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mercoledì 9 ottobre 2013

Piano paesaggistico: non si placano le critiche. A Cassano un incontro

Le piogge di questi giorni fanno emergere le crepe che il territorio durante le giornate soleggiate nasconde. Numerose sono le vittime della furia dell'acqua che corre sempre più impetuosa tra letti di fiumi invasi da costruzioni e vie dell'acqua non più praticabili a causa della scarsa o nulla manutenzione dei territori. Nel cinquantesimo anniversario della tragedia del Vajont, che contò quasi duemila vittime e diversi paesi distrutti, l'Italia non risolve la sua annosa problematica con la natura. Stretto tra le sue catene montuose, il Belpaese registra quasi ad ogni pioggia disagi alla vita quotidiana e risvegliandosi ogni volta come da un letargo si ritrova a fare i conti con la inettitudine dei decisori politici, i quali con sguardo miope non fanno altro che piangere lacrime di coccodrillo ad ogni occasione senza immaginare strategie o più semplicemente non ascoltando le voci della scienza. Intanto la tutela del territorio in quest'ultimo decennio è stata per molti amministratori la parola d'ordine ed ecco che contestualmente sono nate riserve naturali e parchi nazionali e regionali. La rete di vincoli che n'è scaturita ha sottratto inevitabilmente terreno all'espansione urbana e quindi una fetta considerevole di economia fondata sul mattone ha subito un contraccolpo inevitabile. Questa situazione si è andata a sommare all'immobilismo del mercato del mattone, diretta conseguenza della crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando ormai da cinque anni.  

Queste riflessioni si riversano come fosse acqua piovana all'interno della discussione sull'adozione del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale pugliese. Le critiche sono state numerose e il capogruppo Pdl in Consiglio regionale Ignazio Zullo se n'è fatto portavoce, pur lodando il faticoso lavoro che l'assessore Angela Barbanente sta portando a termine. La richiesta dell'opposizione politica, e di molti professionisti del settore edile, è di rivedere il Piano alla luce dei numerosi errori cartografici (questa è una delle critiche) e delle stringenti norme che dallo stesso Piano ne deriverebbero. Come il consigliere capogruppo Zullo ha ribadito appena due giorni fa in un incontro a Cassano delle Murge, «l'ambiente è un valore costituzionale, ma anche il lavoro è principio costituzionale, pertanto dobbiamo cercare un equilibrio tra le cose». È evidente nelle parole di Zullo il rifermento alla crisi che il settore delle costruzioni sta vivendo: ingegneri, architetti, geometri, imprenditori edili presenti in gran numero hanno lamentato la già intricata maglia di norme che stritola la libera intrapresa preoccupati di quello che il PPTR porterà nel prossimo futuro.

Alle critiche politiche e di settore risponde il Piano, sostenuto dall'idea di tutela del territorio che l'ha partorito. Diviso in tre aree, il Piano nella sua prima parte ricostruisce l'atlante paesaggistico pugliese, con una descrizione del territorio dettagliata, leggibile in schede d'ambito. La seconda parte è dedicata a spiegare lo scenario sostenibile prospettato dalla maggioranza politica regionale: dalla Rete ecologica, cioè la biodiversità regionale, al Patto Città-Campagna, che prevede una maggiore interazione tra agglomerati urbani e aree rurali, al Sistema infrastrutturale di mobilità dolce, come la ciclovia inaugurata appena qualche giorno fa sull'Alta Murgia. Infine la terza parte del Piano è dedicata al quadro normativo, necessario strumento per comprendere cosa effettivamente si può fare e fino a dove ci si può spingere. I promotori del PPTR pugliese intendono il Piano come uno strumento utile per marcare un approccio progettuale e di tutela del territorio, a differenza del vecchio PUTT (Piano urbanistico territoriale) che aveva invece un approccio vincolistico, ma non strategico.

La discussione com'è ovvio non si ferma, numerose sono le occasioni per confrontarsi e far emergere quelle osservazioni tanto attese dagli uffici regionali. Questa sera, nuovamente a Cassano delle Murge, paese d'origine e di residenza del capogruppo regionale del Pdl Ignazio Zullo, è in programma un incontro, organizzato dall'associazione 'Symposium', al quale sono stati invitati a dialogare il presidente del Parco dell'Alta Murgia Cesare Veronico, il sindaco di Acquaviva delle Fonti Davide Carlucci, il sindaco di Santeramo in Colle Michele D'Ambrosio, il consigliere provinciale Giuseppe Gentile (già sindaco di Cassano delle Murge) e il consigliere comunale di Cassano delle Murge Davide Del Re, collega di Gentile all'interno del Consiglio comunale cassanese tra i banchi delle opposizioni. La protagonista della serata sarà l'assessore regionale alla Tutela del Territorio e ispiratrice del PPTR Angela Barbanente. L'incontro si terrà presso l'auditorium del Liceo scientifico-classico di Cassano delle Murge.

09.10.2013
Vito Stano

giovedì 7 febbraio 2013

Consiglio comunale: approvato ampliamento della fondazione Maugeri

La fondazione Maugeri si amplierà. Il Consiglio comunale ha deciso a maggioranza. Il gruppo di minoranza Nuova Idea Domani, con l'intervento del consigliere Davide Del Re, ha dato battaglia chiedendo il ritiro del provvedimento per evidenti illegittimità dell'atto. In pratica Nid ha chiesto di aggiornare la seduta affinché il provvedimento fosse confezionato nel miglior modo possibile. La maggioranza non ha considerato la legge regionale n.44/2012 che prevede di effettuare la Valutazione d'Impatto Strategico (Vas), svista ammessa dall'ingegnere comunale e dalla stessa sindaco nell'intervista.


Dal canto suo la sindaco Maria Pia Di Medio ha lamentato la scorrettezza delle minoranze (in particolare del consigliere Davide Del Re), precisando che il provvedimento, che permetterà la costruzione di un nuovo complesso di 46mila metri quadrati, era fondamentale perché senza questa delibera di Consiglio l'iter di ampliamento della struttura non avrebbe potuto partire. Numerosi e concitati gli interventi dei consiglieri di Nid, oltre all'intervento di Del Re anche il consigliere Giuseppe Gentile ha rincarato la dose dichiarando che degli atti ben confezionati sono necessari «per salvare davvero i posti di lavoro». A proposito di posti di lavoro, è emerso durante la seduta consiliare che i sindacati confederali (Cgil, Cisl, Uil) hanno inviato all'incirca quindici giorni fa all'amministrazione comunale una richiesta per conoscere le intenzioni dell'ente; l'esito è stato che i sindacati non hanno ricevuto risposta.

06.02.2013
Vito Stano

martedì 29 gennaio 2013

Piano paesaggistico regionale al giro di boa: in attesa dell'approvazione


Parco Nazionale del Gargano - Foto Archivio Vito Stano 
«Tutelare e valorizzare, recuperare e riqualificare i paesaggi di Puglia; promuovere e realizzare uno sviluppo socio-economico auto-sostenibile e durevole e un uso consapevole del territorio regionale; superare i problemi di adeguatezza ed efficacia del Piano paesaggistico vigente». Questi sono i «perché» del nuovo Piano paesaggistico che la Regione Puglia, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha presentato in mattinata a Bari presso il Castello Svevo. Il Piano ha il pregio di considerare in un unico strumento di pianificazione l’intero territorio regionale: sono considerate anche le aree d’interesse geomorfologico (seppur regolamentate nello specifico dalla legge regionale n.33 del 2009). Per quanto riguarda le aree d’interesse geologico infatti nel Piano paesaggistico si parla quando viene considerata «l’idrogeomorfologia» del territorio con una carta redatta dall’Autorità di Bacino regionale.

Il paesaggio pugliese, se il Piano paesaggistico fosse approvato a Roma in sede ministeriale entro la fine della legislatura “tecnica”, potrà essere considerato un esempio di approccio al territorio e alla sua gestione, «perché – come ha dichiarato la dottoressa Anita Guarnieri della Direzione regionale del Mibac – non esisteva una metodologia, ne una prescrizione codificata, pertanto abbiamo inventato un metodo».

Quindi nel dettaglio le parti essenziali del Piano paesaggistico territoriale regionale sono: il quadro conoscitivo, costituito dall’atlante del patrimonio, dalle descrizioni analitiche e strutturali di sintesi, dalle interpretazioni identitarie e statutarie; il secondo gruppo di elementi essenziali è sintetizzato nel titolo il progetto di territorio, composto da uno scenario strategico, dagli obiettivi generali e specifici, dalle linee guida, dai progetti pilota e dalle schede di ambito, che abbracciano anche la prima parte. La terza parte è costituita dal sistema delle tutele, cioè beni e contesti paesaggistici, struttura idrogeomorfologica, struttura ecosistemica e ambientale, struttura antropica e storico-culturale.

Le differenze tra il vecchio Putt e il nuovo Pptr sono diverse e interessano il processo di formazione: nel Putt l’elaborazione era demandata ad un ristretto gruppo di tecnici, invece nel Pptr la terminologia cambia arricchendosi di termini quali «partecipazione, co-pianificazione, produzione sociale del Piano»; inoltre i processi di formazione si sono avvalsi di un gruppo di lavoro interdisciplinare. Per quanto riguarda le conoscenze di base il nuovo Piano paesaggistico territoriale regionale (Pptr) è stato realizzato su carte più adeguate, tra cui anche una idrogeomorfologica (realizzata dall’Autorità di Bacino) che rappresenta l’idrografia e la geomorfologia pugliese. Sia l’interpretazione dei valori sia le forme di tutela dal Putt al Pptr si discostano per l’approccio seguito: nel vecchio Piano il vincolo era il perno attorno al quale ruotava la gestione del territorio, invece nel Pptr sono state individuate, come valori fondanti, le identità territoriali e statutarie, che il Piano prevede, così come per il rapporto tra Regione e Comuni, questo è ispirato alla condivisione e alla tutela attiva. È interessante, a proposito delle identità del paesaggio, quanto il Pptr fa interpretando i caratteri significativi regionali e di ambito considerandoli quali risorse per lo sviluppo.

L’Atlante del patrimonio si struttura su due livelli: regionale e di ambito, utile per approfondire ognuno degli undici ambiti paesaggistici in cui il territorio regionale è articolato. Il primo livello descrittivo riguarda i dati base utilizzati a vario titolo per la costruzione del quadro conoscitivo (dati, testi, carte storiche, iconografiche, cartografie di base). Le descrizioni strutturali di sintesi invece sono descrizioni di secondo livello, la cui realizzazione ha richiesto un’interpretazione delle relazioni tra le singole componenti; a questo livello sono collocate anche le descrizioni che chiariscono come, nel lunghissimo periodo delle trasformazioni storiche, le diverse culture hanno interpretato diversamente le relazioni con la natura fisica per i luoghi contribuendo a definire i caratteri dei paesaggi della Puglia per come li conosciamo attualmente.

Gli undici ambiti individuati sono: Gargano, Subappennino, Tavoliere, Ofanto, Puglia centrale, Alta Murgia, Murgia dei trulli, Arco ionico tarantino, La piana di Brindisi, Tavoliere salentino, Salento delle serre. I fattori considerati per la definizione sono: morfologia, idrografia e litologia del territorio, che sono le dominanti ambientali e paesaggistiche; assieme ai fattori antropici, che sono le reti di città, le trame agrarie e gli insediamenti rurali; per individuare il perimetro degli ambiti sono stati considerati i confini amministrativi (comunali, provinciali, perimetrazione della aree naturalistiche protette). È stato più volte richiamato il carattere dinamico del Piano paesaggistico, che «consentirà – stando alla volontà dei soggetti promotori – la produzione sociale del paesaggio e l’attuazione e gestione degli obiettivi del Pptr in forme condivise e co-pianificate».

La gestione è il nodo cruciale attorno al quale il Piano, fortemente voluto dall’assessore regionale Angela Barbanente, ruoterà. L’ufficio che lo gestirà sarà l’Osservatorio regionale per la qualità del paesaggio e per i beni culturali. Questo, in coordinamento con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, favorirà lo scambio di conoscenze tra «saperi esperti e saperi contestuali», realizzerà attività di monitoraggio ed elaborazione di informazioni sullo stato e l’evoluzione del paesaggio al fine di aggiornare periodicamente il Piano stesso.

Quindi il Piano paesaggistico andrà a colmare un vuoto non solo legislativo, ma anche un ritardo culturale. In questi ultimi cinque-sei anni c’è stata una proliferazione sul territorio regionale di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili (eolico e fotovoltaico soprattutto) autorizzati su suoli agricoli con l’intento di favorire nuova occupazione, ai quali va sommata la strana «valorizzazione-cementificazione delle coste», come l’ha definita Laura Marchetti, assessore comunale a Gravina in Puglia e già sottosegretario presso il Ministero dell’Ambiente dell’ultimo governo Prodi. Gli esempi di cattiva gestione del territorio non mancano: per rimarcare il concetto è d’obbligo dire che a fronte del fregio di prima regione d’Italia nella classifica di produzione di energia da fonti rinnovabili è stato autorizzato dalla Regione Puglia e dagli enti locali competenti lo scempio del territorio (basti scendere verso il Salento o salire verso il Subappennino dauno) nel nome della green economy. Questa comportamento istituzionale ha indubbiamente creato aspettative e confusione, tanto che, a proposito di possibilità di sviluppo del settore delle rinnovabili, durante la presentazione del Piano, oltre ai tanti complimenti per il grande lavoro svolto dagli uffici della Regione Puglia (lavoro successivo e contestuale a quello politico e di indirizzo dell’assessore Barbanente) non sono mancate le critiche in ordine alle restrizioni che soltanto con questo Piano paesaggistico territoriale regionale saranno introdotte. La confusione legislativa e la miopia ideologica hanno permesso il sacrificio del territorio sull’altare dell’energia pulita. Oggi le istituzioni s’accorgono che questo non è stato un buon affare per il paesaggio.

29.01.2013
Vito Stano