sabato 20 aprile 2024

A vent'anni dal G8 l'Italia sempre nel pantano: Nello Trocchia racconta il Pestaggio di Stato

di Vito Stano

Il  libro di Nello Trocchia l’ho letto tutto d’un fiato e, come faccio (quasi) sempre in queste occasioni, mi sono lasciato le ultime pagine da leggere con lucidità al mattino seguente.

Quando arrivo nell’aula magna del liceo classico Ricciotto Canudo di Gioia del colle, la presentazione del libro è iniziata da poco per fortuna mia. L’aula è gremita di studentesse e studenti, qualche professoressa qua e là. Mi porto avanti, il limite lo segna un fotografo imberbe, studente anche lui, timido ma deciso a fare il suo dovere. Nello Trocchia, giornalista di punta del quotidiano Domani, è al centro del tavolo, alla sua destra una giovane donna e una prof, alla sua sinistra un’altra giovane donna e un’altra prof.

Al mio arrivo sono l’unico corpo estraneo in quel contesto, appena più tardi verrò raggiunto da un amico fotografo e un ragazzo che non conoscevo e che al termine mi verrà presentato mostrandomi un ticket elettorale: e mentre strabuzzo e tengo la calma, mi chiedo chissà se leggerà il libro e chissà che riflessioni farà un ragazzo appena trentenne candidato al Consiglio comunale con Fratelli d’Italia delle verità narrate da Nello Trocchia a proposito del pestaggio di Stato compiuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020 in piena pandemia da covid-19?

Intanto con la spalla destra al muro mi metto in ascolto, non è facile filmare restando in equilibrio precario, ma non ho scelta. Filmo i suoi interventi: Nello Trocchia risponde grato alle sollecitazioni degli studenti e delle studentesse che hanno studiato il suo libro. In effetti per chi come il sottoscritto ha seguito questa storia sul quotidiano Domani, questa storia è stata a vent’anni circa dai fatti del G8 di Genova un’altra tegola caduta sulla testa della nostra Repubblica. In quel pomeriggio interminabile di quattro anni fa uomini e donne con indosso l’uniforme della polizia penitenziaria hanno dato sfogo al peggio e, come se non bastasse, la catena di comando (come fu a Genova) coprì e disseminò di trappole la ricerca della verità. A volte però la fortuna vuole che gli uomini e le donne giusti siano esattamente ai posti giusti e quindi la verità ha una chance di venire a galla, creando non pochi imbarazzi a tutti coloro che senza dubbi avevano per mesi, e sin dai primissimi momenti, avallato la versione dei vertici regionali dell’amministrazione penitenziaria dando per scontato tutto: guardie e ladri. Il potere e i senza potere. Senza alcun dubbio. Ma in tempi di comunicazione ipersonica alcune sfaccettature della storia iniziano a emergere, il coraggio dei familiari non si può arrestare e la caparbietà del giornalista d’inchiesta neppure. Per farla breve, senza far torto all’autore dell’inchiesta, dopo mesi di insabbiamento costante, Nello Trocchia, che aveva seguito il caso da subito, viene sapere che a testimoniare la veridicità di questa orrenda storia di torture di Stato ci sono delle prove: i video delle telecamere di sorveglianza all’interno del carcere, sequestrati dai carabinieri appena qualche giorno dopo il vile pestaggio. Sarà proprio Nello Trocchia sul sito on-line del quotidiano Domani a pubblicare in esclusiva la prova regina, l’incontestabile verità che spiazza tutti e tutte coloro che dormivano sonni tranquilli: a stigmatizzare si scomodano in molti, ministri e parlamentari, destra-centro e pseudo-sinistra, che era al governo (5Stelle-PD) al tempo del pestaggio. Del resto se non fosse per le immagine incontestabili, come si fa a credere a uomini reclusi, ritenuti scarto di una società borghese che ama dormire sonni tranquilli lontano dai purgatori contemporanei. 

La tesi di Nello Trocchia è che vent’anni di propaganda pro-carcere e inasprimento delle pene non poteva che portare a questi risultati. Carceri sovraffollate, piene di tossicodipendenti e piccoli spacciatori e ladruncoli. La vita dietro le sbarre è la condanna, anche prima della sentenza, di molti poveracci. Molti dei quali per campare in quei gironi si buttano a capofitto nello stordimento da sostanze simil-metadone.

Alla fine della presentazione non mi resta altro da fare che mettermi in fila per avvicinarmi quanto più possibile e stringere la mano ad un uomo che ha tenuto la barra dritta, navigando in un mare torbido e in tempesta, senza mai perdere del tutto il desiderio di verità.

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