Il
paradosso della civiltà di
Roberto Cazzolla Gatti è il titolo del romanzo-saggio pubblicato da Adda
Editore, in
libreria da lunedì 28 gennaio.
Alla
Grande Madre, affinché
possa continuare a
risplendere nella sua bellezza.
«No,
caro uomo civilizzato, noi non diventeremo mai come voi. Potete anche chiamarci
selvaggi. Violentarci, imprigionarci, picchiarci. Potete sentirvi superiori
perché vi definite civili. Ma noi non tradiremo mai la nostra Natura, non
feriremo mai la nostra Madre e non soggiogheremo mai un nostro Fratello. Per
noi l’unica vera ricchezza è la vita. La vita è l’unica cosa che conta. Solo in
lei è la bellezza. Solo in lei la speranza».
«Io
ormai sono vecchia e deperita da questi anni trascorsi lontani da casa. La
polvere ha riempito i miei polmoni ed il sole ha bruciato la mia pelle. Non mi
resta molto da vivere. Ma io continuo ad essere parte di tutti voi, Mathaar.
Sento ancora nelle mie vene scorrere la linfa degli alberi della foresta,
nonostante le siamo lontani da tempo. Sento nel cuore i vostri respiri, nelle
orecchie il canto degli uccelli e tra le mani il calore delle pellicce. La mia
anima non se n’è mai andata da quella foresta».
«Ho
un cancro, Tommaso. Ormai mi ha divorato i polmoni. Mi han detto che saranno
stati i fumi che ho respirato per tutti quegli anni in fabbrica e le sigarette.
Sai, dicono che è il male del secolo. Secondo me è il male della civiltà».
«Vedi
caro figlio il ricatto del lavoro del mondo moderno ci ha resi schiavi. Saremmo
disposti a tutto pur di guadagnare. Anche ad intossicarci giorno dopo giorno. E
dopo una vita di sacrifici, senza neanche avere un istante libero per godere il
frutto di quel lavoro, cosa ci rimane? Gli ultimi anni di sofferenza nella
malattia. Questo ci resta».
«Così
si crea la povertà. La povertà non è reale. Così come la ricchezza, non esiste.
È una creazione della civiltà. Se non segui un certo standard di vita
preconfezionato, sei povero. Sino a quando esisterà il denaro ci sarà sempre
qualcuno ricco e qualcun altro povero, perché in fondo quando ci sono i soldi
di mezzo c’è sempre chi vende qualcosa a qualcuno. Ma chi più sottrae
all’ambiente naturale, sfruttandolo allo stremo, più è in grado di vendere… e,
quindi, di arricchirsi. Ed alla fine della giostra chi ci ha perso davvero
qualcosa? La Natura, e l’uomo in essa. Così nascono, anche, le emergenze
umanitarie».
«Papà,
l’ho capito molto tardi e questo mi distrugge. Ma non c’è niente che abbia più
valore della vita e difenderla, ad ogni costo, è ciò che più nobilita l’animo
di ogni uomo. [...] Non nelle ricchezze materiali splende la vita. Non nel
potere, nel controllo o nel dominio. Ma nella semplicità. Un'esistenza
semplice, fatta di cose che davvero contano. L’affetto di poche, ma vere
persone. Il piacere di stare con gli altri. Di leggere, di scrivere. Di sentire
buona musica o ammirare un bel quadro. Di vivere immersi nella Natura, dove
ogni respiro alimenta e non distrugge il tuo corpo. Di essere coerenti, sino
alla fine, per vivere come le cose che dici. E, su tutto, di scoprire l’amore
che è insito in ogni elemento. Qui nel Mondo, papà, non nella Terra promessa. È
un amore che spesso non ricerchiamo durante il nostro breve passaggio nella
Grande Madre, ma lo affidiamo alla vita ultraterrena, a quella che verrà».
245
pagine, I edizione: gennaio 2013, stampato su carta riciclata 100%.
In
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