lunedì 3 maggio 2021

Conversazioni. Roberta racconta la sua Irlanda: lavoro, relazioni e sentire comune dall'isola a nord-ovest dell'UE

a cura di Vito Stano

In questa nuova stagione del blog, rinato con un nuovo dominio che riporta direttamente al sottoscritto, ho ideato un viaggio virtuale (per restare in tema di chiusure-covid) dettato da un file rouge fotografico in giro per il continente europeo. La fotografia, quella autoprodotta in una serie di reportages mai pubblicati, è stata la molla che ha fatto scattare l’interesse a scovare e proporre a qualche expat di raccontare la propria esperienza di vita all’estero. Curiosità figlia della mia breve esperienza all’estero e, soprattutto, dell’insaziabile desiderio di conoscenza, diretta e indiretta, di quel luogo geografico e soprattutto relazionale che è l’Unione Europea, a sua volta esperienza storico-giuridico unica al mondo. L’idea di incontrare, via web, le menti e le braccia emigrate in quell’altrove europeo è dunque un modo per tornare a sentirci vicini, provando attraverso la conoscenza dell’Altro a ricucire le ferite inferte dalla scarsa o pessima informazione e scadente conoscenza dei nostri partner europei.

Questo viaggio inizia con la conoscenza di Roberta dall’Irlanda. A lei un ringraziamento speciale per la sua disponibilità e la voglia, dimostrata, di condividere la sua esperienza di vita. Buon viaggio.

Chi è Roberta, come mai vivi in Irlanda? Da quanto tempo vivi e in che città vivi? Perché hai scelto l’Irlanda, c’erano ragioni particolari o hai seguito qualcuno che era già lì?
Ciao Vito, sono Roberta D’Alessio, nata a Bari, ma cresciuta a Cassano delle Murge. Studente della scuola di Dottorato di Ricerca, presso l’Università College di Dublino. Di me posso dirti che sono il prototipo della persona del sud, legata alla famiglia e agli affetti, ma con il bisogno di scoprire e conoscere. Quest’ultimo aspetto del mio carattere mi ha portato a trasferirmi in varie città, Italiane e non, e successivamente ad intraprendere il mio percorso di studio e lavoro. Mi sono trasferita in Irlanda a novembre del 2019, grazie appunto all’università, ed esattamente abito a Fermoy, nella contea di Cork, in cui si trova la sede del centro di ricerca in cui svolgo la parte pratica del mio dottorato.

Com’è la vita dal punto di vista economico e professionale?
L’Irlanda è il paese più costoso d’Europa. Se si vuol vivere in questa nazione bisogna ben chiarire che ogni cosa ha un costo, alle volte eccessivo. Da studente borsista, ti posso dire che un terzo del mio “stipendio” serve solo per l’affitto, bollette escluse. Se poi si aggiungono i costi della spesa settimanale, e i costi di un mezzo di trasporto, la situazione diventa abbastanza grave. E tanto per chiarire, la mia borsa di studio, frazionata nei dodici mesi, è l’equivalente del minimum weidge, tasse escluse, in Irlanda, ossia del salario a ore minimo garantito per un adulto con età superiore a 20 anni.

Molti lavori però ti permettono di avere stipendi più alti (si parla da 34.000 euro l’anno in su, arrivando anche a 52.000 euro) da operai o normali lavoratori. Insomma dipende in quale settore si lavori e in quale industria.

Per la professionalità la situazione varia a seconda del posto di lavoro. Ti posso dire che gli irlandesi, da quello che ho notato anche grazie alle storie raccontate dai miei amici, sono molto gelosi del proprio posto di lavoro, e molte volte, la professionalità va a farsi benedire. Ho anche notato che la meritocrazia c’è, ma varia al variare dell’azienda e della cittadinanza del lavoratore. Insomma, se sei irlandese e sei bravo nel tuo lavoro è possibile tu venga promosso molto tempo prima rispetto ad uno straniero bravo nel suo lavoro.

La vita sociale è ricca o sconti la condizione del migrante? Frequenti altri italiani lì? Come definiresti il tuo livello di integrazione nella comunità di residenza?
Piccolo appunto prima di rispondere. Io abito a Fermoy, cittadina di, circa, 6500 individui, in cui si trova una delle sedi del centro di Ricerca e Sviluppo Ministeriale ‘Teagasc’ (posto in cui svolgo il dottorato). La cittadina è abituata a studenti e ricercatori e lavoratori provenienti da ogni parte del mondo (ti basti pensare che solo nel mio team di ricerca siamo irlandesi, italiani, francesi, spagnoli, portoghesi e indiani).

In questa cittadina non si ha la condizione del migrante, bensì c’è interesse nei confronti della persona, della sua storia, straniera o meno. La vita sociale in Irlanda, varia al variare della città. Ovviamente, se ti trovi da solo a Dublino centro città, dove ci sono gruppi di turisti e pochi residenti, è facile che tu rimanga solo, mentre nelle piccole cittadine è facile fare amicizia e far gruppo, e anche qui, la tua nazionalità non è importante. Personalmente io frequento solo altri due Italiani qui in Irlanda, ma sono in contatto tramite social media con la comunity. In verità trovo che in questi gruppi  gli italiani siano molto più ghettizzanti e selettivi degli irlandesi stessi.

Che lavori svolgi?
Io sono uno studente della scuola di Dottorato di Ricerca ad UCD (University College of Dublin). Più precisamente svolgo il mio dottorato di ricerca presso la Scuola di Scienze Mediche Veterinarie e il Dipartimento di Sviluppo Suinicolo (PDD) del centro di ricerca ministeriale Teagasc, in Moorepark. In generale mi occupo di benessere animale e nello specifico di legislazione europea e osservanza della stessa.

Parlavi già inglese o l’hai imparato vivendo lì? Com’è l’inglese che si parla in Irlanda?
Prima di trasferirmi in Irlanda abitavo a Bristol, nel Regno Unito, dove lavoravo, in più avevo conseguito il certificato ESOL British Institute con un livello C1 in Italia, quindi fortunatamente avevo quello che pensavo fosse un buon livello. Una volta in Irlanda mi sono ricreduta.

Purtroppo qui l’accento è così particolare che posso assicurarti che durante il mio primo mese qui ho passato più tempo a chiedere di ripetere le domande che a rispondere a queste. Ad oggi ho ancora difficoltà a comprendere persone con un accento irlandese importante.

La comunità italiana è presente e visibile come in Inghilterra?
Esattamente come in Inghilterra, anche qui la comunità italiana è presente ed è visibilissima, ma questo ho avuto modo di notarlo in ogni città abbia visitato o vissuto. Ti posso assicurare che siamo ovunque, noi e gli spagnoli.

Cosa pensi della situazione venutasi a creare a seguito della Brexit? Immagino che tu abbia avuto notizia degli scontri e delle minacce registrate a Belfast, l’Irlanda del Nord (Ulster) non è lontana. Qual è il feeling tra i cittadini degli irlandesi?
Purtroppo qui i problemi riportati dalla Brexit sono molteplici e sono stati colpiti più settori, il primo tra tutti quello agricolo-zootecnico, che è uno dei maggiori settori qui in Irlanda. Tra la Brexit e il Covid ci sono stati ribassi e perdite sostanziali nell’economia nazionale in generale, mentre rialzi per tutto ciò che riguarda le spese di spedizione per tutto ciò che riguarda la spesa on-line.

Ovviamente anche noi abbiamo avuto notizie degli scontri a Belfast, ma i commenti fatti da irlandesi doc (i puri) sono stati particolari (per modo di dire).

Con chiunque io abbia parlato, a partire dalle mie coinquiline irlandesi, continuando con vicini di casa, amici e così via, i sentimenti variano dal disinteresse alla contentezza per le ripercussioni in Irlanda del Nord. E quando chiedi motivazioni ti spiegano che, in generale, un irlandese della Repubblica di Irlanda odia e viene odiato dai britannici abitanti dell’Irlanda del Nord e questo è un odio storico.

A proposito di Brexit, a differenza degli italiani residenti (o coloro che immaginavano di emigrare in Inghilterra o sul resto del territorio britannico), in Irlanda non avete avuto e non si prevedono ripercussioni dal punto di vista giuridico. L’Irlanda è Unione Europea e i cittadini europei non subiscono discriminazioni in temi di diritto. Cosa pensi della situazione venutasi a creare in terra inglese?
Lascia che ti dica che pre o post Brexit in Inghilterra per i cittadini italiani e/o europei l’unica cosa che è cambiata è il tempo necessario da passare nello stato per ottenere la cittadinanza. Prima della Brexit credo fosse sei anni, dopo credo sia salito a 8 o 9 anni.
I diritti rimango gli stessi.

Te lo dico per esperienza, avendo lavorato in Inghilterra quando questa era ancora in fase di uscita dall’Unione Europea con a capo del Gabinetto Teresa May, e l’inizio del mandato di Boris Johnson. Pre Brexit, l’idea generale era quella di trasferirsi in Inghilterra e poi cercare lavoro (cosa che funzionava in pochissimi casi già da allora), mentre adesso si è iniziato a capire che bisogna partire già con un contratto in mano, specialmente perchè richiesto alla dogana. In un intervista fatta a Johnson a fine anno scorso è stato ben chiaro che si sarebbe continuato ad assumere stranieri anche dopo la Brexit. Non credo ci siano ripercussioni dal punto di vista giuridico, sia in Inghilterra che in Irlanda, perlomeno i miei amici italiani lavoratori in questi Paesi non stanno subendo nulla, se non stress per via della situazione Covid.

Esiste il tema riunificazione delle due Irlanda (Eire e Ulster) nel dibattito pubblico irlandese o una questione dibattuta ai più alti livelli politici?
Ci sarà sempre un dibattito a livello politico per tale situazione, ma lo stesso vale per la Scozia che vuole staccarsi dall’Inghilterra. Da straniera in terra irlandese pensavo che anche qui gli irlandesi ambissero alla riunificazione, invece mi sto ricredendo.

Da quello che ho capito sembra ci sia un profondo rancore e disprezzo da parte dei cittadini della Repubblica nei confronti dei cittadini dell’Ulster e viceversa. Da quanto ne so, in Irlanda del Nord e, in particolare in alcune cittadine o aree delle città o anche solo in alcuni pub è vietato l’acceso agli irlandesi della Repubblica.

In aggiunta, purtroppo il problema della riunificazione non si pone solo a livello governativo, ma anche a livello religioso. Le chiese Cattolica e Protestante sono antagoniste tra loro, specialmente in Irlanda del Nord, e in più hanno molta influenza a livello territoriale in tutta Irlanda. La chiesa Protestante vede la necessità di rimanere nel Regno Unito, per non perdere fedeli e potere.

Pensi che ritornerai in Italia prima o poi? E se si, nel tuo paese d’origine o in un'altra regione? Come vedi la situazione italiana da lì su?
Ci tengo a sottolineare che amo il mio Paese, il nostro clima, il nostro cibo e la nostra storia. In Italia puoi trovare tutto ciò che ti è necessario per vivere serenamente in un raggio di azione di pochi chilometri, ma non so se tornerò mai in Italia. Sono stata cresciuta con un profondo insegnamento, «dove c’è lavoro c’è casa», pertanto il rientrare in patria non è per me una priorità.

In più, viaggiando e vivendo in altre cittadine, italiane e non, ho compreso che la nostra Nazione, per quanto bella sia, sia mentalmente incolta, retrograda e chiusa, e non solo per quanto riguarda il mondo del lavoro (ovviamente parlo anche al Nord). 

Ovviamente tornerei in Italia se mi venisse offerto il posto di lavoro a cui sarebbe impossibile rifiutare, e quindi non necessariamente nella mia terra di origine. L’Italia vista dall’estero non è un esempio da seguire. Nelle testate nazionali irlandesi e inglesi dell’Italia se ne parla ben poco, ma quando accade è sempre denigrante. Secondo le testate danesi (il mio ragazzo è danese e gentilmente mi tiene aggiornata), noi Italiani non siamo in grado di fare nulla, e anzi, non siamo apprezzati per via del nostro debito pubblico che loro devono aiutarci a pagare.

Visti dall’estero noi italiani siamo boriosi, spocchiosi, egocentrici, ignoranti e il nostro Paese è ritenuto, tra i giovani, come il luogo da visitare per via del facile accesso alla droga.

3 commenti:

  1. Mi dispiace dover lasciare questo commento ma concordo ben poco con le parole di Roberta.
    Premessa: vivo anche io in Irlanda, da poco più di 9 anni e ho avuto la fortuna di lavorare sempre per aziende multinazionali prima a Dublino e adesso a Cork.
    L’Irlanda è sicuramente uno dei Paesi più cari d’Europa, ma non è il primo in classifica. Prima dell’Irlanda ci sono in ordine la Svizzera, Norvegia, Islanda, Danimarca e Lussemburgo (https://www.google.ie/amp/s/www.irishtimes.com/business/economy/ireland-is-13th-most-expensive-place-to-live-survey-shows-1.4461101%3fmode=amp )
    Tutto in Irlanda ha un costo e come dice Roberta, spesso è eccessivo, ma gli stipendi medi permettono di poter sostenere, spesso con le dovute attenzioni, queste spese e possibilmente permettere anche qualche sfizio.
    Un impiego nel settore Sales IT, per esempio, permette di guadagnare ottimi stipendi grazie a commissioni generose. Quindi tutto, come sempre, dipende dal settore in cui si lavora, ruolo ricoperto e dalla città e area in cui si vive.
    Per quanto riguarda la meritocrazia, io l’ho vista con i miei occhi, magari negli ambienti più internazionali, ma sicuramente c’è! Ci sono tantissimi italiani, ed expat in generale, che ricoprono posizioni di rilievo in moltissime aziende. Altra cosa molto importante è che qui vengono testate l’attitudine al lavoro, la flessibilità e adattabilità, più che le conoscenze, perché quelle si possono acquisire nel tempo.
    Passando alla vita sociale, ho vissuto a Dublino per più di 8 anni e, onestamente, non mi sono mai sentita sola, ne’ ho mai sentito di italiani che hanno sofferto la solitudine. Magari non è facile integrarsi con la popolazione irlandese, ma è immediato fare amicizie profonde tra expat. Dublino, come anche Cork, offrono tantissimo in quanto ad intrattenimento e vita sociale in generale.

    In più, da italiana trovo molto triste questo grande disprezzo e cattiva pubblicità che Roberta fa al proprio Paese. Non ho mai lavorato in Italia e sono perfettamente a conoscenza dei limiti che il nostro Paese ha su diversi fronti, ma asserire che “L’Italia vista dall’estero non è un esempio da seguire”, che dell’Italia si parla solo in modo denigrante mi sembra infondato. Nei TG irlandesi non si parla in generale di altre nazioni che non siano la stessa Irlanda, UK e forse gli Stati Uniti.
    Le success stories degli italiani all’estero (Irlanda inclusa) sono tantissime; queste generalizzazioni e stereotipi elencati e quasi condivisi da Roberta sono le barriere ideologiche che ogni italiano deve abbattere quando esce dall’Italia per dimostrare prima di tutto a se stesso di valere. Se questi stereotipi fossero veramente condivisi fuori dall’Italia, beh allora nessun italiano all’estero troverebbe lavoro!
    Non ho mai sentito parlare di facile accesso alle droghe in Italia, forse dipende dalla gente che si frequenta. Moltissimi irlandesi sono innamorati del nostro paese, magari non sanno dove si trova Napoli ma sono affascinati dalla nostra arte, cultura, paesaggi, accoglienza, e generosità.

    Per terminare, quando si risponde a domande del genere bisognerebbe avere l’umiltà di non generalizzare e soprattuto di accettare che la propria (breve) esperienza possa essere diversa da quella degli altri.

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  2. Gent.ma Celeste, grazie per la sua attenzione ai contenuti del blog. In effetti, come ben scrive, generalizzare è un male, ma -spezzando una lancia a favore di Roberta- in questo caso il suo ardore è evidentemente dettato da esperienze personali che mi è impossibile giudicare. Tra l'altro, non avendo l'obiettivo con questa conversazione-intervista, di tracciare la via per raggiungere la verità, ma soltanto di proporre uno sguardo parziale sul Paese nel quale si vive, mi pare che la narrazione irlandese proposta da Roberta sia non solo legittima ma, soprattutto, rispondente all'invito del sottoscritto che a Lei ha proposto quelle domande. In ogni caso segnalo l'alto gradimento per la sua attenzione e un sentito ringraziomento per l'analisi proposta nel suo commento.

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