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giovedì 20 febbraio 2014

Boscimani. Survival International denuncia: in Botswana apartheid come Sudafrica

Alcune delle pitture rupestri delle colline Tsodilo del Bostwana potrebbero avere 20.000 anni, o forse più, e sono opera degli antenati dei Boscimani contemporanei, che possono quindi affermare a pieno titolo di essere uno dei popoli più indigeni del mondo. Nonostante questo, il governo del Botswana non desiste dall’obiettivo di mettere fine all’esistenza degli ultimi cacciatori-raccoglitori del Kalahari. Alla minaccia posta dai diamanti, recentemente si è aggiunta anche quella del fracking. Il governo ha infatti deciso di aprire la Central Kalahari Game Reserve (CKGR) allo sfruttamento del gas attraverso questa tecnica controversa, che comporta enormi consumi di acqua e genera sottoprodotti chimici tossici. In quanto membro di Conservation International, il presidente Khama dovrebbe sapere bene che gli ambientalisti criticano aspramente il fracking. Eppure, ha scelto di ignorarlo, così come continua a ignorare la Corte suprema del suo paese, che nel 2006 ha chiuso il lungo processo giudiziario intentato dai Boscimani con una sentenza storica che riconosce loro il diritto di vivere e cacciare liberamente nella terra ancestrale. Da quando sono stati rinvenuti giacimenti di diamanti nella riserva, molti anni fa, i Boscimani hanno cominciato a essere perseguitati dalle autorità in modo sistematico e senza sosta. Sono stati sfrattati dalle loro case e costretti a vivere in squallidi campi di reinsediamento; sono stati privati dell’acqua,intimiditiarrestati e persino torturati con l’accusa di cacciare

Con un provvedimento che ricorda le Pass Laws dell’Apartheid sudafricano, oggi le autorità costringono i Boscimani anche a chiedere un permesso temporaneo per visitare le loro famiglie. Fermarsi nella CKGR oltre il limite comporta l’arresto. E l’avvocato britannico che li ha sempre difesi con successo, nel luglio scorso è stato bandito dal paese. Personaggi autorevoli parlano di pulizia etnica e di trattamento sub-umano, tra cui Michael Dingake, l’attivista dell’African National Congress sudafricano (ANC) imprigionato a Robben Island insieme a Nelson Mandela. Condanne sono venute, tra gli altri, anche dal Relatore Speciale ONU e dalla Commissione Africana dei Diritti Umani e dei Popoli. 

Ma se da un lato il governo fa tutto quello che può per portare questo popolo sull’orlo dell’estinzione, dall’altro non esita a sfruttarlo come attrazione turisticaSui depliant appaiono immagini patinate e costruite di Boscimani nell’atto di praticare la caccia e altre attività tradizionali che, di fatto, gli sono proibite. Impedire ai Boscimani di cacciare, così come hanno sempre fatto per millenni in perfetto equilibrio con la fauna e la flora del Botswana, significa togliergli letteralmente la possibilità di sopravvivere. 

«I Boscimani meritano di essere trattati con dignità e rispetto» ha dichiarato Francesca Casella, direttrice di Survival Italia, rivolgendosi ai sostenitori. «Dopo anni di sofferenze e vessazioni, è tempo di giustizia. Non possiamo permettere che la crudele politica di Khama cancelli un’umanità che è parte irrinunciabile del nostro futuro. E poiché l’informazione e la pressione dell’opinione pubblica sono gli unici strumenti che abbiamo per fermarlo, allora, per favore, aiutateci a far giungere la protesta lontano, fino a lui e in tutto il mondo». Survival ha quindi invitato tutti a scendere in campo «perché – continua Francesca Casella – se i Boscimani saranno costretti a lasciare per sempre la loro terra, di loro non resterà più traccia». Tra le varie iniziative prese da Survival c'è anche una campagna pubblicitaria destinata alla stampa. 

(fonte Survival International)  

venerdì 14 febbraio 2014

Survival alla Bit di Milano per chiedere il boicottaggio del turismo in Botswana

Il Boscimane Mogolodi Moeti è la vittima più recente delle
persecuzioni del governo del Botswana nei confronti dei Boscimani.
È stato trascinato fuori dalla sua casa ed è stato picchiato dalla
 polizia paramilitare per 'dissuadere altri a tornare nella CKGR'.

© Survival
I sostenitori di Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, hanno chiesto ieri ai visitatori del Bit, la Borsa Internazionale del Turismo che si tiene a Milano, di boicottare il turismo in Botswana. Le autorità del paese, infatti, continuano a perseguitare gli ultimi cacciatori Boscimani dell’Africa. I manifestanti hanno distribuito volantini alle migliaia di professionisti del turismo per sollecitarli a non recarsi nè proporre viaggi in Botswana fino a quando non sarà rispettato il diritto dei Boscimani a vivere liberamente nel proprio territorio ancestrale, nella Central Kalahari Game Reserve (CKGR). Per tutta la durata della fiera, il Botswana promuoverà il turismo, la sua seconda industria per importanza. Mentre utilizza immagini patinate dei Boscimani per pubblicizzare i viaggi nel paese, però, il governo vuole sfrattare la tribù dalla sua terra proibendogli, illegalmente, di cacciare e imponendo a molti di loro di richiedere permessi per visitare le famiglie secondo modalità che ricordano le terribili Pass Laws del Sud Africa dell’apartheid. Mogolodi Moeti, la vittima più recente di questi abusi, è stato minacciato e picchiato dalla polizia paramilitare del paese (SSG) solo perché sospettato di essere in possesso di carne di selvaggina.

«Mentre (le SSG, ndr) mi aggredivano, mi hanno detto che persino il Presidente era a conoscenza di quello che stava accadendo, che mi stavano picchiando» ha raccontato Moeti al giornale botswano Sunday Standard. «Mi hanno detto che se anche mi avessero ucciso, non sarebbero stati incriminati perché stavano eseguendo un ordine del governo».

Survival ha lanciato il boicottaggio del turismo in Botswana nel settembre 2013, e da allora oltre 7.000 persone si sono impegnate a non visitare il paese fino a quando ai Boscimani non sarà permesso vivere liberamente nella loro terra. Al boicottaggio si sono unite anche tre compagnie di viaggio. Quella al BIT non è la prima azione di protesta in difesa dei Boscimani: negli scorsi mesi i sostenitori di Survival hanno manifestato anche alla Fiera Mondiale del Turismo e all’Adventure Travel Show di Londra, e al Fitur, la Fiera del Turismo di Madrid. Il trattamento che il Botswana riserva ai Boscimani è stato ampiamente condannato, tra gli altri, anche dal Relatore Speciale alle Nazioni Unite sui Popoli Indigeni, dalla Commissione Africana per i Diritti Umani dei Popoli e dal Consiglio per i Diritti Umani di Inghilterra e Galles.

«Il Botswana continua a promuovere tour di lusso nella CKGR utilizzando l’immagine esotica dei Boscimani vestiti di pelli e promettendo di dare ai turisti l’opportunità di ‘sperimentare lo stile di vita tradizionale dei cacciatori-raccoglitori del Kalahari’. Ma la realtà è ben diversa: per costringerli ad andarsene dalla loro terra, gli ultimi cacciatori Boscimani vengono ridotti alla fame, torturati, picchiati e minacciati» ha dichiarato oggi Stephen Corry, Direttore generale di Survival International. «Il governo sta facendo tutto quanto in suo potere per cancellare proprio quello stile di vita che utilizza per pubblicizzare i viaggi esclusivi nel paese. Evidentemente, il permesso di dormire nelle capanne di paglia viene concesso solo a quei Boscimani che aumentano i profitti degli investimenti che il Presidente Khama ha fatto nell’industria turistica».


Nota ai redattori:
- Il celebre giornalista della BBC John Simpson ha definito pulizia etnica la persecuzione di cui sono vittima i Boscimani. Di recente, inoltre, l’attivista dell’African National Congress sudafricano (ANC) ed ex prigioniero di Robben Island, Michael Dingake, ha definito sub-umano il trattamento riservato alla tribù.
- Leggi l’intervista al Direttore generale di Survival, Stephen Corry, sulla campagna in difesa dei Boscimani.
Scarica il volantino distribuito ai professionisti del turismo presenti alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano.
Leggi la lettera consegnata ai tour operator presenti al Bit.
Scarica alcune prime immagini del volantinaggio.

venerdì 27 settembre 2013

Survival International: boicottate il Botswana che perseguita i Boscimani

I Boscimani chiedono solo di essere lasciati in pace nella
Central Kalahari Game Reserve. © Survival InternationalTuristi
Oggi, in occasione della Giornata mondiale del Turismo, Survival International lancerà il boicottaggio del turismo in Botswana. Mentre la Central Kalahari Game Reserve (CKGR) viene pubblicizzata come destinazione turistica, infatti, il paese persevera nell’intento di sfrattare i Boscimani dalla riserva, che è la loro terra ancestrale. Survival ha scritto a decine di tour operator in Africa, Europa, Asia e Stati Uniti sollecitandoli a sospendere i loro viaggi in Botswana a causa del vergognoso trattamento riservato agli ultimi cacciatori Boscimani dell’Africa. L’organizzazione lancerà anche una nuova campagna pubblicitaria sulle riviste turistiche di tutto il mondo.

Survival chiederà inoltre a più di centomila sostenitori di unirsi al boicottaggio e di inviare al Ministro del Turismo del paese una lettera con scritto ‘Non verrò in Botswana’ fino a quando non saranno cessate le persecuzioni nei confronti dei Boscimani.

Il sito ufficiale del turismo in Botswana descrive il viaggio nella CKGR come «un’esperienza di viaggio in una natura davvero inviolata», e mostra l’immagine idilliaca di alcuni Boscimani nei loro abiti tradizionali. Non c’è da stupirsi che non sia fatto alcun cenno ai tentativi del governo di espellerli dalla loro terra nel nome della conservazione. Ian Khama, Presidente del Botswana, è un membro del Consiglio dell’organizzazione americana Conservation International ed è membro onorario dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN). I Boscimani subiscono le persecuzioni del governo da decenni, e sono stati cacciati dalla CKGR in tre diverse ondate di sfratti nel 1997, nel 2002 e nel 2005. Ma, nel 2006, una storica sentenza ha riconfermato il loro diritto a vivere e a cacciare nella riserva.

Nonostante la vittoria giudiziaria, il governo del Botswana continua a violare la sentenza della Corte Suprema imponendo ai Boscimani di richiedere un permesso per entrare nella terra ancestrale e rifiutandosi di rilasciare loro i permessi di caccia. Diversi Boscimani sono stati arrestati e maltrattati per aver cacciato (la caccia è un’attività essenziale per il loro sostentamento), e recentemente il governo ha vietato l’ingresso nel paese all’avvocato storico dei Boscimani, che avrebbe dovuto rappresentare ancora i suoi clienti in tribunale. Inoltre, il paese sta cercando di reprimere le voci critiche nei media: ultimamente ha ritirato una pubblicità dalla rivista britannica Geographical dopo che questa aveva pubblicato un articolo che criticava il modo in cui il Botswana tratta i Boscimani.

«Per i sostenitori dei Boscimani è davvero irritante sapere che il presidente del Botswana viene elogiato dall’industria del turismo quando il trattamento che riserva alla tribù è stato definito in sede giudiziaria illegale, disumano e degradante» ha dichiarato oggi Stephen Corry, Direttore generale di Survival International. «La campagna crudele e vendicativa di Khama sta spingendo gli ultimi cacciatori Boscimani ai limiti della sopravvivenza. Qual è il nostro messaggio ai viaggiatori responsabili? Fino a quando questi terribili abusi non saranno cessati, andate in vacanza altrove!».

Nota agli editori
Leggi la lettera che Survival ha inviato alle agenzie turistiche sollecitandole a sospendere i loro viaggi in Botswana. Scaricala in italiano (PDF, 303 KB) oppure in inglese (PDF, 450 BK).
Per leggere la storia online: http://www.survival.it/notizie/9591.


(fonte Survival International) 

sabato 14 settembre 2013

Botswana: la Corte Suprema nega l'ingresso all'avvocato dei Boscimani

I Boscimani giurano che continueranno a lottare per i loro
diritti territoriali nonostante gli ostacoli legali.
Foto Survival International 
Accesso negato! Segnerà la fine dei cacciatori Boscimani?La Corte Suprema del Botswana ha respinto l’ultima richiesta dei Boscimani del Kalahari di avere libero accesso alla terra ancestrale. Ora si teme che questa decisione possa segnare la fine degli ultimi cacciatori Boscimani.
I Boscimani della Central Kalahari Game Reserve (CKGR) erano ricorsi al tribunale per contestare una pratica del governo che gli impone di richiedere un permesso per entrare nella riserva nonostante una storica sentenza della Corte Suprema del 2006, che garantiva a tutti loro il libero accesso.
Il permesso d’ingresso dura un mese e viene rilasciato solo ai Boscimani che hanno parenti all’interno della riserva: una decisione che ha il chiaro obiettivo di ridurre gradualmente il numero di coloro che possono restare nella propria terra. I Boscimani vivono nella paura costante della scadenza del permesso, tra le violenze perpetrate dalla polizia paramilitare e dai guardaparchi. Il governo è riuscito a far chiudere il caso appellandosi a un vizio di forma e affermando che nessuno dei richiedenti risiedeva nella CKGR durante gli sfratti del 2002. Il giudice ha stabilito che i Boscimani richiedenti dovranno quindi tornare in tribunale per provare il fatto. Quest’ultimo caso giudiziario è stato costellato di problemi. Poco prima dell’udienza, infatti, le autorità hanno arbitrariamente tolto all’avvocato dei Boscimani Gordon Bennet il permesso di entrare nel paese per rappresentarli in tribunale.
«La decisione della Corte Suprema non tiene conto di quanto i Boscimani amano la loro terra. Al contrario, fornisce un quadro ben chiaro del governo del Botswana e dell’oppressione che usa», ha dichiarato il Boscimane Jumanda Gakelebone a Survival International. «Non ci sorprende, e non è la prima volta. Lotteremo per i nostri diritti fino a quando non otterremo quello che vogliamo». Di recente, diversi Boscimani sono anche stati arrestati e torturati per aver cacciato. La caccia è un’attività fondamentale per la loro sopravvivenza nella CKGR.
Survival International ha condannato le manovre messe in atto dal governo del Botswana per impedire ai Boscimani di cacciare ed entrare liberamente nella terra ancestale, distruggendo il loro stile di vita. Per questo Survival riprenderà e intensificherà la sua campagna per difendere il diritto dei Boscimani di vivere in pace nella loro casa.
«La Corte Suprema ha assestato un duro colpo ai Boscimani, ma la lotta per la terra non si fermerà qui» ha dichiarato oggi il Direttore generale di Survival International, Stephen Corry. «Survival continuerà fino a quando i diritti della tribù non saranno stati ristabiliti: stiamo lavorando per rimettere in moto un’altra grande campagna internazionale».
Nota ai redattori:

- I Boscimani del Botswana sono gli ultimi Boscimani cacciatori sopravvissuti nell’Africa meridionale. Tra il 1997 e il 2002 il governo li ha sfrattati con la forza dalla Central Kalahari Game Reserve (CKGR ), loro terra ancestrale. Nel 2006, con una sentenza storica, la Corte Suprema del Botswana confermò il diritto dei Boscimani a ritornare a casa, definendo gli sfratti “illegittimi e incostituzionali”. Ma oggi il governo sostiene che il libero accesso allaCKGR è riconosciuto solo alle 189 persone registrate formalmente nel processo, e ai loro figli fino all’età di 16 anni. All’inizio del processo, tuttavia, il governo riconobbe che la sentenza sarebbe stata applicata a tutti i 700 Boscimani sfrattati. 


Per leggere la storia online: http://www.survival.it/notizie/9554

(fonte Survival International)

mercoledì 4 settembre 2013

Bostwana rapporto svela progetti di sfratto dei Boscimani dalle loro terre

Il rapporto spiega come sfrattare i Boscimani che resistono al 
trasferimento da Ranyane, ad esempio sigillando il loro pozzo. 
© Survival International 
Survival International è entrata in possesso di un progetto dettagliato per il trasferimento forzato dei Boscimani di Ranyane. Il piano è stato elaborato dall’autorità locale a dispetto di una recente sentenza della Corte Suprema che ne vieta lo sfratto. Di fronte alla minaccia di sfratto, tempo fa la comunità di Ranyane aveva fatto appello al tribunale con l’aiuto dell’avvocato britannico Gordon Bennett. La sentenza della Corte è arrivata nel giugno scorso, e ha fermato i tentativi del governo di sfrattare i Boscimani dalle loro terre e di distruggerne le abitazioni.

Nonostante gli ordini del tribale e le rassicurazioni del governo centrale, il nuovo rapporto – intitolato 'Ranyane trasferimento fase II' – ha svelato e ha descritto i piani elaborati dal Consiglio distrettuale di Ghanzi per il trasferimento dei Boscimani il 12 agosto 2013 a un costo di quasi 900.000 dollari USA, e lo sfratto di 'coloro che resistono'. Tra le modalità di sfratto descritte ci sono la sospensione delle razioni di cibo basilari, delle pensioni e dei servizi sanitari; il taglio dei rifornimenti idrici e la distruzione delle strutture sanitarie.
Gli attuali progetti di sfratto dei Boscimani di Ranyane presentano sorprendenti somiglianze con gli sfratti brutali dei Boscimani dalla Central Kalahari Game Reserve avvenuti tra il 1997 e il 2002, quando a centinaia furono costretti con la forza a lasciare la loro terra ancestrale e il loro pozzo dell’acqua fu sigillato. Gli sfratti furono in seguito giudicati 'illegali e incostituzionali' dalla Corte Suprema del Botswana con una sentenza storica emessa nel 2006.
Come in questo caso, a rappresentare i Boscimani era stato anche allora l’avvocato Gordon Bennett, a cui, dopo la sentenza di Ranyane, le autorità del Botswana hanno scandalosamente impedito di rientrare nel paese per assistere le comunità boscimani della Central Kalahari Game Reserve ad un nuovo processo.
Il governo centrale si è dissociato dai progetti elaborati dal Consiglio di Ghanzi e ha dichiarato che «… in nessun caso, il Consiglio o chiunque altro dovranno essere coinvolti in qualsiasi atto che possa ragionevolmente essere ritenuto come un tentativo di trasferire forzatamente quei residenti che vogliono rimanere».
«Con un apparente dietrofront» ha commentato oggi Stephen Corry, Direttore Generale di Survival International, «il governo centrale ha affermato che i residenti di Ranyane non devono essere sfrattati con la forza. Il mondo resterà quindi a guardare per garantire che mantenga la parola. Se i funzionari locali ignorano ostinatamente le sentenze della Corte Suprema, i cittadini del Botswana dovrebbero chiedersi cosa significhino democrazia, legge e ordine nel loro paese… Quand’è che il regime del Botswana porrà fine a questa implacabile e crudele persecuzione? La giustizia è ancora troppo lontana».

Note agli editori:

(Survival International)