lunedì 13 febbraio 2012

Amianto, condannati i responsabili - Sentenza storica a Torino

Onduline di eternit nella Foresta Mercadante (Cassano)
Pochi giorni fa a Mediterre è stato l'assessore regionale pugliese Lorenzo Nicastro a parlare di amianto e di possibili soluzioni per risolvere il grave problema ambientale e per salute. 

Nel racconto di quell'incontro scrivevamo che "l'amianto è stata nel passato recente del Paese una presenza costante" e che "ad oggi il monitoraggio su tutto il territorio nazionale è ancora in corso, ma è già possibile segnalare alcune buone pratiche". 
Ebbene oggi lunedì 12 febbraio 2012 è una giornata storica per tanta gente, per la quale la parola eternit ha significato prima lavoro e poi morte. Morte lenta e inesorabile. 
Il presidente della giuria del "processo eternit" presso il Tribunale di Torino qualche ora fa ha letto il dispositivo della sentenza che ha condannato lo svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne, 91 anni. Entrambi sono stati condannati a 16 anni di reclusione per disastro doloso e omissione dolosa di misure infortunistiche.
Cataste di eternit nelle campagne cassanesi
La condanna vale per i reati commessi negli stabilimenti piemontesi di Casale e Cavagnolo, dal 13 agosto 1999 in avanti. Quelli precedenti risultano invece prescritti, come i reati contestati negli stabilimenti di Bagnoli (in provincia di Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia). Lunghissimo l'elenco dei risarcimenti: ai sindacati andranno 100 mila euro, 4 milioni al Comune di Cavagnolo, 15 milioni all'Inail (da revisionare in sede civile), 5 milioni all'Asl. Alla Regione Piemonte andranno 20 milioni, mentre il Comune di Casale sarà risarcito con 25 milioni.

A ciascuno dei parenti delle vittime costituitisi parte civile andranno 30 mila euro. In base ai primi calcoli, il risarcimento ai familiari dovrebbe ammontare a 95 milioni. All'Associazione vittime dell'amianto 100 mila euro. 
Dopo le lacrime liberatorie dei parenti delle vittime dell'amianto sono arrivate le prima dichiarazioni di sindacati e uomini politici che all'unisono plaudono la natura della sentenza e  chiedono risorse per bonificare i molti capannoni industriali, i tetti di abitazioni private e le periferie, nonché le strutture che ospitavano le fabbriche della morte dalle onduline di cemento-amianto. 
Cumuli di inerti nelle campagne cassanesi
Ad oggi ancora troppo poco è stato fatto per i privati cittadini, che per bonificare tetti di abitazioni, comignoli o altro devono far fronte a somme consistenti di denaro senza sostegno alcuno da parte degli enti pubblici.
In Puglia un Piano per la bonifica è in fase di definizione. Uno dei punti cruciali dello stesso sarà la possibilità di fare una sorta di autodenuncia, con la quale sarà possibile affrontare nei giusti tempi il problema della bonifica, evitando di incappare in sanzioni. Il Piano prevede altresì un'azione capillare di monitoraggio, che finalmente faccia emergere la reale consistenza del problema. Di fatti ad oggi in tutta Italia sono censiti soltanto 1.750.000 metri cubi di cemento-amianto. Questa cifra è con tutta evidenza una sottostima. Far emergere la parte sommersa contribuirà a pianificare le azioni di messa in sicurezza e bonifica dei siti interessati.
Ricordiamo che delle città pugliesi il primato di ammalati correlati all'amianto lo detengono le città di Bari e Taranto. In totale i casi di censiti sono 1.057. 
Pneumatici nelle campagne cassanesi
"Le premesse non sono certo rosee", scrivevamo a margine del seminario tenutosi a Mediterre in cui si parlò di possibili soluzioni. E' bene sottolineare quanto la sentenza del Tribunale di Torino abbia posto le basi per poter finalmente avviare un percorso virtuoso di riconoscimenti giudiziari e sociali. Ora spetta alla Politica (con la P maiuscola) stendere progetti di legge mirati a ultimare un monitoraggio serio su tutto il territorio nazionale e a stanziare risorse economiche per bonificare le aree a rischio.

13.02.2012
foto e testo di Vito Stano 

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