lunedì 10 febbraio 2014

Bari. Spaccio di droga: stranieri adepti della criminalità barese. Istituzioni assenti

Si è concluso con cinque arresti in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti un servizio straordinario di controllo del territorio effettuato dai Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, finalizzato a prevenire e reprimere il fenomeno dello spaccio di droga. Su cinque uomini arrestati quattro sono di origine straniera. In piazza Cesare Battisti, nei pressi dell'Ateneo barese, i carabinieri hanno arrestato un 19enne del Gambia e un 37enne del Mali sorpresi a cedere una dose di marijuana a un giovane del luogo poi segnalato alla Prefettura quale consumatore di droga. La successiva perquisizione ha consentito di rinvenire nella loro disponibilità ulteriori 11 grammi della stessa sostanza sottoposti a sequestro. I due, su disposizione della Procura della Repubblica di Bari, sono stati associati presso la locale casa circondariale. In via Roberto da Bari i carabinieri hanno arrestato un 28enne del Gambia sorpreso a spacciare una dose di droga a un cliente che riusciva a darsi alla fuga. Sottoposto a controllo il giovane è stato trovato in possesso di ulteriori 23 grammi di marijuana. Il 28enne, su disposizione della Procura della Repubblica di Bari, è stato associato presso la locale casa circondariale. In via Cairoli stessa sorte è toccata ad un altro 19enne del Gambia sorpreso a cedere una dose di marijuana ad un 21enne barese. Nel corso del controllo lo straniero è stato trovato in possesso di ulteriori 16 grammi della stessa sostanza. Il 19enne, è stato associato presso la casa circondariale di Bari. Al quartiere Stanic i Carabinieri, portatisi presso l’abitazione di un 36enne per l’esecuzione di un provvedimento di sottoposizione agli arresti domiciliari, lo hanno sorpreso, in compagnia di un sorvegliato speciale poi deferito in stato di libertà per inosservanza degli obblighi, con 39 grammi di marijuana sottoposti a sequestro. Tratto in arresto il 36enne, su disposizione della Procura della Repubblica di Bari, è stato collocato ai domiciliari. 

Allora la riflessione già iniziata qualche giorno fa è questa: la criminalità barese potrebbe aver arruolato gli stranieri, quasi tutti africani, per spacciare nelle piazze centrali del capoluogo, proprio in virtù del fatto che per ogni arrestato ce ne sono altrettanti che, magari allettati dal guadagno facile, sarebbero pronti a rischiare; tanto cosa hanno da perdere? Teniamo in conto che molti di questi ragazzi e uomini che sostano in piazza Umberto I e in piazza Cesare Battisti, a causa della propria situazione (richiedenti asilo, rifugiati) non possono cercare un lavoro regolare, andando così a ingrossare le fila dei disoccupati, inoccupati, nullafacenti, con l'aggravante che essere stranieri in Italia è sempre un po' più difficile che altrove. 

Il Parlamento e gli illustri membri del governo dovrebbero, a margine dei quotidiani teatrini, occuparsi di realizzare fattivamente un percorso per l'integrazione dei migranti. La città levantina ha già offerto esempi di come gli stessi migranti, assieme ai "disadattati" locali, hanno dato vita a esperienze all'avanguardia: il Ferrohotel, il Socrate, la (sgomberata) Villa Roth sono esempi di come l'organizzazione fai da te riesca a sopperire alle carenze strutturali della macchina statale, regionale, provinciale e comunale. Ma tutto questo purtroppo non basta. La sacca di povertà o, perlomeno, di indigenza è sempre più grassa e su questa i tentacoli delle scaltre organizzazioni criminali non tardano ad arrivare e ad arraffare quel che di buono c'è. Ormai il dibattito politico e sociale, per quanto non abbia mai preso una piega seria e risolutiva, in Italia è stato relegato a margine. A occuparsene sono associazioni e organizzazioni del terzo settore, movimenti e partiti politici, militanza autonoma. Le istituzioni latitano. Non basta ricordare le violenze di Rosarno, quelle di Castelvolturno, le situazioni di schiavitù registrate nel Tavoliere o nel basso Salento. Dobbiamo ricordare ogni giorno che la frutta e la verdura che mangiamo in abbondanza sulle nostre tavole è stata per lo più raccolta con mani nere macchiate di sangue. Dobbiamo ricordare di essere stati migranti negli anni passati. Soprattutto la generazione dei cinquantenni deve sforzarsi di ricordare che hanno potuto studiare o immaginare un futuro migliore grazie al lavoro dei genitori emigrati da poveracci in Svizzera, Germania, Stati Uniti, Argentina, Australia. Non dimentichiamo il passato, altrimenti commetteremo gli stessi errori.

10.02.2014
Vito Stano 

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