promosso dalle Soprintendenze per i Beni Storici e Artistici Etnoantropologici della Basilicata e delle Province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini nonché dall'Istituto Nazionale per la Grafica, che ha coinvolto prestigiose sedi istituzionali per tre mostre differenti. Tre diversi luoghi d'arte in cui Cresci, a contatto con le opere, con i segni e i significati, con gli uomini e le cose, ha dato vita a tre interventi specific sites. Attraverso l'Arte nella Pinacoteca Nazionale di Bologna, Attraverso la Traccia nell'Istituto Nazionale per la Grafica di Roma e Attraverso l' Umano nel Museo Nazionale d'Arte Medievale e Moderna della Basilicata di Matera.

Iniziative autonome, ciascuna contraddistinta dal diverso modo di porsi dell'artista davanti all'oggetto guardato, in una continua metodica e sempre creativa messa a punto, così caratteristiche nell'opera di Cresci; tutte collegate ad un nucleo retrospettivo comune: il racconto del lungo lavoro dell’artista che, attraverso la fotografia, ha espresso una poetica complessa. Egli utilizza l'obiettivo come mezzo per indagare le trasformazioni della società, con intento oggettivo, che tutto porta in primo piano, consentendo nel contempo il confronto, alla ricerca dell'analogia della forma e quindi del contenuto. In questi termini Cresci è un geniale precursore che ha avviato, sin dagli anni Sessanta, processi di ricerca e costruito modelli concreti di riferimento come fotografo, grafico e moderno interprete della cultura figurativa contemporanea».

Dalla pubblicazione a cura del Servizio architettura e arte contemporanea Direzione Generale PaBAAC   -  Maria Grazia Bellisario
Mario Cresci Forse Fotografia  formato cm. 21x29,7  pagine 128   Il libro è pubblicato dall'Editore Allemandi di Torino ed è a cura di Luigi Ficacci   e Marta Ragozzino sotto l'egida del MiBac, Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Pio Meledandri  Museo della Fotografia Politecnico di Bari   museofotografia@poliba.it meledandri@poliba.it

mercoledì 16 gennaio 2013

Radici d'Acciaio di Andrea Boccalini: domani conferenza stampa alla Mediateca regionale di Bari e venerdì l'inaugurazione da F.project


Domani giovedì 17 alle 10,30 ci sarà la conferenza stampa di presentazione della mostra  fotografica Radici D'Acciaio di Andrea Boccalini. L'evento si terrà a Bari presso la Mediateca regionale al numero 34 di via Zanardelli.

Alla presentazione interverranno l'assessore al Mediterraneo, Cultura e Turismo della Regione Puglia Silvia Godelli, l'assessore alla Qualità dell'Ambiente della Regione Puglia Lorenzo Nicastro, l'autore Andrea Boccalini, l'amministratore F.project Fiorito Foto Film Giancarlo Fioritoi due autori autori dei testi critici Massimo Barberio e Gianni Cataldi, Pio Meledandri direttore del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari.
Dopo la conferenza stampa di domani, l'inaugurazione della mostra Radici d'Acciaio sarà venerdì 18 gennaio ore 18,30 presso F.project Fiorito Foto Film in via Postiglione numero 10 a Bari. La mostra sarà aperta al pubblico dal 18 gennaio al 2 marzo 2013

Radici d'Acciaio è una parabola sullo scontro di un modello di sviluppo industriale con la globalizzazione, un reportage fotografico graffiante e potente su Terni e sul rapporto della città con il suo “monumento”: le acciaierie, argomento più che mai attuale in una regione come la Puglia da anni divisa e combattuta sulla “questione Ilva”.

La mostra si inserisce all’interno di una programmazione più articolata che prevede due workshop tenuti dall’autore. Il primo sulla fotografia in bianco e nero, in collaborazione con Leica, si terrà sabato 19 gennaio presso la sede di F.project. Il secondo, organizzato dall’associazione culturale Mirarte in collaborazione con F.project, avrà come tema la fotografia di scena e si terrà presso l’auditorium La Vallisa (venerdì 1 marzo) e presso F.project (sabato 2 marzo).

Il progetto fotografico di Boccalini, pubblicato all’interno della sezione Lab di Leica (istituzione nel mondo della fotografia) è così presentato«"Noi facciamo l’acciaio mica i cioccolatini" con questo slogan i tifosi di Terni, città operaia delle acciaierie, si rivolgevano in un derby contro gli storici rivali di Perugia, città borghese della perugina. Ogni città ha il suo simbolo, e quello di Terni non è stato un monumento, ma l’acciaio e la sua industria. Essa per oltre un secolo ha determinato lo sviluppo sociale, culturale, urbanistico ed economico di tutta la conca ternana. Intorno alle acciaierie è nata una città, una tradizione metalmeccanica e della lavorazione del ferro, ma anche un gruppo industriale, la Terni, che è stata fino ad epoche recenti uno dei poli siderurgici, chimici e idroelettrici più importanti d’Europa. Poi è cominciata la stagione dello smembramento dei settori societari, dell’arrivo delle multinazionali, della delocalizzazione e della crisi dell’industria pesante e del sistema socio economico ad essa legato. Questo è il racconto per immagini su ciò che ne è conseguito e su ciò che ne è rimasto, una parabola sullo scontro di un modello di sviluppo industriale con la globalizzazione».

«L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio» (da Italo Calvino – Le città invisibili).


Biografia dell’autore

Andrea Boccalini è un fotografo trentacinquenne di origine umbra. Ha girovagato lavorativamente in tutto il mondo, e spesso quel mondo erano i quartieri di Roma, tra uffici e redazioni di giornali, agenzie pubblicitarie e tutta quella serie di microcosmi che costellano la vita di un indeciso cronico sul proprio futuro.
Cinque anni fa come un salto nel buio è arrivata la decisione di intraprendere la strada del professionismo fotografico. Prima con dei reportage, soprattutto in Sud America e sud Italia per pubblicazioni e mostre. Per una serie di vicende da tre anni il focus della sua creazione si è concentrato prevalentemente nella ritrattistica, da cui è nata una importante serie di collaborazioni per dischi e portfolios con decine di alcuni tra i più importanti musicisti jazz nazionali ed internazionali, e la fotografia di scena con il regista Peter Stein. L’universo romano si è espanso creando i nuovi limiti dall’Umbria a New York tra cui fa la spola per seguire i propri lavori di ritrattistica e seguire il piacere di vivere in campagna.


Calendario degli eventi: giovedì 17 gennaio conferenza stampa presso Mediateca regionale di Bari via Zanardelli 34 ore 10:30; venerdì 18 gennaio inaugurazione della mostra in presenza dell’autore presso F.project Fiorito Foto Film ore 18.30; sabato 19 gennaio Leica Day workshop Leica su prenotazione a cura dell’autore presso F.project Fiorito Foto Film ore 10:00; venerdì 1 e sabato 2 marzo workshop La fotografia di scena organizzato da Mirarte presso auditorium La Vallisa e presso F.project.

Per info su workshop e prenotazioni www.fproject.it  tel: 080.5530962


16.01.2013
Vito Stano

martedì 15 gennaio 2013

Vincenza De Nigris dal 16 gennaio al castello Normanno-Svevo di Bari


«La narrativa è il punto di partenza del mio lavoro, è il mezzo con il quale riesco a descrivere ciò che vedo. Talvolta trovo un'ambiente o una persona che mi colpiscono, allora comincio ad immaginare una scena, una storia, che si traduce subito in una sequenza fotografica»Così spiega Vincenza De Nigris parlando della mostra che sarà inaugurata domani gennaio presso il castello Svevo di Bari. La mostra, come ha dichiarato Carlo Garzia, il curatore, «è la prima tappa di un viaggio nella creatività femminile». 

Con gli scatti di Vincenza De Nigris viene riscoperto il gusto del racconto. La mostra personale Narrative Photographyvisitabile dal 16 gennaio - vernissage alle 18 - fino al 17 febbraio negli spazi dell'associazione La Corte, Fotografia e ricerca al castello Normanno-Svevo di Bari è composta da 23 immagini che testimoniano tre diverse direttrici della ricerca fotografica, tuttora in progress, dell'autrice, cioè Autobiography, progetto che vede l'accostamento dell'immagine della fotografa a quella della madre. Questo «è un lavoro sulla memoria e sul confronto generazionale, al di là dell'auto-narrazione». E vale la pena ricordare che la serie Autobiography ha debuttato, scelta da Denis Curti, direttore dell'agenzia Contrasto, nella sezione Young Talent per Affordable Art Fair a Milano nel 2012.

Quindi il progetto Melancholy «che è un'indagine fotografica sulla capacità evocativa dei colori nello sguardo dei fruitore di un'immagine». Ed Epifanie urbane che è un viaggio sul dialogo fra il corpo femminile, nella massima parte dei casi, e i non luoghi delle periferie metropolitane. «Più in generale   precisa Vincenza De Nigris   le immagini che realizzo sono una sorta di film-still, come se fossero state estrapolate da una storia più ampia e spesso possono vivere in modo indipendente l'una dall'altra. Quello che mi interessa non è che il pubblico comprenda la mia storia, ma che ogni singola persona riesca a farla propria, riesca ad entrare nella sequenza e a costruirsi una propria narrazione: le mie immagini sono solo delle tracce, degli spunti per l'osservatore».

Ma, spiega ancora Garzia, la personale Narrative Photography rappresenta soprattutto «la prima tappa nel 2013, un precedente c'è stato lo scorso anno con Francesca Loprieno, di una ricognizione a chilometro zero nel giovane panorama autoriale pugliese, destinata a svilupparsi anche nei prossimi progetti espositivi della Corte. Al femminile, soprattutto, perché sono le giovani fotografe a destare interesse per la loro riscoperta della memoria in chiave sia lirica che di introspezione attraverso la pratica dell'auto-narrazione come della messa in scena del quotidiano».

(vedi repubblica.it)