martedì 18 maggio 2021

Conversazioni. Ritorno in Irlanda: Christian racconta da Cork la sua vita tra tipicità irlandesi e nostalgie pugliesi

a cura di Vito Stano 

Le conversazioni con gli expat proseguono per far ritorno in Irlanda. Oggi pubblico la conversazione avuta con Christian, originario di Cassano delle Murge, che già qualche anno vive nella terra dei Celti. 
Ad arricchire questo racconto aggiungo i link che vi condurranno in Irlanda attraverso la mia fotografia di viaggio.

Chi è Christian, come mai vivi in Irlanda? Da quanto tempo vivi e in che città vivi?Perché hai scelto l’Irlanda, c’erano ragioni particolari o hai seguito qualcuno che era già lì?
Ciao Vito, sono Christian Verzino, cassanese doc e scrivo da Cork, la seconda città più grande d’Irlanda dopo Dublino. Mi sono trasferito qui da solo con l’idea di fare una semplice esperienza all’estero e da allora sono passati più di sette anni. Durante i miei viaggi da post-diplomato in giro per l’Europa, l’Irlanda è stata la meta di cui mi sono innamorato a prima vista per i suoi paesaggi mozzafiato, la sua cultura celtica ricca di miti e leggende, la sua musica folk suonata dal vivo in ogni pub, la storia legata al suo patrono san Patrizio che viene celebrato ogni 17 marzo, i suoi pub centri nevralgici della vita quotidiana, la terra della rock band U2, le sue birre stout, la sua ospitalità e via dicendo.

Com’è la vita dal punto di vista economico, professionale?
Posso sostenere di essere stato testimone della rapida crescita economica degli ultimi anni. Grazie alle sue politiche di sviluppo economico e alla bassissima tassazione delle imprese, l’Irlanda è riuscita negli anni ad attrarre sempre più multinazionali tanto da diventare uno dei maggiori paradisi fiscali a livello mondiale. Il costo medio della vita è aumentato notevolmente da sette anni a questa parte e lo dimostrano i prezzi degli affitti che sono letteralmente raddoppiati. Il tutto è bilanciato da un’ampia offerta lavorativa in numerosi settori (da quello farmaceutico a quello IT per nominarne qualcuno) e da generosi stipendi. Non è complicato inserirsi nel mondo lavorativo e fare carriera, basta avere un buon livello di inglese, tanta flessibilità e tanta volontà. Infatti, quando sono arrivato sono riuscito a trovare lavoro nel giro di una settimana; posso affermare per esperienza personale che la dignità e la meritocrazia qui esistono.

La vita sociale è ricca o sconti la condizione del migrante? Frequenti altri italiani lì? Come definiresti il tuo livello di integrazione nella comunità di residenza?
Premetto che la vita sociale irlandese ruota principalmente intorno al pub ma non manca durante l’anno un’ampia offerta di eventi in tutta l’isola come ad esempio il St. Patrick’s festival, il Cork Jazz festival, il Galway Oyster Festival, le Culture Nights e tanti eventi musicali (specialmente a Dublino). C’è da precisare che a causa delle temperature non proprio mediterranee gli eventi o le attività all’aperto sono molto limitati. Detto questo, gli irlandesi sono un popolo aperto e cordiale che mi ha accolto sin da subito. Sono molto easy-going e pazienti, grandi conversatori e sempre molto discreti. Quello che mi ha sempre affascinato è il loro senso dell’umorismo. Essendo l’Irlanda una nazione giovane e multietnica ho avuto la possibilità di stringere belle amicizie non sono con i locals e gli italiani expat, ma anche con gente proveniente da tutto il mondo. Per la prima volta mi son ritrovato in una realtà totalmente nuova ed è stato in quel momento che ho scoperto la mia passione per la cucina e la voglia di condividere e far conoscere la mia terra.

Che lavori svolgi?
Al momento ricopro un ruolo come Quality Leader per il dipartimento di Frode e Sicurezza in Airbnb. Mi occupo principalmente di analizzare la qualità del lavoro di un team europeo di trenta agenti, che supporta clienti (proprietari e viaggiatori) in situazioni di emergenza sia nella vita reale che sulla piattaforma. Raccolgo poi questi dati in reports per identificare problemi che rallentano il business e per offrire delle soluzioni agli stakeholders per ottimizzare i processi e i servizi offerti ai consumatori.

Parlavi già inglese o l’hai imparato vivendo lì? Com’è l’inglese che si parla in Irlanda?
Quando sono arrivato avevo un livello di inglese intermedio, maturato  grazie ai viaggi post-diploma in giro per l’Europa. L’ho migliorato con un costante approccio alla lingua con la gente del posto. L’inglese parlato qui ha una pronuncia molto diversa da quella britannica perché influenzato dal gaelico, che è la prima lingua ufficiale parlata. Col tempo sono riuscito ad imparare espressioni o cosiddetti slang come what’s the craic? (per sapere come va?) o that’s grand! (per rispondere tutto a posto!). Come in Italia, anche qui si parlano diversi dialetti a seconda dell’area geografica; suggerisco un video a riguardo, molto divertente.

La comunità italiana è presente e visibile come in Inghilterra?
Ci siamo e ci facciamo sentire. Siamo quasi 50mila italiani (dato prima della pandemia) e siamo aumentati sempre più negli ultimi anni, specialmente post Brexit.

Cosa pensi della situazione venutasi a creare a seguito della Brexit? Immagino che tu abbia avuto notizia degli scontri e delle minacce registrate a Belfast, l’Irlanda del Nord (Ulster) non è lontano. Qual è il feeling tra i cittadini di Dublino e degli irlandesi in genere? Esiste il tema riunificazione delle due Irlanda (Eire e Ulster) nel dibattito pubblico irlandese o una questione dibattuta ai più alti livelli politici?
La riunificazione credo sia ormai più una questione politica e per quanto negli anni le tensioni storiche tra cattolici indipendentisti e protestanti fedeli al Regno Unito si fossero placate, la Brexit non ha fatto altro che risvegliarle.

A differenza degli italiani residenti, o coloro che immaginavano di emigrare in Inghilterra (o sul resto del territorio britannico), in Irlanda non avete avuto e non si prevedono ripercussioni dal punto di vista giuridico. L’Irlanda è Unione Europea e i cittadini europei non subiscono discriminazioni in temi di diritto. Cosa pensi della situazione venutasi a creare in terra inglese?
Credo che sia un momento abbastanza incerto per gli italiani in UK. Molti sono stati costretti a fare le valigie e a rientrare in Italia o a emigrare in altri Paesi, sia a causa della Brexit sia a causa della pandemia, che ha portato alla chiusura di molte realtà. Per quanto ne sappia, gli italiani attualmente residenti da almeno cinque anni nel Regno Unito o arrivati entro il 30 dicembre 2020 non dovrebbero avere problemi nell’ottenere la residenza permanente in UK. Diverso è per chi vuole andare ad abitare o vivere in UK da quest’anno, in quanto dovrà fare domanda per un visto lavorativo ottenibile se in possesso di un contratto di lavoro, di competenze linguistiche e competenze specifiche per svolgere quel tipo di lavoro. Con la Brexit la Gran Bretagna non ha fatto altro che innescare una sorta di selezione della popolazione migrante puntando all’immigrazione di personale specializzato e alla regolarizzazione di chi era già presente sul territorio inglese.

Pensi che ritornerai in Italia prima o poi? E se si, nel tuo paese d’origine o in un'altra regione? Come vedi la situazione italiana da lì su?
Da quando sono espatriato ho iniziato ad apprezzare tutto quello che avevo a casa: il clima, l’odore del mare, il frinire delle cicale sulla Murgia, i garriti delle rondini e lo stridìo dei grillai nel centro storico, le passeggiate tra arte e storia, il profumo proveniente dai panifici del pane e della focaccia appena sfornati, il sapore delle burrate e delle mozzarelle appena filate, le vetrine delle pasticcerie, la cucina della mamma e non ultimi gli affetti. 

Nonostante l’Italia sia un Paese dal potenziale incredibile, purtroppo non sfrutta al massimo le sue risorse e i suoi talenti a causa delle istituzioni politiche instabili. Come tanti expat, anche a me piace pensare di poter tornare un giorno, qualora ci fossero condizioni lavorative migliori e il governo sviluppasse una politica a favore dell’occupazione giovanile.

1 commento:

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