Quando appena iscritto all'Università iniziai a sentir parlare in modo compiuto di Unione Europea e quindi di diritti uguali per tutti, di Corte di Strasburgo e dunque non soltanto di accordi economici ma anche di pari dignità, devo ammettere ne fui affascinato. In seguito, però, l'Ue è divenuta sinonimo di patto di stabilità, austerità, tagli alla spesa e, come ai tempi del G8 del 2001 a Genova, interruzione di quei diritti costituzionalmente garantiti e riconosciuti anche a Bruxelles. Fu allora che il mio ideale castello mitologico-istituzionale europeo iniziò a presentare delle crepe. Facendo un salto all'oggi, vediamo basiti quel che accade in Ungheria, dove un premier dichiaratamente fascista sta proseguendo le sue politiche antirom e antisemite, tanto da convincere il Congresso Ebraico Mondiale a programmare l'annuale assemblea a Budapest per accendere dei riflettori sulla questione dei diritti delle minoranze.
E dunque «quando abbiamo lanciato la petizione – così scrive Stefano Corradino su Charge.org – per esprimere la
nostra solidarietà al neo ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge e per chiedere
provvedimenti disciplinari nei confronti dell'europarlamentare Mario Borghezio,
per le sue dichiarazioni razziste, non pensavamo di poter raccogliere oltre
130mila firme e di aprire un dibattito sulla rete che travalicasse i confini
nazionali. Eppure è andata così: la petizione è prepotentemente sbarcata negli
uffici dei parlamentari europei di varie nazioni, colpiti dalla indignazione
diffusa in Italia nei confronti di un collega che aveva insultato, un ministro.
Donna. Nera. 130mila firme che quindi non sono passate inosservate e hanno
spinto alcuni gruppi parlamentari a partire dal 'Groupe de l'Alliance
progressiste des Socialistes & Démocrate' a chiedere un incontro con
noi, i promotori della petizione. Questo è stato possibile solo grazie alla tua
firma. Per questa ragione martedì 21 maggio saremo a Strasburgo ad incontrare
parlamentari europei di varie nazioni per consegnare loro le 130mila e chiedere
di dissociarsi pubblicamente dalle frasi pronunciate dal collega leghista
Borghezio.
E lo chiederemo – continua il promotore della petizione Stefano Corradino – anche al presidente del Parlamento europeo Martin
Schultz. Poi incontreremo i giornalisti esteri per presentare il risultato
della nostra petizione. Nostra, e cioè di tutti quelli che l'hanno firmata per
esprimere la propria indignazione. Le dimissioni di Borghezio magari non
arriveranno, perché il regolamento del Parlamento Europeo non le prevede, ma il
palese dissenso di tanti europarlamentari nei confronti del collega leghista
sarà per noi una sfolgorante vittoria!»
Io sono sempre più convinto che se l'Europa vuol ancora essere considerata il baluardo dei diritti, deve dare a livello istituzionale uno scatto di reni, per usare le tanto in voga metafore calcistiche care ai ministri pidiellini del governo Letta, che segni il limite del sopruso e dell'offesa e separi nettamente l'oscurantismo razzista e populista dall'Unione Europea dei diritti e non solo dall'Unione Europea della libera circolazione delle merci e dei denari.
20.05.2013
Vito Stano