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La lotta dei Dongria è stata paragonata a quella dei Na'vi del celebre film 'Avatar'. © Survival |
La
tribù dei Dongria Kondh, in India,
ha rifiutato in modo schiacciante il progetto del famigerato gigante minerario Vedanta Resources, che
spingeva per aprire una miniera a cielo aperto sulle colline di Niyamgiri, a
loro sacre. Per i diritti indigeni è un trionfo senza precedenti. Tutti e
dodici i villaggi dongria in cui si sono tenute le consultazioni ordinate dalla Corte
Suprema indiana nell’aprile 2013, hanno votato all’unanimità
contro la miniera di Vedanta. Il tribunale aveva deciso di far effettuare le
consultazioni perché, se il progetto minerario fosse stato realizzato, i diritti
religiosi, culturali e sociali della tribù sarebbero stati minati.
«Il nostro Dio vive in spazi aperti» aveva detto il
leader dongria Lodu Sikaka. «Voi tenete il vostro Dio chiuso a chiave. Noi non
lasceremo mai Niyamgiri. Se il governo e i politici dovessero chiederci di
farlo, noi combatteremo». La miniera avrebbe distrutto le foreste e interrotto
il corso dei fiumi delle colline di Niyamgiri,
fulcro della vita e dell’identità degli 8.000 membri della tribù, segnando così
la fine dei Dongria come popolo auto-sufficiente. La loro lotta è stata
internazionalmente paragonata a quella della tribù dei
Na’vi del colossal hollywoodiano Avatar.
I Dongria sono stati elogiati per la loro strenua determinazione.
Sono sempre rimasti compatti e decisi a salvare le loro colline nonostante le
intimidazioni e le molestie subite da parte della polizia paramilitare, e le
continue dichiarazioni di Vedanta Resources, secondo cui la tribù era a favore
della miniera. Nel corso della lotta per difendere Niyamgiri, alcuni leader
dongria sono stati imprigionati e torturati, ma la resistenza della tribù è
continuata. I risultati delle consultazioni devono essere ora valutati dal
Ministro indiano dell’Ambiente e delle Foreste, a cui spetta l’ultima parola in
merito, ma difficilmente sarà dato il via libera alla miniera.
Il rifiuto schiacciante dei Dongria Kondh non solo
assesta un colpo mortale ai progetti minerari di Vedanta nello stato di Odisha,
ma contraddice anche le affermazioni della compagnia. «Sulla base della nostra
ampia attività di consultazione» aveva ad esempio dichiarato Vedanta, «è nostra
sincera opinione che il progetto sia ben accetto dalla grande maggioranza della
popolazione locale, tra cui diversi popoli indigeni, dalla più vasta
popolazione dell’Orissa e da altri importanti protagonisti».
La storia di Vedanta fornisce una lezione importante
alle società che mirano a estrarre risorse dalle terre dei popoli indigeni: non
si può procedere senza il libero, prioritario e informato consenso delle
comunità coinvolte. Survival International e
i suoi sostenitori hanno appoggiato la lotta dei Dongria: hanno organizzato
proteste in vari paesi del mondo, inviato migliaia di lettere al governo
indiano, coinvolto celebrità come Claudio
Santamaria in Italia e Joanna Lumley e Michael Palin
all’estero, e portato la battaglia della tribù all’attenzione mondiale. Il modo
in cui Vedanta tratta i Dongria è stato condannato, tra gli altri, anche dal Governo britannico e
da diversi azionisti, come la Chiesa d’Inghilterra,
che hanno rinunciato ai loro investimenti nella compagnia per ragioni etiche.
«Vedanta ha continuato a sostenere che gli indigeni
fossero a favore della miniera nonostante tutte le prove dimostrassero il
contrario. I Dongria hanno chiaramente dimostrato che non era vero» ha
dichiarato oggi il direttore generale di Survival International, Stephen Corry.
«Vedanta deve cambiare radicalmente il suo modo di fare affari. Se il governo
indiano non dovesse chiudere questo progetto una volta per tutte, sarà
un’evidente negazione della giustizia e dei diritti umani».
Guarda il filmato Mine, narrato da Claudio Santamaria con cui Survival ha fatto conoscere la lotta dei Dongria Kondh al largo pubblico.
(fonte Survival International)
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